Il Duomo affollato per Torelli: quando la bontà d’animo nasce dall’intelligenza

L’ultimo saluto della sorella Paola

 

Vercelli – Questa mattina il Duomo di Vercelli si è affollato per dare l’addio ad un uomo buono e intelligente. Che era buono perché era intelligente. Ad un uomo di una correttezza esemplare, bravissimo (a detta dei colleghi) nella sua professione: quella di notaio. Uno stuolo di amici, di colleghi, s’è stretto intorno a mamma Marisa e a papà Pierluigi e alle sorelle Lucia e Paola per dire addio ad un cittadino esemplare: il notaio Giuseppe Torelli, ucciso dal male a 55 anni.

La delegazione della CRI e il labaro del Rotary Vercelli

E a testimoniare la prodigalità di quest’uomo nel sostenere le cause in credeva, la presenza, in divisa, dei volontari della Croce Rossa (accanto al labaro del suo Rotary, con il presidente Carlo Ricci e altri esponenti del club di servizio vercellese) e Anpas. Il presidente di quest’ultima associazione, Cesare Daneo, che era prima presidente della Misericordia, ha sottolineato che Torelli era stato il primo socio sostenitore dell’associazione di assistenza vercellese.

La delegazione dell’Anpas

Dopo le acconce parole di  monsignor Giuseppe Cavallone, il parroco del Duomo, alla fine della messa, il notaio Torelli è stato ricordato in modo esemplare, come gli sarebbe piaciuto (con tanto e affetto e assai poca retorica) dalla sorella Paola. Tra i punti più toccanti, quello dell’obiettivo che il fratello si era prefisso di raggiungere, centrandolo: arrivare al 2020. “Quella mattina – ha ricordato Paola Torelli – pur dopo una notte difficile (l’ultima notte della sua vita, ndr), Giuseppe si era svegliati contento, perché era riuscito a superare quel traguardo: aveva ricevuto tantissimi messaggi di auguri, e aveva risposto a tutti”.

Il saluto del presidente del Consiglio notarile interprovinciale Gian Vittorio Cafagno

Paola Torelli ha sottolineato il coraggio straordinario del fratello nel mantenere gli impregni che si era assunto, pur conscio della gravità del male che l’aveva colpito, al punto di andare a tenere una conferenza, con uno sforzo inaudito, semplicemente nel salire lo scalone, al Circolo ricreativo, lo scorso 14 dicembre, diciassette giorni prima della fine.

La sorella ha chiuso con parole di enorme affetto verso lo scomparso, rimarcando la sua pignoleria (requisito essenziale per un notaio): “In cielo -ha detto -ci sarà un Catasto da risistemare un po’, perché gli angioletti hanno bisogno di una nuvola su cui posarsi senza sorprese, e tu non tarderai a mettere le cose a posto”.

Sia Paola Torelli sia il presidente del Collegio notarile di Novara, Vercelli e Casale, Gian Vittorio Cafagno, hanno sottolineato il ruolo fondamentale svolto, sempre, ma soprattutto negli ultimi mesi, dalla “famiglia vercellese” del notaio: i suoi dipendenti e collaboratori dello studio di viale Garibaldi “che non l’hanno mai lasciato solo”. Cafagno ha quindi sottolineato l’”ironia, le risate, le punzecchiature”, arti in cui il notaio Torelli era un vero, impareggiabile maestro.

Da oggi, Giuseppe Torelli che aveva incominciato ad amare sempre più la sua città adottiva, Vercelli, riposa nel cimitero della sua Salsomaggiore. Nella bara, indossa il distintivo di quel Rotary Vercelli in cui era entrato, qualche anno fa trasferendosi da quello di Legnano, solo quando un altro notaio (purtroppo pure lui recentemente scomparso), Francesco Boggia, s’era trasferito in un’altra città. E anche quello era stato un ulteriore segno di stile.

In queste ore, tutti parlano appunto dello stile, dell’eleganza, della classe del notaio Torelli, sottolineando come non fossero solo esteriori. L’eleganza, lo stile, la classe, il notaio Giuseppe Torelli li aveva cuciti nell’animo fin dalla nascita, e non se li è mai tolti di dosso, neppure un giorno della sua non lunga ma indimenticabile esistenza.

edm

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