Vestiti ed esci a vedere – Parasite: film che ha vinto quattro Oscar ed è entrato nella storia

 

Quella passata è stata una notte degli oscar da ricordare, che ha segnato davvero la storia della statuetta più ambita del cinema.

Già, perché Joker è stato un film incredibilmente atteso sin dal suo primo annuncio e il suo successo fu tanto che dal 6 febbraio viene nuovamente riproposto al cinema con nuove proiezioni. Ma un caso ben diverso è stato quello di Parasite, film coreano del 2019 di Bong Joon-ho (Memories of Murder, Snowpiercer, Okja) che è diventato il primo film non americano della storia a vincere un Oscar nella categoria principe.

La pellicola, completamente inattesa, arrivò nelle sale italiane il 7 novembre, rimanendoci molto poco ma abbastanza da conquistare una grandissima fetta di pubblico, per poi essere riproposto nei cinema dal 6 febbraio in avanti, com’è stato per il cinecomic atipico della DC.

 

Dall’anonimato al momento della sua uscita il film ha raccolto premi su premi tra cui la Palma d’Oro di Cannes, il premio BAFTA e il Golden Globe. Da stamani all’alba (per il fuso orario italiano) Parasite ha anche addirittura quattro premi Oscar, ottenuti per Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Regista, Miglior Film Internazionale e, come detto, soprattutto Miglior Film, divenendo così il primo film di straniero a ottenere quel titolo in ben 92 anni di edizioni del premio hollywoodiano ed entrando di diritto nella storia del Cinema con la “C” maiuscola!

 

Il film, partendo con tutta calma ma con un ritmo sempre più crescente, racconta dei Kim, una famiglia che vive solo del sussidio di disoccupazione in un seminterrato nella periferia della Corea del Sud, con degli scarafaggi come coinquilini. Per un colpo di fortuna riusciranno ad inserirsi in maniera maligna e sottile all’interno di una ricca famiglia come personale badante della stessa, fingendo di non conoscersi l’uno con l’altro e prendendo quattro stipendi diversi.

 

E se il graduale compiersi del cinico piano della famiglia attrae ed inquieta lo spettatore per la sua incredibile veridicità, ciò che poi creerà enorme tensione sarà l’elemento imprevedibile, sempre nascosto dietro l’angolo, che andrà a minacciare la riuscita dei “parassiti”, ossia la famiglia, i protagonisti.

Il film sottolinea e descrive la distanza fra la superficialità e la sopravvivenza, raccontando una storia cinica, senza perbenismo alcuno. La sceneggiatura concentrata e studiata non lascia spazio né a buchi né al “politically correct” ma continua a colpire lo stomaco dello spettatore con immagini socialmente violente, finché la violenza non diviene anche fisica nell’atto finale.

 

Inaspettata ma apprezzatissima per noi italiani è la scelta del brano “In Ginocchio per Te” di Gianni Morandi per uno dei momenti più belli e intensi del film, canzone usata per la musicalità e per il titolo, poiché in quel momento i personaggi sotto effettivamente in ginocchio. Il regista stesso ha ammesso di non conoscere il testo e quando gli fu rivelato che si tratta di una canzone d’amore, scoppiò a ridere pensando che fosse ancor più azzeccata, andando a creare un meraviglioso contrasto tra il significato della canzone e ciò che succede a schermo.

 

In conclusione, è con somma arguzia e sagacia che Bong Joon-hoo ci mostra che i colpevoli e le vittime stanno da entrambe le parti, sia tra coloro che bramano il lusso, sia fra coloro che mal sopportano il tanfo della povertà.

 

 

Voto: 9

 

 

Emanuele Olmo

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