Aumenta il numero dei profughi pakistani in città: ecco chi li aiuta davvero

Alcuni profughi si cucinano il chapti nella sede della Cooperativa sociale Igea

Sono ormai una trentina i richiedenti asilo pakistani (ma tra di loro c’è anche qualche afghano, un egiziano, un bengalese, un africano della Costa d’Avorio) che adesso stazionano in piazza Mazzini, senza avere una struttura fissa che li accolga soprattutto di notte e quando piove.

Per capire quale sia realmente la loro situazione ci siamo rivolti alla professoressa in pensione Daniela Carlone, il loro vero angelo, che da quando è tornata da Sanremo, dove era docente, nella sua Vercelli, si è presa cura di loro, prima insegnandogli l’italiano e poi occupandosi anche della quotidianità: ad esempio trovare dove e come possono mangiare, un letto per dormire, etc.

Dice la professoressa Carlone (che sui profughi pakistani a Vercelli ha scritto anche un libro, prossimo alla seconda edizione): “Per il pranzo si occupano questi profughi la parrocchia di San Giuseppe, tramite l’associazione ‘Noi con voi’ e la Chiesa Metodista Valdese di via Bodo. La spesa si fa gratis all’Emporio solidale della Caritas di via Caduti sul lavoro e all’Eurospin, con carta prepagata messa a disposizione dalla Chiesa Valdese”.

Continua Daniela Carlone: “La Caritas ha promesso un contributo a San Giuseppe per acquistare ciò che occorre e che non si trova all’Emporio. Alla cena provvede, una sera sì e una sera no, la Comunità di Sant’EgidioAggiungiamo l’apporto determinante che fornisce la Cooperativa sociale Igea con Paolo Ambrosini con l’acquisto di beni di prima necessità e di cibo per le prime ore del mattino; quindi interventi di Carlo Olmo e di altri cittadini vercellesi. Continua Daniela Carlone: “La  notte, a turno, quattro profughi la trascorrono al dormitorio di Billiemme, mentre gli altri si arrangiano dove possono, spesso sotto i porti della Posta centrale. Per fortuna quando piove interviene, per quanto ovviamente può, visto il numero crescente di chi ha bisogno, il gruppo di Paolo Ambrosini, che porta parecchi di loro a dormire sotto un tetto”.

A questi proposito, anche oggi accade così. Un gruppo di richiedenti asilo si è recato nella struttura di Prarolo, ma prima esponenti della Igea sono andati con loro a comprare farina, spezie ed ingredienti per consentire lai richiedenti asilo di cucinare il chapti, il loro piatto tradizionale. Perché è questa la novità importante: sia adesso, appunto, nella cucina di Prarolo, come in San Giuseppe e in quella dei Valdesi, sono loro stessi a prepararsi il pranzo.

Daniela Carlone l’angelo dei profughi pakistani a Vercelli

Ma su questo versante, si prospettano nuovi problemi. Spiega Daniela Carlone: “Dall’11 giugno a fine mese, e dunque per circa tre settimane,  la cucina del san Giuseppe sarà indisponibile perché dovrà occuparsi del Centro estivo.Occorre assolutamente trovare una cucina dove i profughi possano cucinarsi il pranzo il lunedì, il mercoledì, il giovedì e il venerdì. La domenica ed il martedì sarà disponibile come sempre la cucina dei valdesi, e le suore di Santa Margherita hanno garantito di preparare per loro le frittate. Occorre dunque trovare una cucina per tre settimane (che i pakistani provvedono a pulire accuratamente dopo l’uso) e anche volontari che facciano la spesa due volte la settimana e mi sostituiscano nell’insegnamento dell’italiano-base, partendo dall’inglese perché io sono sfinita e mi prenderò qualche giorno di riposo nella mia seconda città, a Sanremo”.

L’augurio è che l’appello della professoressa Carlone venga raccolto. In questo articolo, si cita spesso la Chiesa Valdese. E quella cattolica?

Edm

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2 Commenti

    • Al posto di mettere post delle genere e perdere tempo così.

      Perchè non inizia ad alzarsi da quel divano e dare una mano anche lei a sti poveri ragazzi al posto di muovere due polpastrelli ne suo telefono pieno di schifezze.

      Pensa se ci fosse un suo conoscente al posto di sti ragazzi almeno vedrebbe cosa si prova stare la e cercare di sopravvivere (neanche vivere) e trovarsi un tetto per dormire.

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