Il Bach di Pavel Berman è stato una “finestra aperta sulla musica”

Pavel Berman ieri sera al Civico

 

Vercelli – Angelo Gilardino, uno che se ne intende, ha recentemente riportato sulla sua seguitissima pagina Facebook l’identikit del grande concertista con un’immagine che ama citare.

Il più importante chitarrista dai tempi di Segovia sostiene che un grande strumentista è colui che non induce più l’ascoltatore ad apprezzarne la bravura, ma che, al contrario, gliela fa dimenticare. Diceva Gilardino, in una famosa intervista della pubblicazione che il Comune dedicò alla sua scuola chitarristica nel 1990: “Se noi, ascoltando un interprete, pensiamo che è bravo o anche bravissimo, vuol dire che non lo è ancora abbastanza”. E, a quel punto aggiungeva, citando la “Recherche”: “Del pianista in cui erano adombrate le figure di Saint-Saëns  Proust scriveva che suonava così bene che la gente non se ne accorgeva più: era una finestra aperta sulla musica”.

Ieri sera, al Civico, presentando la prima parte dell’Integrale delle Sonate e Partite di Bach per violino (le Partite numero 1, 2 e 3) Pavel Berman è stato davvero “una finestra aperta sulla musica”. Come avvenne un anno fa con l’integrale dei Capricci di Paganini, il figlio dell’indimenticabile (anche e dovremmo dire soprattutto a Vercelli) ha fatto sgorgare dal suo Stradivari “Conte de Fontana” musica, musica e solo musica.

Una performance semplicemente perfetta scandita da un subisso di applausi e, in piena linea con tutto il resto, un bis che non ha concesso nulla all’effetto: l’Adagio della Sonata numero 1, sempre di Bach.

 

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