Vercelli al fianco della donna aggredita e ustionata, stasera una fiaccolata: “Forza Simona”

Foto di Fb di Simona Rocca

Vercelli si stringe a Simona Rocca la mamma di 41 anni che questa mattina è stata vittima di una violentissima aggressione nel parcheggio del centro commerciale di fronte all’Oviesse dove lavorava. La donna alla guida della sua vettura è stata speronata, mentre si recava al lavoro, da un uomo con cui aveva avuto una storia breve. L’aggressore, Mario D’Uonno 55 anni, ex guardia giurata, si trovava anche lui in auto. Poi è esploso un violento alterco tra i due, così la donna che era scesa dalla sua auto vi si è di nuovo rifugiata, probabilmente spaventata. Ma l’uomo, evidentemente fuori controllo, ha lanciato verso la donna del liquido infiammabile e poi le ha dato fuoco.

La donna è ora ricoverata al Cto di Torino con ustioni sul 50% del corpo (al volto, al collo, al dorso alla parte posteriore delle gambe), di cui il 10% di terzo grado. Le sue condizioni sarebbero gravi ma non rischierebbe la vita, pur se intubata e totalmente sedata.

 

La fiaccolata

Proprio per dimostrare la condanna di questo tipo violenze e la vicinanza alla donna ora in ospedale e ustionata, il gruppo Facebook “Sei di Vercelli se…” ha organizzato, lanciandola sui social, una Fiaccolata di Solidarietà per questa sera alle 21. “Lo facciamo per la Nostra Giovane Concittadina Simona Rocca Colpita da un Grave atto di Violenza – scrivono sul social gli amministratori della pagina -. Si Suppone (Salvo diverse indicazione da parte della Questura ) che il Percorso sarà su Corso Libertà partendo dall’inizio della ZTL con arrivo in Piazza Cavour. Orario di Partenza alle ore 21.00. Chi Fosse interessato a partecipare può segnalarcelo sul social. FORZA SIMONA!”.

 

Le reazioni

Il consigliere regionale del Pd Gabriele Molinari, sempre sui social, ha aggiunto “A Vercelli un uomo ha dato fuoco all’auto con dentro la ex compagna, dopo un litigio. Sono fatti che lasciano sgomenti, sempre, ma quando capitano a poche centinaia di metri da noi ci sentiamo ancora più coinvolti. Viviamo un tempo difficile, emotivamente analfabeta, sempre più violento. Bisogna applicare la legge, certo, questo è fondamentale. Ma bisogna anche recuperare una cultura dell’umano e del rispetto dell’umano.
A partire dalla sfera sentimentale, dalle relazioni più intime. E per quello non basta la legge. C’è un grande lavoro culturale da fare in questo paese: per i giovani, per gli adulti, per tutti”.

 

L’assessore regionale Monica Cerutti lancia l’idea di convocare gli Stati Generali contro la violenza di genere in Piemonte, e parla di “gravissimo episodio che mi lascia sgomenta. Dobbiamo fare di più per impedire che quando c’è una denuncia, come in questo caso, la vittima di minacce e di violenza venga lasciata sola. In provincia di Vercelli, a breve, apriranno due nuovi centri antiviolenza, ma resta il problema di come impedire a uomini violenti di agire indisturbati fino a quando non è troppo tardi. A marzo convocheremo gli Stati Generali contro la violenza di genere in Piemonte. Inviterò questori, carabinieri, procure, avvocati, servizi sociali e sanitari, per fare il punto insieme alla rete dei nostri Centri antiviolenza. È necessario mettere insieme i dati, che troppo spesso non sono condivisi, e trovare un modo per rendere più efficace la lotta agli uomini che maltrattano, soprattutto in presenza di denunce”.

 

Il noto avvocato Roberto Scheda in una nota sottolinea “Al pari di tutti i vercellesi sono anch’io sconvolto per il terribile evento delittuoso avvenuto questa mattina nella nostra città. Per l’ennesima volta una donna è rimasta vittima di una violenza sconvolgente e stavolta è toccato ad una nostra concittadina. Da avvocato ho avuto modo di constatare che, purtroppo, questi fatti stanno diventando sempre più frequenti, e se posso dare un consiglio a tutte le donne, dico loro di cogliere subito, i primi segnali, anche non eclatanti, anche solo psicologici, di quanto accade loro nei rapporti quotidiani, con mariti e compagni, e di non tenere tutto per sé per il timore che queste avvisaglie possano in qualche modo turbare i rapporti con la persona che vive loro accanto. Occorre confidarsi con qualcuno e, qualora la situazione peggiori sistematicamente, bisogna parlarne chiaramente con le forze dell’ordine. La magistratura vercellese, come ho avuto modo di constatare anche per esperienza professionale diretta, è molto sensibile su questi argomenti. Dunque non tenetevi dentro queste angosce queste paure, parlatene a chi ha la possibilità di aiutarvi e di difendervi”.

 

Anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in una nota, è intervenuto sulla vicenda: “Seguo personalmente il caso di Vercelli, ennesimo episodio gravissimo e indegno di violenza contro le donne. Spero che il Parlamento approvi il codice rosso per le denunce delle donne che si sentono minacciate o molestate. Mi auguro che il responsabile paghi severamente e senza sconti con il massimo della pena”.

 

In serata anche la Lega di Vercelli ha esprsso sgomento per i fatti accaduti a Vercelli. Per la Lega di Vercelli, come si legge in una nota a firma Locarni, Stecco, Tiramani: “Va calendarizzato al più presto il disegno di legge Codice Rosso. Questo per avviare con maggiore tempestività i procedimenti penali riguardanti casi di violenza sulle donne e garantire strumenti più efficaci sia per l’adozione di provvedimenti cautelari sia per attuare misure di prevenzione a sostegno delle vittime. Si tratta degli obiettivi del disegno di legge ‘Codice rosso’, a cui hanno lavorato i ministri Alfonso Bonafede e Giulia Bongiorno, che è stato approvato dal Consiglio dei ministri alla fine di Novembre e che è stato oggetto di discussione durante la giornata odierna. Le novità contenute nel provvedimento chiedono la modifica dell’articolo 347 del codice di procedura penale, stabilendo l’obbligo della polizia giudiziaria di comunicare immediatamente al pubblico ministero le notizie di reato acquisite se riguardano delitti di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate commessi in contesti familiari o di semplice convivenza, senza lasciare discrezionalità sulla sussistenza dell’urgenza. In casi di questo genere, infatti, il trascorrere del tempo puo’ aggravare ulteriormente una situazione già compromessa: la ‘ratio’ è quella di consentire, pertanto, l’avvio tempestivo della procedura, cosi’ da poter adottare quanto prima eventuali provvedimenti ‘protettivi o di non avvicinamento’. Altro punto centrale del provvedimento legislativo è la modifica dell’articolo 362 cpp: si prevede che in questi casi di violenza domestica e di genere il pubblico ministero proceda all’ascolto della vittima del reato entro tre giorni dall’avvio del procedimento, salvo che sussistano imprescindibili esigenze di tutela della riservatezza delle indagini, anche nell’interesse della vittima. Con il ddl si supera, quindi, la nozione di “particolare vulnerabilità” della persona introdotta dal decreto legislativo sulle vittime di reato (n.212/2015), per consentire sempre l’assunzione tempestiva di informazioni dalle persone offese in tutti i casi in cui si procede per questi gravi reati. Inoltre, in questo modo si consente al pubblico ministero di valutare subito l’eventuale sussistenza delle esigenze cautelari, nel caso in cui emergano già in sede di audizione.  Il ddl prevede, attraverso un’integrazione dell’articolo 370 cpp, l’obbligo per la polizia giudiziaria di dare priorità allo svolgimento delle indagini delegate dal pubblico ministero – senza alcuna possibilità di valutare l’esistenza dell’urgenza – quando si tratti di reati di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate, commessi in ambito familiare o di semplice convivenza. Nello stesso tempo, le risultanze acquisite con l’attività svolta devono essere documentate e trasmesse in modo altrettanto tempestivo al pubblico ministero. Con ‘Codice rosso’ si introduce l’obbligo di formazione – a partire dall’anno successivo all’entrata in vigore della legge – per la Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Polizia penitenziaria, attraverso la frequenza di corsi presso specifici istituti, con l’obiettivo di fornire al personale coinvolto in procedimenti in materia di violenza domestica e di genere le competenze specialistiche necessarie a fronteggiare questa tipologia di reati, sia in termini di prevenzione che di repressione degli stessi, e anche per una più adeguata interlocuzione con le vittime. La durata e le modalità di svolgimento dei corsi saranno stabilite dal ministero per la Pubblica amministrazione, che adotterà un apposito decreto, di concerto con i ministri dell’Interno, della Giustizia e della Difesa”.

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