Baristi e ristoratori al Governo: “Vogliamo ristori veri, e subito. Non mancette”

“Ci trattate come servi, ma non siamo servi. Siamo 60 mila aziende italiane con 300 mila lavoratori ormai alla disperazione. Se serve chiudere bar e ristoranti, anche se il vostro Comitato tecnico scientifico ha detto che non siamo noi la causa dei contagi, lo faremo perché siamo uomini veri e responsabili, che pensano alla salute, anche alla nostra. Ma voi dovete mettere sui nostri tavoli delle risorse vere, subito, immediatamente. Dei ristori veri, così come hanno fatto tutti i Paesi europei evoluti, non mancette”.

Lo ha detto, anzi gridato, il Presidente della Fipe-ristoranti  dell’Ascom, Jose Saggia, poco fa, davanti alla prefettura, di fronte ad oltre cento colleghi. E stavolta la manifestazione, pur ordinata e civile, come sempre (come ha sottolineato il presidente dell’Ascom Tony Bisceglia) non è stata silenziosa, come quella famosa di piazza Cavour del 28 ottobre: l’Ascom ha munito ciascun partecipante di una singolare sorta di maracas, realizzata con ventagli rigidi di cartone. Ed inoltre il titolare di una nota pizzeria, Carmine Zuccaretti, si è improvvisato suonatore di piatti.

Significativa la rappresentanza, per solidarietà, del presidente della Provincia Eraldo Botta, dell’assessore comunale Mimmo Sabatino, del vice presidente del Consiglio comunale Gianni Marino (con alcuni consiglieri cominali) e del Lupo Bianco, Carlo Olmo.

Il presidente Bisceglia ha ricordato che le associazioni di categoria, in questo momento, stanno anche rappresentando una sorta di diga contro la rabbia, la disperazione che sta montando nel paese. Alfonso Buonocore, che rappresenta la categoria dei titolare di pizzeria, ha ribadito che baristi e ristoratori “non sono gli untori” e Alvise Racioppi ha insistito sulla necessità di avere ristori veri e sottolineato il dramma di 300 mila lavoratori che rischiano di perdere il posto: “Se a rischio fossero 300 mila metalmeccanici – ha detto – forse il governo si comporterebbe diversamente”. Sulla stessa linea, il presidente Bisceglia che ha rilevato l’assenza in via San Cristoforo di “qualcuno”, alludendo chiaramente ai sindacati.

La delegazione Ascom-Fipe è poi salita dal prefetto Francesco Garsia, per esporgli ufficialmente le ragioni della protesta. Prefetto che, già in passato, ha dimostrato la sua sensibilità al problema, infatti – come ha sottolineato il presidente Ascom, Bisceglia – al tempo del primo decreto ristori, lo stesso Bisceglia lo aveva contattato in video call, con l’Agenzia delle Entrate e con l’Inps, per sottoporgli la necessità dell’immediatezza dell’erogazione dei contributi per tutta una serie di realtà. Già allora il Prefetto si impegnò con successo perché ciò avvenisse. E anche oggi il Prefetto Garsia ha assicurato la sua massima disponibilità a fare in modo che gli aiuti possano andare nel più breve tempo possibile a chi ha necessità, aggiungendo di fargli pervenire la lista delle realtà che si trovano in questa condizione.

Love
Haha
Wow
Sad
Angry

1 commento

  1. Baristi e ristoratori non hanno capito che gli anni del boom NON sono questi .. il futuro che ci attende non prevede una classe media sempre più agiata ma .. sospinta. neppure lentamente, ai limiti dell’indigenza (come sta accadendo per il 90% degli italiani, e pure all’estero ..). Sperare, così facendo, di attrarre a se una parte
    crescente del Pil sotto la voce “ristori” diverte -e rattrista- l’osservatore esterno. IL FUTURO è di Amazon, della finanza mondialista .. a meno che non succeda qualcosa di veramente grosso (non vi comprenderei i cortei e il movimenti di piazza da essi organizzati). Il ristoro può materializzarsi al massimo in un panino da mordere in bicicletta a metà corsa .. e poi nemmeno (OGGI, anche l’economia a km zero pare un sogno, un miraggio) … https://www.youtube.com/watch?v=sRaENJeFlGI

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here