Rsa blindate e strutture parallele per ospistare i pazienti in attesa di tampone negativo. Il piano della Regione per le fasce più deboli

Un tampone negativo, poi 14 giorni di isolamento e nuovamente un tampone negativo. Solo dopo questa procedura l’anziano potrà essere riammesso nella Rsa “normale” dalla quale era stato portato via per essere ricoverato in ospedale oppure in una struttura dedicata esclusivamente a ospitare anziani o persone fragili positive al Covid: le Rsa Covid che dovranno aumentare. Lo stesso percorso, per garantire l’assoluta negatività, è richiesto in caso di primo inserimento nella casa di riposo.

Si tratta di uno dei principali protocolli contenuti nella delibera che sarà approvata oggi dalla giunta regionale, per quanto riguarda le residenze socio assistenziali, mettendo in atto quanto elaborato dalla direzione scientifica del Dirmei, coordinata dal primario di malattie infettive dell’Amedeo di Savoia, Giovanni Di Perri.

Oggi le Rsa, pur con una situazione in termini generali meno grave rispetto allo scorso marzo, rimangono un luogo “debole” dove la crescita dei contagi e dei ricoveri negli ospedali prosegue e i rischi di esiti tragici sono più che concreti. Per questo in Regione cono convinti che siano necessarie una serie di misure per “blindare” il più possibile la strutture rispetto al virus. Via dunque a restrizioni severe, a partire dal divieto delle visite dei parenti, con criteri tesi a isolare tempestivamente i casi positivi ed evitare che ospiti ancora potenzialmente contagiosi possano rientrare nelle case di riposo.

Per far funzionare questo sistema è indispensabile poter contare su una rete di Rsa “parallele” dove ospitare anziani e disabili positivi al virus, fino a quando il tampone con successivo isolamento e nuovo test molecolare garantirà la scomparsa del virus dal paziente permettendo il ritorno nella struttura abituale.
Di “Rsa Covid” ce ne sono già, a Torino e nel vercellese a Moncrivello ad esempio. Altre sono nel resto della regione, ma il numero è destinato a crescere. Una necessità assoluta, visto che almeno la metà delle Rsa piemontesi non è nelle condizioni di garantire reparti isolati al loro interno e anche di questo aspetto si occuperà la delibera oggi sul tavolo della giunta.

Già partita, invece, la distribuzione dei tamponi rapidi che entro la fine della settimana dovrebbe arrivare a fornire oltre 80mila test coprendo tutte le Rsa, ospiti e dipendenti, per la prima fase di screening che nei piani della Regione deve avere cadenza quindicinale. Oltre a poter scoprire positivi asintomatici nella singole strutture, fornirà anche un quadro epidemiologico complessivo di una popolazione che, come hanno tragicamente confermato i numeri dei decessi della primavera scorsa, è la più esposta in assoluto. I dati attuali che saranno ulteriormente affinati dai risultati dei tamponi rapidi, indicano una percentuale del 5% di positivi negli ospiti e del 7% tra il personale. E proprio sul personale e la carenza lamentata da mesi da parte dei gestori delle Rsa, la Regione, attraverso la raccolta di manifestazioni di interesse per operatori disponibili a prestare attività in strutture che ospitano pazienti Covid lanciata qualche giorno fa, ha già ricevuto oltre 300 adesioni. Operatori sociosanitari, studenti per la qualifica di Oss, assistenti familiari, infermieri, ma anche persone che abbiano svolto almeno per sei mesi assistenza a non autosufficienti o disabili: un esercito indispensabile per rimpiazzare molte figure che hanno lasciato le Rsa in questi mesi, per coprire posti rimasti scoperti a causa dello stesso virus, nelle case di riposo, ma anche negli ospedali o nella medicina territoriale. La domande, o per meglio dire le disponibilità eventuali, vanno girate dalla Regione alle Asl e alle strutture che, quindi, possono assumere subito le figure necessarie.
Il reclutamento sta avendo una risposta decisamente superiore rispetto a quello analogo avviato la primavera scorsa, resterà aperto per tutta la durata dell’emergenza e prevede che gli studenti dei corsi per Oss le ore di lavoro valgano come tirocinio. Ora sono le Asl e le Rsa stessa che non debbono perdere tempo assumendo le figure di cui c’è estremo bisogno.

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1 commento

  1. Cirio si rende “precursore” e meritevole di fututi riconoscimenti da parte di Qualcuno per il nuovo uso di questi edifici: successivamente i campi di detenzione per covidPositivi potranno restar “buoni” per ulteriori scopi forse gia’ in progettazione?

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