A proposito di “Divergenze” di questa mattina, Robertino Gìardina, apprezzatissimo docente, ci ha inviato questa riflessione, che volentieri pubblichiamo.
Caro Enrico, permettimi una piccola e pacata critica.
Certamente parziale e limitata ma credo comunque costruttiva.
Nell’articolo, a mio avviso, sono invertiti causa ed effetto, ovvero, non è “il tracollo generale…” che ha prodotto “anche un vero e proprio tracollo della cultura generale dell’italiano medio”, ma esattamente l’inverso (altro che “anche”!).
Di fondo hai sostanzialmente, tragicamente ragione. Infatti, dati alla mano, gli indicatori non ci offrono spunti di entusiasmo.
Mi riferisco ai dati OCSE PISA, ai dati sugli stipendi degli insegnanti, sulla precarietà come problema che non realizza appieno la continuità didattica, ai fatti di cronaca che investono il mondo della scuola, ai rapporti scuola / famiglia, ai problemi dell’informazione tradizionale e a quella innovativa, la più complicata.
Il tema che tratti non è solo importante ma fondamentale, sottende al corretto rapporto tra Stato e mondo della cultura inteso come scuola e informazione pubblica o privata.
Ripristinando il corretto rapporto causa / effetto, sarebbe utile indagare sulle ragioni che sovrastano le cause e quindi gli effetti.
Ovvero, la riflessione che dovrebbe essere un assillo per politici e cittadini tutti, sta nella valorizzazione di tutto il mondo della formazione e dell’informazione, cioè sul perché avvertiamo, percepiamo che viene intrapresa una via secondaria, più tortuosa e poco virtuosa.
Indigniamoci sulle ragioni, cominciamo a dire che depotenziare il mondo della cultura, manipolarlo, imbrigliarlo è funzionale a quella forma di democrazia totalitaria che stiamo realizzando silenti o indignati.
Cio’ che nell’articolo chiami “tracollo” in realtà è un eufemismo, almeno credo!
Ecco possiamo provare a dire che forse è una forma di democrazia totalitaria che senza uso di armi o di coercizione fisica opera discretamente sulle nostre coscienze?
Quale totalitarismo?
Quello invisibile e strisciante che veste i panni della democrazia apparente fondata sui diritti e sui principi, la stessa che rinuncia ai doveri con l’alibi delle colpe altrui a prescindere e del tanto peggio tanto meglio.
Quello che ti propone la moralizzazione altrui come metro di comprensione del chi è meno presentabile per l’unico finale possibile del voto utile o meno dannoso. Riflesso dello scarso grado di democraticità che abbiamo davanti.
Quello che ti propone onestà con i ‘ma’ e con i ‘però’ “pro domo sua”.
Quello che ti propone “la normalità” della corruzione, tra impresentabili e voltagabbana di ogni sorta travestiti da ‘benefattori’ della patria, coltivatori diretti del loro piccolissimo e becero orticello.
Quello che ti propone la democrazia dal basso con registi palesi ai margini del protagonismo ma ben presenti e attori esecutori che in un vortice vizioso pensano di realizzare ‘democrazia’ trasmettendo acriticamente le “info” centralizzate.
Quello che ti propone schede elettorali improbabili per anziani e complicate per tutti. Con buona pace del principio dell’accessibilità, anche questo costitutivo della partecipazione politica dei cittadini.
Quello che ti dice che le regole del gioco, la legge elettorale, la scrive il vincitore (la libertà delle galline in un pollaio pieno di volpi).
Perché totalitaria?
Perché costruisce l’uomo consumatore del nuovo ordine mondiale.
Avere cittadini consapevoli e critici non permette alle oligarchie dominanti di realizzare la nuova ‘civiltà’ (si fa per dire) fondata sul “produci, consuma, crepa”.
Perché, infine, assistere passivamente ad una partita che ha come finale il “chi produce?” e “il chi consuma?” rappresenta quel nichilismo che solo la scuola e il mondo dell’informazione possono avversare come quomodo (giammai come semplice strumento) per affermare la ragione suprema di un vivere nella libertà dell’agire per l’altrui benessere, per la pace e la prosperità di tutti.
Laddove assumiamo come ragione che il benessere altrui, collettivo, corrisponde al nostro vivere civile e pacifico.
Al di là del bene e del male, al di là di chi produce o di chi consuma.
Un abbraccio, buona domenica
Robertino Giardina





