Al Sant’Andrea percorsi separati e la palazzina “malattie infettive” solo ai malati Covid per un ospedale sicuro

Tra i tanti dubbi che hanno attanagliato e, forse, continuano a farlo anche oggi, chi deve presentarsi in ospedale per una qualsiasi patologia che non sia il coronavirus, vi è purtroppo il timore di dover andare al Sant’Andrea esponendosi al rischio di un contagio.

 

Per provare possibilmnete a sciogliere questi dubbi è stato interessante porre qualche domanda al Direttore Sanitario dell’Asl di Vercelli, dottor Arturo Pasqualucci, che ha sottolineato come l’accesso al Pronto Soccorso e alle cure al Sant’Andrea, anche attraverso i noti sistemi di pre-triage, sia sicuro.

 

Il dott. Arturo Pasqualucci, direttore sanitario dell’Asl di Vercelli

“Sin dall’inizio dell’emergenza e per tutto il periodo di picco i percorsi di accesso al pronto soccorso tra coloro che sono sospetti o in evidenza di contagio Covid e gli altri pazienti sono stati separati – spiega il dottor Pasqualucci, raggiunto al telefono -. Noi continueremo logicamente a mantenere questi percorsi separati, anche in questa che è definita fase due, e fino a che sarà necessario farlo. Per cui posso dire chiaramente che chi ha necessità di cura si può, anzi si deve presentare al pronto soccorso in tranquillità. Va detto, che abbiamo assistito ad un afflusso di malati covid, nella fase di picco, che era maggioritario, con punte in cui arrivavano solo malati covid in ospedale, rispetto ad altre patologie. Ora invece la situazione sta cambiando, e anche se arrivano ancora alcuni casi covid, l’arrivo di coloro che hanno altre patologie è in deciso aumento. Mi sento comunque di rassicurare la gente che debba venire in ospedale sul fatto che manterremo la massima sicurezza, e ci mancherebbe, nei percorsi dei malati covid e non covid fino a che sarà necessario”.

 

Tra le strategie attuate a Vercelli per isolare i malati Covid dagli altri, vi è anche l’utilizzo della palazzina per le malattie infettive, quella che fu realizzata ai tempi della prima emergenza per l’Hiv, come area dedicata ai malati del virus. Una struttura che permette, in un certo senso, di avere al Sant’Andrea una sorta di “edificio covid” interno e separato.

 

“Le posso confermare che già adesso quella palazzina, che è di tre piani, viene utilizzata come area per i malati Covid – spiega Pasqualucci -. E aggiungo che il suo utilizzo rimarrà tale fino a che le necessità lo renderà opportuno. Fino a quando, cioè, ci sarà il bisogno di ospitare malati Covid. Infatti, anche se oggi stiamo vivendo una nuova fase, è evidente che in ospedale vi siano ancora malati del virus che hanno bisogno di questa specifica struttura di cura. Questa, dunque, appare come una soluzione ottimale per dare seguito alle necessità di cura di coloro che sono malati covid e di coloro che invece hanno altre patologie, mantenendo separati i percorsi di cura”.

La palazzina, dunque, rimarrà in servizio come “struttura Covid” fino a che l’emergenza, o anche una fase meno emergenziale della cura del Coronavirus, sarà presente. Un aspetto importante, che ribadisce, per coloro che devono affrontare un percorso ospedaliero, un minimo di serenità (per quanto possibile) in più sulla sicurezza rispetto ai contagi e sullo sforzo messo in atto per garantire la tranquillità dei cittadini.

Intanto, nel weekend è incominciata un’imponente opera di sanificazione della Rianimazione per riportarla ad essere utilizzata dai degenti no Covid e la stessa cosa si sta facendo adesso per il sesto piano dove c’era (e tornerà ad esserci) Medicina generale. Ma gli interventi chirurgici, per ora, continuano ad essere svolti alla clinica Santa Rita, in attesa della sanificazione anche delle sale operarorie.

 

l.a.

 

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