Cripta di sant’Andrea affollata per il resoconto di Olmo sulla sua missione in Ucraina e al Parlamento europeo

Olmo mostra all’uditorio la terra di Borodianka (foto Greppi)

Era affollata la Cripta di Sant’Andrea, cioè l’aula magna dell’Upo, per l’incontro tra Carlo Olmo, appena tornato dalla sua lunga e doppia nuova missione – in Ucraina e al Parlamento europeo – e la cittadinanza. Tanti i sindaci, ex sindaci, amministratori comunali e regionali  e medici presenti; tanti i volontari che hanno contribuito a raccogliere i trenta quintali di alimenti e medicinali portati da Olmo e dai suoi “magnifici sei” in Ucraina: volontari del Gruppo di via Trino 46 e dell’Emporio solidale della Caritas.

L’incontro, moderato dal giornalista Enrico De Maria, si è aperto con un filmato del viaggio realizzato da due delle persone che vi hanno preso parte: i giornalisti Matteo Gardelli e Aury Colombo; poi c’è stato il colloquio tra Olmo e De Maria, durante il quale il Lupo Bianco ha raccontato quegli incredibili otto giorni in cui ha potuto toccare con mano la sconvolgente realtà dell’Ucraina massacrata dall’esercito di Putin e durante i quali è stato chiamato a relazionare, su profughi e aiuti umanitari, sia dal Parlamento belga sia da due Commissioni del Parlamento europeo: quella alle Petizioni e quella dei Diritti Umani.

Olmo e Angela Oliviero con i volontari del centro di raccolta di via Trino

Il racconto è stato coinvolgente, emozionante e drammatico.  Ad assistervi, oltre ai due giornalisti, anche le altre quattro persone che hanno accompagnato Olmo nei circa 6.500 chilometri percorsi: la sua compagna, Angela Oliviero, due fedeli maestre della sua Accademia di arti marziali, Serena Rubini e Antonella Rossi, e l’imprenditore Lucio Ferrero, che abita a Greggio, ma che ha una casa, la famiglia e attività professionali anche in Ucraina, a Vinnitsa. E’ grazie a Ferrero che Olmo ha potuto intraprendere le sue missioni umanitarie: le prime due ai confini dell’Ucraina (in territorio ungherese), la terza direttamente nel Paese sconvolto dalla guerra. L’obiettivo primario era portare aiuti (beni alimentari e medicinali), ma anche testimoniare la realtà di una guerra tanto insensata quanto crudele. “Invito tutti coloro che ancora credono che le città distrutte siano falsità diffuse dal governo ucraino a venire a parlare con me”, ha detto Olmo.

Tra le cose che hanno sconvolto il Lupo Bianco e i suoi compagni viaggio la tomba a Butcha (la città simbolo di tutti gli orrori della guerra di Putin) della giovanissima ignota, abusata e uccisa dai russi (e poi composta dalla mano caritatevole di un sacerdote ucraino cattolico, don Slavic). “Su quella tomba – ha detto Olmo – ho pregato e deposto un ciondolo del Lupo Bianco”. E poi, tra i racconti, il drammatico incontro nell’ospedale militare di Vinnitsa, con giovani soldati ucraini che non avevano più gambe o braccia, e con il primario che ha lanciato un accorato appello: “Solo nel nostro ospedale ogni giorno arrivano una quarantina, tra donne e uomini, di soldati mutilati: ci servono assolutamente e subito protesi, tante protesi”.

La firma della camicia che Olmo vuole portare al Parlamento europeo

Quindi, il racconto delle due tappe intermedie – fra gli orrori della guerra e le audizioni al Parlamento europe – ad Auschwitz e a Berlino, per sostare davanti al Muro. E poi, in sintesi, gli interventi a Bruxelles. Alla Commissione Diritti Umani  del Parlamento Ue, presieduta dalla politica belga di origine italiana Marie Arena, era presente anche l’ambasciatore ucraino alla Ue Vsevolod Chentsov, che ha apprezzato molto quanto Olmo ha fatto e sta facendo per il suo Paese. E in quella sede, Olmo ha pure lanciato un appello per la salvezza del medico e docente iraniano naturalizzato svedese Ahmadreza Djlali, che lavorò anche per l’Upo, condannato a morte dall’Iran che lo ritiene – contro ogni logica – una spia.

Durante l’incontro con la cittadinanza, Olmo ha mostrato anche alcuni “reperti” emblematici della missione: ad esempio una scatoletta trasparente con terra ucraina, prelevata a Borodianka, accanto ad un condominio distrutto da un missile russo: un attacco che è costato la vita a 140 persone, tra cui quaranta bambini. E due bottigliette in vetro sempre con quella terra sono state donate da Olmo a due cari amici presenti in sala, per il ruolo svolto sia durante la pandemia sia nell’accoglienza ai bambini orfani profughi dall’Ucraina: il dottor Gianni Scarrone e il vice sindaco di Prarolo Dario Caldera.

Poi Olmo ha mostrato una camicia bianca che si era fatto consegnare da Lucio Ferrero: camicia tipica dell’Ucraina che già lui e i suoi compagni di avventura avevano “firmato”, e ha chiesto ai presenti nella Cripta di firmarla a loro volta perché vorrebbe portarla al Parlamento europeo con parecchie testimonianze di solidarietà verso il popolo ucraino: in tantissimi hanno risposto all’appello.

Sulla doppia missione  di Olmo è quasi pronto – uscirà a breve – un libro, un instant book scritto da Matteo Gardelli e stampato da Gallo: si intitola Il Vento della Libertà.

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