A 84 anni si è spento Gian Franco Trevisan, per tutti Franco, considerato il padre del ciclismo amatoriale vercellese. Lascia la moglie Marina, il figlio Alessandro con la moglie Sonia ed i nipoti Luca ed Eduardo, il fratello Luciano e il cognato Michele.
I funerali saranno celebrati domani alle 9,30 nella chiesa di SanBernardo (Madonna degli Inferni), dove oggi alle 17,30 verrà recitato il Rosario.
Cara, splendida persona – che con la moglie Marina formava una coppia ideale, amata dai tanti vercellesi che la frequentavano – Trevisan aveva la passione del ciclismo nel sangue, come ricordano con infinito affetto Carlo Robutti e il campione paralimpico Claudio Costa, ma anche la assai più giovane campionessa anche delle due ruote nella categoria giornalisti Samantha Profumo.
In particolar modo, sono remoti e cari i ricordi di Robutti (uno dei migliori ciclisti amatoriali di sempre a Vercelli, con il compianto fratello Sergio). “Franco – dice Robutti – aveva il ciclismo nel sangue, ha allevato generazioni di appassionati che si sono dedicati alle due ruote. Aveva fatto parte sia dell’Unione Ciclistica Vercellese, poi era passato ad altri gruppi, in cui c’ero anch’io, come ad esempio il Borgogna. Fu lui in pratica a fondare, di fatto, il Velo Club, con l’amico Mario Sola, inventando la Vercelli che Pedala, ora mandata avanti con competenza ed entusiasmo da Venio Trebaldi”.
Ma Trevisan ha avuto soprattutto il grandissimo merito di aver indirizzato un atleta cieco, che stava facendo faville nell’atletica leggera, verso il ciclismo: è stato lui il talent scout e il primo preparatore di Claudio Costa per quel tandem che, anche a livello paralimpico, ha dato poi tante soddisfazioni a Costa e a tutto lo sport vercellese.
Ma Franco Trevisan – al di là dell’ambito ciclistico – era un uomo simpatico, gentile e altruista che oggi sono davvero in tanti a piangere nella nostra città.





