Vestiti ed esci a vedere – Hammamet di Amelio: momenti intensi e un Favino superlativo

Dopo qualche tempo di pausa riprende la nostra rubrica deicata ai film appena usciti al cinema nella quale troverete spunti e critiche sulle pellicole da vedere in sala. Da quest’anno alla penna del consociuto e stimato Enrico De Maria, nel curare la rubrica, si aggiunge quella interessante del giovane Emanuele Olmo, arguto e appassionato cinefilo.

Buona lettura con il raccnto del primo film: Hammamet di Gianni Amelio.

l.a.

 

 

“L’intelligenza è un’arma a doppio taglio ma la preferisco. Che te ne fai della lealtà di uno stupido?”
Hammamet,
film del 2020 di Gianni Amelio (La tenerezza) racconta gli ultimi sei mesi di vita dell’ormai ex presidente Bettino Craxi, interpretato da un Pierfrancesco Favino in stato di grazia, ancor fresco dei panni di un’altrettanta figura ambigua, quella di Tommaso Buscetta nel film Il Traditore di Stefano Bellocchio, uscito nel maggio del 2019 e che ha fatto incetta di premi. Ma, a differenza del film sopracitato, Hammamet, località tunisina dove Craxi passò gli ultimi giorni, non è e non vuole essere un film biografico.

 

Il regista, sceglie di spostare l’attenzione dello spettatore maggiormente sul dramma vissuto dal protagonista caduto in disgrazia dopo l’inchiesta di Mani Pulite (o tangentopoli), modificando nomi o inventando dei personaggi per una catalizzazione maggiore degli avvenimenti. La regia di Amelio è estremamente pulita e stabilizzata, quasi a voler emulare quelle di un documentario, e tale pulizia è a sua volta sorretta dalla fotografia funzionale e non invasiva del direttore Luan Amelio Ujkaj.

 

Ciò che sorprende, da un punto di vista puramente tecnico, è l’eccelsa qualità audio che può vantare una profondità elevata a tal punto da far immergere lo spettatore direttamente nella scena a schermo. Menzione d’onore anche al reparto trucco curato da Andrea Leanza e Federica Castelli responsabile della trasformazione di Favino in un convincente Craxi sessantaseienne ma piegato dai dolori, dispiaceri e fatica.

Le cinque ore quotidiane necessarie per il trucco, sono state usate dall’attore come rituale interiore giornaliero per una maggiore immedesimazione, lavoro pienamente riuscito. Favino non interpreta Craxi, Favino diventa Craxi, usando uno studio di recitazione talmente alto e profondo che, paradossalmente, non sembra che reciti. Convincente anche Livia Rossi, interprete della figlia del Presidente, capace di una performance granitica e drammatica senza mai eccedere. Convincono, però, poco Alberto Paradossi nei panni di Bobo Craxi, dove si percepisce un recitato strutturato e non naturale, e soprattutto Luca Filippi con una recitazione molto legnosa e per nulla sciolta, forse colpa del fatto che l’attore ha come ruolo quello di Fausto, personaggio mai esistito e creato appositamente per il film per questioni drammaturgiche ma che ad esso aggiunge molto poco. Egli è il primo di svariati adattamenti all’interno della pellicola: Amelio e Favino hanno più volte rilasciato delle interviste dichiarando che non era di loro interesse raccontare una vicenda di politica o di giustizia (a differenza di film più impegnati politicamente come Il Divo o Loro di Paolo Sorrentino) ma più “semplicemente” una vicenda umana, come infatti vediamo. Per un maggior distacco, quindi, il regista e lo sceneggiatore Alberto Taraglio, hanno scelto di non chiamare mai con i veri nomi il corale dei personaggi: Craxi è sempre appellato come “Presidente”, sua figlia Stefania viene ribattezzata come “Anita” (probabile omaggio ad “Anita Garibaldi”, passione del leader socialista) e il fratello Bobo non viene mai chiamato.

Tante licenze dunque, come anche una specifica amante mai esistita interpretata da Claudia Gerini, ma anche tanta realtà. Ad esempio il film si apre con il congresso milanese avvenuto dal 13 al 18 maggio del 1989 e la villa dove gran parte del film è ambientato è la vera villa tunisina appartenente ad Anna, vedova dell’ex presidente, e concessa per la lavorazione del film.

 

In conclusione, Hammamet è un film da vedere, sia per i più politici che per i più cinefili, che può regalare allo spettatore dei momenti intensi ma è soprattutto da visionare per lasciarsi trasportare dall’immensa bravura e trasformazione di Pierfrancesco Favino, vero orgoglio attoriale italiano.

 

Emanuele Olmo

 

 

 

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