DIVERGENZE – Calma, Vercelli, è solo pasticceria

Il più grande pasticcere italiano, forse d’Europa e probabilmente del mondo, è venuto a Vercelli, ha visto un paio di pasticcerie e sancito che la nostra città “non sa vendere il suo territorio”. E tutto perché i pur bravissimi colleghi che l’hanno accolto come un monarca in parusia non fanno dolci a base di riso.

Dunque, “percossa e attonita Vercelli al nunzio sta”. Mica muta, però. Perché le reazioni ci sono state. Esemplare quella di uno dei due pasticceri bacchettati perché non c’è traccia di riso nelle sue torte, nei suoi pasticcini, il titolare di “Follis” Paolo Bagliero: “Io vendo assai bene i ‘miei’ prodotti, tartufate e bicciolani, e mi basta così”. E pazienza se l’autostrada da Torino a Vercelli Ovest (o Est) non si intaserà di incontinenti golosoni in busca di biscotti di riso.

Tutto, secondo noi, va ricondotto al fatto in sé, senza metterci alla ricerca del Graal o della pietra filosofale e senza batterci il petto o qualcos’altro alla Tafazzi. Un volto notissimo della televisione è venuto nella nostra città e, la seconda volta, ha portato a termine – a pagamento, pensiamo, e su questo non abbiamo nulla da ridire – un pubblico show in cui ha espresso considerazioni anche intelligenti (abbiamo apprezzato tantissimo la sua lancia spezzata a favore del bistrattato olio di riso) sulla possibile, ulteriore valorizzazione del nostro prodotto per antonomasia.

Poi ha parlato tanto di sé stesso, delle sue mire verso un fatturato annuo di 32 milioni, del fatto che dorma un’ora e mezzo per notte, ritenendo sprecate, novello Macbeth, le ore dedicate al sonno. Insomma, assistendo al “cooking show” abbiamo avuto l’impressione che meriti tutto il successo che ha avuto ma anche che via Veneto fosse un po’ troppo stretta per il suo ego.

Detto ciò è un grande pasticcere che ha mosso qualche appunto alla sua categoria, spronandola ad essere sempre più autoctona quando va in laboratorio a creare. Ci saremmo assai più preoccupati se fosse venuto Riccardo Muti a criticare un concerto della Ducale o una finale del Concorso Viotti oppure il Sovrintendente degli Uffizi Eike Schmidt a disapprovare il recupero della Sala Araba al Museo Borgogna.

Detto questo, pur avendo qualche problema di glicemia, promettiamo di andare al più presto a prenotare una tartufata da “Follis” e a gustare i cioccolatini di Simone Saggia al “Bislakko”.

 

Enrico De Maria

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2 Commenti

  1. Io penso che quando
    “Il più grande pasticcere italiano,
    forse d’Europa e probabilmente del mondo”
    consiglia la torta a kilometrozero .. di riso
    a V E R C E L L I nel 2023
    NON DICE UNA BESTIALITA’ .. tutt’altro
    e se ci fosse antipatico ..
    dovremmo dire che ha detto LA cosa giusta!
    un’OVVIETA’ tanto più che viviamo
    nell’anno dei 15′, ecosotenibili, ecocompatibili
    e non ci propone di essere
    grillocompatibili con bistecche o torte sintetiche ..
    ..
    i nostri migliori artigiani del dolce
    non dovrebbero rizzare il pelo
    o pavoneggiarsi nei propri
    (pur se veri) trascorsi trionfali,
    inalberarsi,
    ma vergognarsi un po’!
    ..
    Probabilmente quando Iginio l’egocentrico va a mangiare in Liguria
    si lamenterebbe dovesse scoprire che non sanno cucinare il pesce
    e a Oropa suggerirebbe.
    da megalomane qual’è
    una gran novità ..
    una specie di inguardabile schifoso pastrocchio ..
    la polenta concia! ..
    (segue)
    ..
    (segue)
    bbbooonaaa!!!
    Ma loro l’hanno fatti quei manicaretti deliziosi ..
    in tal caso Igino tace, mangia e gode
    (come noi quando ci spostiamo in quei luoghi, e non solo .. ).
    ..
    Nel suo “credo” ..
    vorrebbe che gli credessimo
    per via dell’obiettivo dei 32M
    orgogliosamente dichiarato
    Ma evidentemetne non basta.
    Per convincere noi ci voglion le botte?
    ..
    Sbrighiamoci con la paste e le torte di riso
    .. prima che le facciano nel circondario di Vercelli.
    Che beffa sarebbe!

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