Al Sant’Andrea di Vercelli tecnica d’avanguardia per interventi mini invasivi nella cura dell’ipertensione arteriosa

L’ospedale Sant’Andrea di Vercelli raggiunge nuovi traguardi d’avanguardia a tutto vantaggio dei malati di ipertensione arteriosa, soprattutto per quelli ai quali le cure farmacologiche sembrano non fornire risultati soddisfacenti: si potrà ricorrere infatti a un intervento con una tecnica innovativa che permette di curare pazienti sempre più compromessi e con valori di pressione che non sono più controllabili con i farmaci.

Spiga tutto il dottor Francesco Rametta, direttore della Cardiologia dell’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli: “Si tratta di due interventi mini-invasivi ed effettuati quasi in Day Hospital. L’ipertensione arteriosa è uno dei principali fattori di rischio per ictus e infarto cardiaco. È davvero un’epidemia mondiale ed il numero di ipertesi in tutto il mondo è in continua crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione e di un numero sempre maggiore di pazienti obesi. L’ipertensione arteriosa – prosegue Rametta – in Italia colpisce oltre 15 milioni di persone e rappresenta la maggiore singola causa di morte cardiovascolare. La relazione dell’aumento dei valori pressori con l’aumento della mortalità è molto forte: basti pensare che ogni 20 mm di Hg di pressione oltre il valore normale, la mortalità a 10 anni raddoppia. Al contrario, la riduzione della pressione diastolica di 10 mm di Hg produce la riduzione del 56% degli ictus cerebrali e del 40% del rischio di cardiopatie coronariche”.

“Questo intervento per il controllo della pressione arteriosa – aggiunge Fabrizio Ugo, responsabile dell’Emodinamica – è una tecnica mininvasiva che va ad agire e a regolare l’iperattività dei nervi che comunicano con il rene (da qui il nome di Denervazione renale o RDN). Un dispositivo innovativo a forma di spirale viene posizionato nelle arterie renali sotto il controllo angiografico e di un generatore di radiofrequenza. Viene erogata energia per l’ablazione dei nervi che avvolgono entrambe le arterie renali e questo porta ad avere un miglior controllo della pressione arteriosa e della qualità di vita. Molti pazienti, inoltre, hanno difficoltà a controllare la loro pressione solo con i farmaci o modificando il proprio stile di vita e spesso non seguono la terapia farmacologica antipertensiva – continua Ugo -. In questo senso la procedura di Denervazione renale può avere un ruolo chiave nell’aiutare queste persone a mantenere sotto controllo i valori di pressione e quindi apportate benefici concreti nella riduzione degli eventi cardiovascolari”.

“Grazie a questa tecnica innovativa – conclude il Direttore Generale Eva Colombo – il nostro ospedale può offrire un servizio sempre più importante e preciso nella cura di tutti quei pazienti che non hanno un ottimale controllo dei valori pressori, che sono resistenti al trattamento farmacologico o intolleranti ai vari farmaci che possono causare l’insorgenza di effetti collaterali con notevole limitazione della qualità della vita”.

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2 Commenti

  1. Non si dice che bene di questo reparto. Tutti quelli che conosco parlano in tal senso. Tutto lascia credere che quello di cui si parla sia uno (oppure, forse, solo “il”).. uno dei punti di forza del nostro Hs. Anche la foto (non avendo acquisite profonde nozioni mediche.. devo andare per “segni”, ad intuito) ci mostra delle persone che, in modo diverso, stanno pensando: non ti preoccupare, se stai male ti mettiamo in officina, completiamo il tagliando e poi torni fuori più vispo che mai! E lo fanno davvero
    ..
    Dato che il futuro della Medicina, se non già il presente, poggia sul “prevenire” presto saranno resi obbligatori periodici Chek up generalizzati (credo, abbinati a vaccinazioni).. prevedo tre casi.
    Caso
    1. Subito dopo il test ti viene dato l’esito negativo: non hai niente di niente.. tutto il tuo corpo va alla perfezione, vergognati e tornatene pure a casa
    2. Sei gravissimo: ricovero immediato e si vedrà.
    3. Il terzo caso è più complicato. Dobbiamo controllare meglio, ti dicono, in coscienza, prima di esprimerci: torna tra una settimana. Il paziente denota uno sguardo di terrore e, uscendo, denuncia visibilmente qualche nuovo lieve sintomo.. ma, pur arrabattandosi con pensieri negativi e di suicidio riesce a resistere e torna dopo 7 giorni (168 ore di paura).. A bruciapelo, il primo assistente medico che lo vede gli dice che ha sofferto di un “hictus cerebrale” ma lui, malgrado la patologia, ricorda che c’è un reparto fantastico e dopo aver esultato guarisce di colpo.

  2. Spiegazione della “squadra”, o.. libera lettura della foto. Da sinistra a destra, dall’alto in basso.
    1. per affrontare ogni problematica si autoinfonde la massima tranquillità, non vede che il problema al quale dar soluzione. Quiete totale, mani escluse.
    2. Brevi lampi escono alternativamente dagli occhi, durante gli interventi più complicati gli arti inferiori assumono la consistenza e la forma di strumenti medici.. risolve ogni problematica.. con facilità ma sa di potersi sentire, a volte, “alle prime armi”: ha appena intrapreso un difficile corso di studi per i Miracoli.
    3. Dopo aver agito sul paziente che stava per morire, aveva appena letto sullo schermo dei dati tranquillizzanti
    4.Stava spiegando al paziente che, senza possibilità di errore, con quella ed altre macchinette non ha nulla da temere
    5. Idem, il paziente le ha creduto e ora si stanno raccontando la propria Vita.

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