Il magnifico mandolino di Palladino ha spaziato da Tokyo a Napoli

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Vercelli – Nell’arco di otto giorni, grazie alla Camerata Ducale, i melomani vercellesi hanno potuto assistere a due grandi concerti di virtuosi del mandolino: due sabati fa, per il Viotti Festival, quello di Avi Avital (vecchia conoscenza) al Civico, con la Ducale, e stamane, nella Sala del Parlamentino dell’Ovest Sesia, per “Green Ties”, il recital del trentaduenne molisano Tiziano Palladino.

Accomunano Avital e Palladino (tra l’altro grandi amici) la bravura semplicemente straordinaria e la siampartia, per entrambi debordante. Già conoscevamo il mandolinista israeliano, e oggi abbiamo avuto il privilegio di fare la conoscenza, artistica e umana, di Palladino. Il fondatore dell’Accademia Mandolinistica Malesana ha commentato il concerto, pezzo dopo pezzo, spiegando che il suo magnifico mandolino, del 1926, è opera di liutaio, ma anche mandolinista e compositore: Raffaele Calace. E di Calace Palladino ha appunto eseguito una composizione: il Secondo Preludio opera 49.

Palladino ha pure suonato brani di Giovanni Battista Gervasio, Bach, una piacevolissima trascrizione dell’Intermezzo dalla Cavalleria Rusticana di Mascagni, quindi una Fantasia Romantica di Giuseppe Pettine, e poi un “classico” dei chitarristi (anche se fu originariamente composto per pianoforte): “Asturias” di Albeniz; poi Tango en skai di Dyens e, infine, una Fantasia del giapponese Takashi Ochi. Abbiamo così scoperto che per il Giappone il mandolino rappresenta ciò che la chitarra è per gli italiani: è stato calcolato che lo suonano un milione di persone.

Ma Palladino non poteva congedarsi senza un medley di classici napoletani: e l’ha fatto facendo esplodere la storica Sala Cavouriana agli applausi. Prossimo appuntamento con i “Green Ties” della Ducale, come ha ricordato Cristina Canziani, congedando Palladino con una confezione di Bicciolani, domenica 15 dicembre, sempre alle 11, con il duo di violino e pianoforte Valerio Scarano-Francesco Maccarone.

 

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