Carnevale: 35 anni fa, proprio oggi, la tragedia del balcone con la morte di Vincenzina Incorvaia

IIl balcone della tragedia avvenuta oil 17 febbraio 1985

Vercelli – Trentacinque anni fa proprio oggi, il 17 febbraio 1985, era di domenica, una tragedia terribile, il cui ricordo non potrà mai essere cancellato,, cambiò per sempre il Carnevale vercellese: un vecchio balcone  al primo di corso Libertà 240, più o meno di fronte all’attuale Pizzeria Partenope, su cui cinque giovani stavano assistendo alla prima sfilata di quell’anno (con 34 tra Carri e gruppi mascherati) crollò e travolse alcune persone che si erano sistemate proprio sotto per assistere al corteo allegorico: una di loro, una ragazza  che si era sposata l’anno prima, fu investita dalla lastra del balcone e non ebbe scampo: si chiamava Vincenzina Incorvaia, aveva 22 anni, era originaria si Licata e lavorava al Consorzio Agrario: il marito, che era con lei, Gaetano Migliarisi, allora ventottenne ne uscì miracolosamente illeso, mentre riportarono ferite gravi due delle altre persone che erano sotto quel maledetto balcone, tra le quali Enrico Casalino, l’allora segretario della Famija Varsleisa,l’associazione presieduta da Carlo Ranghino, che allora organizzava il Carnevale vercellese. Pochi danni invece, per fortuna e incredibilmente, per tre degli occupanti che precipitarono col balcone, mentre due riuscirono a salvarsi stringendo la ringhiera in ferro. 

Tra l’altro, leggendo questo articolo, alcuni vercellesi ci hanno ricordato che Vincenzina Incorvaia era anche incinta e che quindi quella tragedia costò, purtroppo, due vittime.

Per il Bicciolano,che allora era Franco Fornara, quel Carnevale era finito alle 16,30 di domenica.  Con la città in lutto venne  annullata la sfilata del martedì successivo, ma, nonostante il parere contrario dello stesso presidente della Famija, i rioni decisero di sfilare lo stesso la domenica seguente e venne ovviamente cambiato l’itinerario del corteo mascherato: da quel giorno, il Carnevale non è mai più passato in centro.

Mercoledì, centinaia di vercellesi affollarono la chiesa di Billiemme, e soprattutto il piazzale antistante perché quel giorno fu quasi impossibile entrare in chiesa. La messa funebre venne celebrata da don Piero Borelli, il parroco del rione del Belvedere, dove Vincenzina Incorvaia abitava col marito. Vi presero parte il sindaco Ezio Robotti, con numerosissime autorità, il presidente della Famija Carlo  Ranghino, con il suoi staff dirigenziale. Il Bicciolano e la Bèla Majin, Roberta Occhi. Il Comune e la Famija pagarono le spese per il trasferimento della salma, a Licata. 

La ripetizione della sfilata sette giorni dopo la tragedia sollevò un vespaio di polemiche: non vi aderì il rione Concordia, che aveva ospitato per anni la giovane prima di sposarsi. Il secondo corteo mascherato si svolse in sordina e con nessuna gioia: purtroppo, ci furono anche in quella circostanza le solite, ineluttabili e quel giorno mai così fuori luogo polemiche , per il verdetto della giuria sui cari e gruppi gruppi mascherati vincenti. 

Sulla “Stampa” la mattina del 24 febbraio, Francesco Rosso scrisse: “Carnevale a mezz’asta”.

Per una terribile coincidenza, proprio quello stesso pomeriggio, quel maledetto 17 febbraio, ma mezz’ora prima, un altro balcone era pure crollato sotto il peso di altre persone che stavano assistendo ad un’altra sfilata a Vigone, nel Torinese, ed era morta un’altra  donna di 60 anni.

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