Evacuazione alla LivaNova di Saluggia: ma era solo un’esercitazione

 

Saluggia – Venerdì pomeriggio all’insaputa di buona parte della popolazione, ma ovviamente non dei dipendenti che erano stati preavvisati, si è svolta un’esercitazione di evacuazione generale di tutto il comprensorio LivaNova, l’ex Sorin Biomedica che ha assunto questo nuova nome dopo essersi fusa con la statunitense Cyberonics, costituendo un colosso nel settore biomedicale per il trattamento delle malattie cardiovascolari e renali.

La sirena è suonata alle 16,30 e tutti i dipendenti hanno abbandonato i posti d lavoro, seguendo le indicazioni fornite dal personale addetto alle gestione dell’evacuazione. Per evitare problemi di congestione del traffico, previo accordo con le forze dell’ordine, sono intervenuti anche i carabinieri che hanno indirizzato opportunamente le vetture dei dipendenti, ma anche del personale esterno e pure dei corrieri verso Saluggia oppure verso Crescentino, a seconda dell’uscita prescelta (quella principale oppure quella lungo il canale Cavour). I dipendenti che non avevano l’auto hanno lasciato il comprensorio utilizzando i pullman che li aspettavano all’ingresso dello stabilimento.

Ovviamente, questa operazione non poteva non attirare l’attenzione di chi non sapeva dell’esercitazione programmata. L’attenzione, ma anche la preoccupazione. Da tempo quello che una volta veniva chiamato “Compartimento tecnologico” è al centro appunto dell’attenzione e della preoccupazione dei cittadini di Saluggia e dei paesi vicini. Perché in esso, oltre al comparto biomedico ci sono anche e soprattutto i depositi provvisori dei rifiuti radioattivi liquidi ottenuti con il riprocessamento del combustibile nucleare trattato per anni dall’impianto Eurex.

Si tratta di 270 metri cubi di rifiuti di cui 125 ad altissima pericolosità. Il che, visto quanto è stato sperimentato venerdì, pome la domanda se esistano piani di evacuazione (con relative esercitazioni) per eventuali incidenti nucleari in area Eurex con i suoi depositi. Preoccupato per quanto sarebbe potuto avvenire durante l’alluvione della Dora Baltea nel 2000, il premio Nobel Carlo Rubbia aveva scritto una lettera, l’anno successivo, all’allora ministro dell’Industria Enrico Letta paventando scenari apocalittici nel caso in cui le scorie liquide radioattive avessero raggiunto l’Adriatico appunto attraverso la Dora.

Da allora Sogin, la società che si occupa del nucleare nel nostro Paese, ha cercato di intervenire proteggendo meglio le scorie liquide dall’acqua della Dora, e procedendo a due soluzioni “interne”: la cementificazione delle scorie  liquide attraverso un impianto che si chiama Cemex dal costo di 98 milioni di euro, e la realizzazione di un maxi deposito provvisorio per contenerle in sicurezza. Ma Cemex è per ora tramontato perché il Consorzio Saipem, controllato da Cassa depositi e prestiti, che doveva realizzare l’impianto su mandato di Sogin, è stato poi ritenuto “manifestamente incapace” da Sogin stessa e, con la rescissione del contrato, è nato un maxi contenzioso con cifre milionarie.

Per quanto il deposito chiamato D2, è a sua volta costato un’enormità, ma la sua nascita viene ritenuta assurda da tutti coloro che fanno notare che entro il 2024/25 dovrebbe finalmente sorgere il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, e che quindi sarebbe folle a spendere cifre iperboliche per un deposito provvisorio, visto che arriverà quello definitivo.

Ma osservando la questione da un’altra prospettiva, c’è anche chi fa notare che tutti i governi che si sono succeduti dal 2000 in poi (eccezion fatta o per il governo Berlusconi che tentò, seppure alla fine maldestramente, di indicare Scanzano) non hanno mai portato a termine la missione di individuare il deposito nazionale e che quindi il timore è che i depositi saluggesi finiscano col diventare quelli definitivi.

Si chiama Cnapi la chance che hanno i saluggesi di vedere scongiurata questa iattura. E’ un acronimo che sta per Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare i rifiuti radioattivi. E’ una Carta che nessun governo ha avuto il coraggio di varare tanto meno e di adottare. Ora la invoca ad alta voce il senatore del M5S Gianni Girotto, presidente della Commissione Industria e commercio del Senato, il quale ha dichiarato che la mancata risoluzione del problema delle scorie nucleari nel nostro Paese è “un’enorme patata bollente ereditata dall’attuale governo a causa del lassismo dei governi del passato”. Come dargli torto, se è vero che anche una persona seria come l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenfda, che pure aveva sollecitato la Cnapi, decise di soprassedere quando si profilarono le elezioni che si sono svolte il 4 marzo dello scorso anno.

Il problema è dunque enorme e tutti ci auguriamo che, come ha auspicato il senatore Girotto, la si finisca una volta per tutte con la strategia delle “meline” perché Saluggia non può più aspettare.

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