DIVERGENZE – “Bisogna saper perdere…” cantava Lucio Dalla

Quando l’Italia del calcio sbaglia un penalty decisivo (da Baggio a Jorginho), puntualmente tutti vanno a ripescare la nota strofa di De Gregori: “Nino, non aver paura di sbagliare un calcio di rigore…”. Meno si ricorre, in caso sconfitta elettorale mal digerita, ad una canzone di Dalla in voga negli Anni Settanta “Bisogna saper perdere…”.

L’ha fatto, con autocritica ed eleganza il segretario del Pd, Enrico Letta, che ha pagato il rifiuto di andare a braccetto con l’avvocato del popolo, ora trasformatosi in piazzista del reddito di cittadinanza. Letta ha perso, anche per questa scelta, e non ha cincischiato: “Andiamo a Congresso, e non mi ripresenterò”.

Ha saputo perdere con dignità. Cosa che invece non ha fatto Matteo Salvini. Sotto la sua illuminata guida, la Lega (a proposito, forse sarebbe il caso, se non di tornare a Lega Nord, almeno di togliere dal simbolo quel “Salvini premier” ora un po’ irridente) è riuscita nell’impresa che sembrava impossibile di perdere 5 milioni 940.697 voti rispetto alle Europee del 2019. Azzoppato per via giudiziaria (ricordiamo che è uscito del tutto scagionato) del suo consulente-principe Luca Morisi, che gli suggeriva i modi, i toni e soprattutto i temi della campagna elettorale, ci ha riprovato con il refrain degli sbarchi a Lampedusa, non accorgendosi che non gliene fregava più niente a nessuno. Ha così beccato una sberla epocale, ma continua a rimanere al suo posto, senza neppure un barlume di autocritica.

E poi c’è la sinistra, con i suoi aedi. Ad esempio, Michele Serra. Lo adoravo. Durante l’egemonia di Di Pietro – che secondo le numerosissime gazzette allieate era prossimo a resuscitare anche i morti – era l’unico che osava sbeffeggiarlo con il suo “Cuore”. E ci voleva coraggio, allora.

Ma ecco che ora, evidentemente colpito duro al plesso solare dal botto della Meloni, sbraca nella sua popolare rubrica L’Amaca, su Repubblica. In quella di oggi attacca ad alzo zero Carlo Calenda, scrivendo che ha spopolato solo “tra i giovani del bar del centro”. Osservazione un po’ supponente, tipica di certa sinistra che, quando va al tappeto, anziché ammettere la superiorità del pugile che ti sta di fronte, se la prende col ring scivoloso, col paradenti penzolante, col gong che suonava chioccio.

L’impressione è che, sedendosi al computer o alla macchina da scrivere, abbia alzato un po’ il gomito. Ovviamente non nei bar del centro, per giunta frequentati dai giovani (orrore!), ma in qualche più popolana osteria.

 

ENRICO DE MARIA

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2 Commenti

  1. Non posso che condividere in sostanza TUTTO quanto scritto .. salvo dover segnalare una gravissima caduta di stile .. che si sia trattato un occhiolino alla Meloni? .. con-cedere ad una nota di “italianità”?? .. Come si può citare Lucio Dalla quando .. ammettiamolo una buona volta .. tutti (e quindi compreso EDM) “noi-giovani” ricordiamo molto meglio la versione (con difetto di pronuncia) dei Rokes ??? (1)
    ..
    Rokes – Bisogna saper perdere
    https://www.youtube.com/watch?v=iZU0IKFSB_0
    ..
    (1) .. forse è stato Letta a citare LUCIO DALLA?? .. in tal caso: peggio ancora!

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