E dopo la chiusura delle liste ufficiali, primi sussurri…e grida

Chiuse le urne, alle 23 di domenica 25 settembre (a meno che in extremis venga accolto l’appello di alcuni partiti di far votare anche lunedì 26), sarà quasi immediatamente chiaro a tutti che la tanto conclamata riforma elettorale, con la drastica riduzione del numero dei parlamentari, condurrà a un Senato e ad una Camera formati da esponenti scelti quasi esclusivamente dalle segreterie nazionali dei partiti.

Tutto ciò perché, riducendo drasticamente il numero dei parlamentari, e avendo contestualmente eliminato anche il meccanismo delle preferenze, le segreterie dei maggiori partiti (per non dire di quasi tutti) hanno incominciato a collocare in alto, sia alla Camera sia al Senato, nelle liste del plurinominale, nomi di rilievo che dovevano per forza paracadutare in collegi ritenuti sicuri o quanto meno forti, infischiandosene totalmente della tanto auspicata rappresentatività territoriale. E naturalmente così è stato a proposito dell’Uninominale.

Il “caso” di Azione-Italia Viva del Collegio senatoriale plurinominale del Piemonte 2 è paradigmatico. Accade dunque che, inizialmente, al primo posto dovesse essere indicata una donna, una parlamentare uscente, e che, vista la regola dell’alternanza uomo-donna (o donna-uomo) che si deve rispettare nella composizione delle liste, il secondo posto sarebbe stato assegnato ad un autorevolissimo e indubbio esponente della mitica rappresentatività territoriale: l’ex sindaco di Biella, ex vice presidente della Regione nonché parlamentare ed europarlamentare prima in Scelta Civica con Monti e poi con il Pd, Gianluca Susta, ma soprattutto, nella fattispecie, fondatore e segretario regionale di “Azione” in Piemonte. Ma ecco che, proprio sul filo di lana, si decide di collocare al primo posto Ivan Scalfarotto che sarà pure una degnissima persona e un politico brillante e autorevole, ma anche che, essendo pescarese, non ha nulla che fare con il nostro territorio. E, visto il meccanismo dell’alternanza, al secondo posto viene a questo punto collocata una donna (Cristina Peddis), con il risultato che Susta, terzo in graduatoria, saluta e se ne va.

La stessa cosa, ma qui un po’ più programmata, se vogliamo, è accaduta nel Pd, dove non ha trovato spazio neppure il segretario regionale del partito Paolo Furia, che nell’annunciare il suo mancato inserimento in posizioni ipoteticamente eleggibili (a vantaggio di altri nomi indicati a livello nazionale), ha scritto esplicitamente quello che noi sosteniamo da sempre: “Purtroppo non sarò candidato nelle liste del Pd. Questo principalmente a causa del taglio dei parlamentari, che ha ridotto oggettivamente gli spazi di rappresentanza senza produrre alcun miglioramento nel funzionamento della democrazia».

Sia Susta sia Furia hanno fatto, almeno pubblicamente, buon viso a cattivo gioco, mentre chi, per usare un eufemismo, non l’ha presa proprio bene, è stato il commissario e numero uno della Lega, il valsesiano Paolo Tiramani: l’ex sindaco di Borgosesia, che era stato addirittura esponente della commissione di vigilanza in Rai, incarico di assoluto prestigio, non è stato ricandidato per la riconferma in Parlamento dal suo partito. 

Su questa mancata conferma, le cose da dire sono tante. A partire dall’annuncio dato dallo stesso Tiramani, su Facebook, della sua esclusione automatica perché, secondo quanto gli è stato comunicato dal suo vice commissario regionale, l’unico posto disponibile per lui, il terzo nel Senato per il Piemonte 2, non poteva essere considerato perché i candidati a Palazzo Madama devono avere 40 anni, e lui ne ha 37.

Il “caso” politico, su queste dichiarazioni (a parte il fatto che per un deputato uscente poteva benissimo essere trovata una soluzione percorribile che non fosse quella per il Senato), è scoppiato subito dopo quando, in un documento pubblico, l’ex presidente della Provincia ed ex sindaco di Varallo Eraldo Botta (che aveva preso il posto in lista ipoteticamente prescelto per Tiramani) è uscito allo scoperto attaccando il collega di partito: “Il problema non era l’età, ma il fatto che tu abbia tentato di lasciare la Lega per ottenere posti di rilievo in altri partiti”.

E’ mai possibile che un amico (a questo punto decisamente ex amico) dell’unico parlamentare vercellese sia stato così duro e incauto da rilasciare dichiarazioni pubbliche come questa, senza avere le spalle ben protette da altri ex amici (a questo punto parleremmo di nemici) all’interno della Lega?

Da tempo si sa che non corrono buoni rapporti di vicinato tra Tiramani e la potentissima Lega novarese guidata dal duo Canelli-Giordano; e pure si vociferava di rapporti non troppo idilliaci con lo stesso segretario “nazionale” del Piemonte (che per noi sarebbe regionale) Molinari. Si aggiunga che da sempre una parte non irrilevante dei leghisti vercellesi (soprattutto quelli della prima ora) non hanno mai fatto mistero di tollerare – e non oltre – il valsesiano Tiramani, eccezion fatta, tra gli altri, per la leale e fedele Margherita Candeli, e si capirà perché l’ex sindaco di Borgosesia ha dovuto ingurgitare questa cicuta.

Dicevamo che non l’ha presa benissimo e aggiungiamo che lo stesso sindaco Corsaro deve tantissimo (anche per i rapporti diretti tra Tiramani e Salvini, tre anni fa molto stretti) al parlamentare valsesiano per la sua riconferma a sindaco. Non sono un segreto i post su Facebook quando Tiramani, con il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo e con lo stratega di tante operazioni politiche del centrodestra Alberto Cortopassi (allora ancora in Forza Italia, oggi in Fdi) annunciavano, brindando, la riconferma della candidatura di Corsaro al terzo mandato di primo cittadino.

Resisterà l’asse Tiramani (allora segmento trainante)-Pozzolo-Corsaro a questa clamorosa esclusione dalla tornata elettorale dell’unico parlamentare della nostra provincia, che sa tanto bocciatura politica? Si chiarirà nei prossimi giorni, anche in vista, ovviamente dei risultati elettorali.

Risultati che, secondo le previsioni, dovrebbero arridere ad Emanuele Pozzolo, numero uno in provincia di Fratelli d’Italia, e assessore al Decoro urbano e alle Politiche giovanili del Comune. Personaggio, indubbiamente, controverso che però, rispetto ad altri, che hanno incominciato a sgomitare negli ultimi mesi in chiave candidatura alla Camera o al Senato, non ha avuto bisogno di sgomitare. Perché lui con la Meloni c’è da tempo: organizzò pure una lista nelle elezioni del 2014, ma non andò bene. Allora però Fdi era un cespuglietto insignificante, oggi è una quercia.

Alcune sue recenti prese di posizione sui vaccini e sul green pass hanno fato insorgere il centrosinistra che ne ha chiesto conto pubblicamente al sindaco; tuttavia questa posizione potrebbe persino tornargli utile nelle prossime elezioni, anche se, ripetiamo: non si barrerà alcuna preferenza, conteranno i voti di lista, e lui è al terzo posto nel Collegio Novara-Biella-Vercelli-Vco della Camera dietro al coordinatore regionale di FdI Fabrizio Comba e alla parlamentare uscente Monica Ciaburro. Sono in molti a pronosticare (Cortopassi ad esempio ne è convinto) che Pozzolo potrebbe farcela e prendere lui il posto di Tiramani in Parlamento.

Per tornare al discorso dei “big” che anche il centrodestra catapulta in Piemonte, troviamo Berlusconi al primo posto nel plurinominale per il Senato nel Piemonte 2, seguito dalla fedelissima Licia Ronzulli; la Lega schiera un altro pezzo da novanta come Massimo Garavaglia e Fratelli d’italia un big qual è Lucio Malan.

Personaggi molto conosciuti al primo posto sempre nel plurinominale del Piemonte 2 anche da parte del centrosinistra: Enrico Borghi per il Pd, Giobbe Covatta per Allenza Verdi-Sinistra e Marco Taradash per + Europa. Anche il Movimento 5 Stelle, le cui candidature sono pur passate al vaglio delle “parlamentarie”, hanno collocato l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino al primo posto del plurinominale nei collegi Piemonte 1 e Piemonte 2 e due parlamentari uscenti, Ettore Licheri e Susy Matrisciano nel plurinominale Piemonte 2 per il Senato. Uno varrà pure uno, ma non si sa mai.

EDM

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4 Commenti

  1. Il tourbillon che interessa le candidature di tutti i partiti è interessante ed inusuale.
    Sembra che la riduzione del numero dei parlamentari e l’addio, confermato, alle “preferenze”, abbinati allo strapotere delle segreterie (intente a mettere i propri pupilli ai primi posti, nei collegi sicuri) abbia fatto sì che moltissimi parlamentari saranno eletti lontano dalla propria terra di origine.
    Uno degli scopi è raggiunto: allontanare sempre più il popolo dalle Istituzioni.

  2. al,voto voto,,vota la trippatotò,,,dc,,mi chiedo,mi chiedono i miei,,atc e insetti atc via testi,stalag 44,,vc o,wc,via prati,9,,230,,inquilino o,,con abusivi,,de ppiuuù,,ma un assessore es pozzolo,o,altri un vicesindaco,se e candidato,,,ok,camera senato,può,,tenere il,posto,in giunta corsaro,wc ovvio che nè,noo,è,in quanto,rispetto a me on ,pensionato,,al minimo, e disocupato,parte da 7 vantaggi potere economico politico,di immagine etc che io,non ho,e io,non ho,una candidatura sono prt,,a vicemin sottosegretariato,,sono,laicos in cnel,aran,,prefettura utg a titolo,gratuito,mi abbasta a voi,kiari oscuri,,,,o,grigi,,si no,,podemos può,,non può,,ok,

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