DIVERGENZE – Qualcuno paghi per la folle bolletta che ha ucciso la signora Caterina

Come scrisse un grande inviato a proposito dell’uccisione di Salvatore Giuliano, c’è per ora una sola certezza. Che Caterina Giovinazzo, 88 anni, è morta. Che l’abbia uccisa un cuore provato dall’errata bolletta dell’acqua da 15,339 euro (anziché i sessanta che avrebbe dovuto pagare come al solito) forse non si potrà mai dimostrare, ma è assai probabile che possa essere andata così, visto che la signora Caterina, già in precarie condizioni di salute, è stata ricoverata all’ospedale dopo la ferale, folle notizia dei 15 mila e rotti euro che avrebbe dovuto pagare per una lettura sbagliata e per la pesante intromissione della cosiddetta intelligenza artificiale.

E mentre si apprende che l’anziana donna ligure, nel momento stesso di entrare in ospedale (da dove non sarebbe più uscita) , veniva “scippata” – sì proprio “scippata”, ma a norma  di legge – dalla sua banca di quasi metà della cifra reclamata da Iren, penso che sia giunto il momento di dire basta. E di punire i responsabili.

Perché qualcuno, in un mondo civile, si sarebbe dovuto accorgere dell’abnormità di una bolletta dell’acqua da 15 mila euro, quando di norma ne paghi sessanta, e quindi bloccare l’invio del pagamento, in attesa di verifiche.  Qualcuno della banca avrebbe quindi potuto chiedere conto a Iren della stessa cosa prima di azzerare il conto corrente della signora Caterina.

Insomma, qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa e non l’ha fatto. E’ ora che il Paese (Meloni, Schlein, Conte, Salvini, Renzi, Calenda, etc.) si svegli e tolga alle glaciali macchine il compito di regolare i nostri destini, le nostre vite. Quanti sono gli italiani che si trovano i conti correnti pignorati e che non possono accedere ad informazioni per segnalare anche eventuali errori, perché devono parlare con dischi pre-registrati e non con altri essere umani?

Quante persone vengono azzoppate dalla burocrazia senza preavviso, e magari assolutamente a torto (vedi il caso di Caterina Giovinazzo) , per sentirsi rispondere ”Paghi, poi potrà fare ricorso”?. Nell’amministrazione pubblica sembra ancora vigere la regola della pandemia: puoi incontrare un impiegato, un funzionario, ma solo, col contagocce, su appuntamento; però se la famigerata A. I. ha già emesso il verdetto, la segnalazione è arrivata in banca e la banca, la “tua” banca, ha già eseguito il prelievo forzoso dal tuo conto corrente (tanto poi, eventualmente, puoi fare ricorso).

E’ ora di finirla. Noi cittadini di questo Paese vogliamo spiegare, far valere le nostre ragioni “prima” di fare la fine della signora Caterina. E tornando al suo caso, mentre è già in atto lo scaricabarile sulle responsabilità (se non penali, certo morali), pretendiamo che chi ha sbagliato paghi, ma sul serio, senza incertezze e sconti.

Enrico De Maria

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