Stecco: “Necessario un cambio di strategia nella gestione del Covid, meglio interventi mirati e non generalizzati, pensando alla ripartenza di tutte le attività”

Il professor Alessandro Stecco

Il Presidente della Commissione sanità della Regione Piemonte, il professor Alessandro Stecco, che in prima battuta va ricordato è un medico, in un lungo post apparso su Facebook, è intervenuto stamani sottolineando la necessità di un cambio di strategia nella gestione delle emergenze per il Covid, abbandonando la politica nazionale di chiusure generalizzate (che ha toccato il fondo con la decisione di non aprire i comprensori sciistici a poche ore dalla loro annunciata apertura) in considerazione del fatto che il Coronavirus non scomparirà per sempre, ma con tutta probabilità diventerà “endemico” cioè presente annualmente nel panorama di malattie che colpiscono le persone proprio come l’influenza. È dunque, alla luce di ci, sarebbe utile applicare strategie diverse, con il ritorno alle normali attività, applicando poi azioni mirate e circoscritte a contenere eventuali contagi, utilizzando la capacità ormai messa a punto, di tracciare eventuali focolai.

Ecco la lucida e interessante analisi del professor Alessandro Stecco:

Da quello che ho letto fino ad oggi in termini scientifici non ci sarà mai il momento in cui si potrà dire che il SARS-Cov2 “è stato debellato”, semplicemente perché potrebbe diventare “endemico”, cioè ci convivremo come già facciamo con tanti altri virus, e come i virus respiratori invernali, si manifesterà di più in inverno e meno in estate.
Quando avremo raggiunto il 70% della popolazione vaccinata avremo ridotto drasticamente il numero di persone contagiabili e la circolazione del virus.
A questi ritmi (circa 26000 vaccinati / giorno in Italia) quella soglia qualcuno la stima raggiungibile solo fra diversi anni, ma prevedo che con l’ingresso di nuovi vaccini e nuove disponibilità ci sarà una progressiva accelerazione del tasso di vaccinazione giornaliero, con alcune Regioni che penso che arriveranno al traguardo prima di altre.
Se dovremo conviverci, con lui nostro ospite fisso “endemico”, mutato diverse volte anche per la pressione esercitata dalla sottrazione di ospiti da contagiare per via della campagna vaccinale, e quindi con aspetti biologici diversi, non sarà certo una convivenza come quella attuale.

Si sta formando un opinione consistente, infatti, che pur con le diverse varianti in giro, tra immunizzazione di fondo per precedenti contatti e vaccinazione, riduzione della circolazione, terapie e contact tracing, il Covid potrebbe in futuro essere considerato come lo sono stati fino a ieri i picchi influenzali stagionali, cioè da trattare con attenzione per gli individui più a rischio, con possibilità di picchi contenuti, ma non più in grado di creare parecchie migliaia di ricoverati anche gravi in ospedale in poche settimane come per esempio successo a novembre in Piemonte.

Il sistema di monitoraggio a colori delle Regioni da parte del Ministero con il bollettino settimanale del venerdì con comunicazioni il sabato per aprire o chiudere dalla domenica in poi, non mi convince affatto: è profondamente immaturo nei confronti della realtà del tessuto economico produttivo del quale non tiene conto affatto delle esigenze, e fatto così crea più scompiglio che altro, come non mi convince la tempestività delle comunicazioni del Comitato Tecnico Scientifico al Ministero della Salute.

Personalmente avrei visto bene la localizzazione di aree o strati di popolazione a rischio e interventi mirati solo locali, dal momento che da tantissimi mesi il monitoraggio del governo sulle Regioni misura ed è in grado di identificare comuni o aree più a rischio di altri, ma a Roma si è sempre preferito chiudere per regioni e non per località, a mio avviso un errore (solo da poco è stata applicata per Perugia).

Se dovessimo conviverci, insomma, dobbiamo fare in modo che nel prossimo futuro nel più breve tempo possibile, si possa tenere aperto tutto, e dico tutte le attività, facendo funzionare tutto quello che già è stato messo in campo per la prevenzione, contenimento, la diagnosi e la terapia e migliorando laddove come Italia siamo deficitari come ad es. focalizzare su terapie specifiche, curare a casa, e la campagna nazionale vaccinale (che probabilmente andava lasciata fare alle regioni anche come approvvigionamento iniziale)
È possibile tutto ciò? Si è possibile, se usciamo dal pressapochismo dei controlli spesso inesistenti persino in luoghi strategici come gli aeroporti (ricordiamoci di quest’estate) avendo in mente che ci sono anche paesi dove è tutto aperto, e gestiscono tutto in modo serio e puntuale, oppure Paesi che in pochi mesi completano tutta la campagna vaccinale.

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1 commento

  1. Stecco fa propria la profezia del covid endemico, una geniale trovata paragonabile solo a quella degli asintomatici… però poi giunge in buona sostanza alla conclusione logica che i “malati di covid” (endemico, aggiungerei) possono essere curati come si faceva prima con l’influenza stagionale. Personalmente sono d’accordo. Un’influenza stagionale com’e’ il covid puo’ essere curata senz’altro “come se si trattasse” di una stagionale influenza.

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