La panchina di una stazione ferroviaria qualunque di una città qualunque. Un uomo e una donna che non si conoscono scrutano i binari. Aspettano che arrivi qualcuno oppure hanno appena salutato qualcuno? Non si sa, forse si intuisce. Ma poco importa. Lei guarda, lontano, a sinistra, lui a destra. Lei non ha bagaglio, lui una valigia, dalla quale estrae fogli di carta – probabilmente una partitura musicale – e un flauto che suona malissimo. A malapena si capisce che qualche nota sarebbe legata ad “happy birthday to you”.
Anche questa scoperta conta assai poco: ciò che conta è l’occupazione, con i corpi, di quella panchina. All’inizio i due se la suddividono, poi è guerra di sguardi e di balzi: quella panchina diventa di tutto perché si scompone e ricompone come i pezzi di un lego: un po’ gabbia, un po’ sbarra, un po’ quadro svedese. La lotta per possederla unisce i due sconosciuti che, senza parole, flirtano, giocano, danzano, saltano, forse accennano ad un amplesso. E le cose cambiano. La partitura dell’improbabile “happy birthday to you” si trasforma in aeroplanini e poi pallottole di carta che vengono scagliate anche addosso al pubblico, che si fa coinvolgere, rispondendo.
Il viso di lei è una meravigliosa mimica facciale , lui è preso, ma, all’improvviso afferra le pallottole di carta e si fa il giocoliere. La musica esplode e non si cheta, ma sparisce di colpo. Spesso lascia il posto al rumore di treni in avvicinamento o in partenza, chissà. Intanto il gioco continua finché si scopre che (probabilmente) è il compleanno di uno dei due, dell’uomo. Su un mini-dolce si accede una candela e finalmente la melodia di “tanti auguri a te” sgorga pulita dal flauto. Ma in quel momento trilla la campanella: sta arrivando il treno. Stavolta è tutto finito davvero, ma il pubblico sente, sa, che probabilmente siamo solo all’inizio.
Un’ora, domenica pomeriggio all’Officina degli Anacoleti, di liberazione assoluta dalla quotidianità, attraverso un’opera teatrale inebriante, costruita dalla genialità di un attore circense di origine vercellese, Stefano Dattrino e di un’attrice-acrobata, Aurora Dario, che alla fine hanno parlato sì (più che altro lui, in effetti), ma solo per ringraziare e per invitare il pubblico a seguire sui social la loro compagnia che si chiama “Dis Equilibre”.
Abbiamo avuto modo di dire che il teatro sta attraversando un momento magico a Vercelli grazie non tanto alla stagione ad abbonamento comunale, che pure sta registrando oggettivi successi di pubblico, ma soprattutto grazie a vercellesi, d’origine o di ritorno come i vari Livio Ghisio, Annalisa Canetto, Cuocolo/Bosetti, Sandro Gino e Alice Monetti, e tutti i loro, tanti ed entusiasti, collaboratori che il teatro lo vivono, lo praticano, lo importante, lo vivificano. E il pubblico risponde: non c’era una sola poltrona (o sedia?) vuota domenica pomeriggio e l’anteprima del venerdì era pure stata affollata.
Che dire di “Vite Binarie”? Che lo rivedremo per cogliere anche i momenti all’apparenza più insignificanti, perché questo poema visivo senza parole assomiglia così tanto alla vita, anche se dalla vita (reale) ti distoglie completamente, volutamente, per un’ora in cui conta solo sapere se quella panchina avvicinerà la bella sconosciuta e il viaggiatore che non sa suonare il flauto. Oppure se, alla fine, resterà irrimediabilmente vuota. Perché i binari possono riunire o allontanare.
Dalle note biografiche abbiamo appreso che Aurora Dario, ex atleta di ginnastica, ha avuto l’occasione di studiare, all’Accademia teatrale “Sofia Amendolea” il metodo-Lecoque, inventato da un mimo e pedagogo teatrale francese, secondo cui il corpo, e solo il corpo, è il primo strumento di espressione. Metodo che deve avere catturato anche l’attenzione di Stefano Dattrino, visti gli esiti del loro sensazionale lavoro, premiato “per la miglior regia” al Roma Fringe Festival 2024.
Nel presentare la stagione degli Anacoleti, Alice Monetti aveva detto che avevano visto tanto in giro, e scelto. Cari Anacoleti, se tutte le scelte sono come questa, dovrebbero intitolarvi un premio speciale, e consegnarvelo subito, honoris causa.
Prossimo appuntamento venerdì 22 novembre alle 21 con “Parlami come la pioggia” con Valentina Picello e Francesco Sferrazza Papa, regia di Andrea Piazza, per la produzione del Teatro di Franco Parenti. Dobbiamo, vogliamo esserci.
Edm





