Omicidio Bessi, per il padre è “un delitto passionale”. La polizia segue più piste

”È stato un delitto passionale”. Giuseppe, padre di Antonello Bessi ucciso martedì nel garage della sua casa in via Walter Manzone, nel rione Canadà, ne è quasi sicuro. Ci sarebbe una donna dietro l’uccisione del figlio. Pista non confermata dalla polizia che invece ne batte diverse, non escludendo però anche questa.

Antonello aveva trovato la sua dimensione nella comunità di Damanhur, una congregazione particolare che si trova in Valchiusella. “Era un simpatizzante – raccontano i confratelli-. Da quindici anni frequentava i nostri incontri. Avevamo preso le biciclette nel suo negozio. Era un buono”. Ci andava con una donna, non ancora individuata dagli inquirenti, ogni sabato per tornare poi alla domenica sera. Ed è proprio quella compagnia femminile su cui ci si domanda se vi sia uno spiraglio per l’indagine. Unico “punto meno chiaro” di una vita all’apparenza normale. Anche se per ora non si esclude nemmeno la pista della lite sfociata poi nel delitto.

Una decina i testimoni, tra cui il padre, il cugino e vicini, ascoltati in questura dagli agenti della squadra mobile guidati da Antonino Porcino. Tra loro anche il giovane che ha dato l’allarme dopo aver trovato l’uomo a terra, senza vita, colpito da dodici coltellate, di cui due fatali alla gola.

Nessuno però sembra aver raccontato dettagli rilevanti né sul movente né sull’arma del delitto. Tutti hanno detto di non aver sentito nulla. Solo un bambino dal palazzo di fronte alla villetta, aveva udito delle urla dalla strada. Erano le 11 del mattino. Il corpo è stato ritrovato solo un’ora più tardi.

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