Com’era avvenuto la settimana prima, quella volta a cura del chitarrista e docente al Conservatorio “Cantelli” Luigi Biscaldi, anche questo sabato un grade chitarrista, allievo di Angelo Gilardino, il presidente dell’Associazione “Angelo Gilardino”, Marco de Santi, ha guidato un gruppo di una trentina di persone ad una “visita guidata” alla mostra di liuteria “Il legno che canta” ospitata nella Sala delle Cinuqecentine del Museo Leone: iniziativa assunta d’intesa con il presidente del Museo, Gianni Mentigazzi, e con il direttore, Luca Brusotto.
Dal 26 aprile le “Cinquecentine” accolgono ventisette chitarre di sei prestigiosi liutai italiani appartenute a Gilardino, o di cui il compositore e chitarrista vercellese si è occupato per passione, interesse storico e musicale, o ancora di cui ha scritto (a quattro mani con il liutaio Mario Grimaldi) nel libro “Il legno che canta”, che dà il titolo sia alla mostra del Leone sia all’intera rassegna della durata di un anno organizzata dall’Associazione presieduta da de Santi con il Comune di Vercelli, per omaggiare Gilardino.
Le chitarre ospitate al “Leone” sono state costruite da liutai del Novecento molto famosi come Luigi Mozzani, Pietro Gallinotti, Lorenzo Bellafontana, Nicola De Bonis, Mario Pabè e Rodolfo Paralupi. De Santi ha illustrato con molta efficacia la storia e la peculiarità di ciascuno di loro, avvalendosi di diapositive illuminanti e della collaborazione (come aveva fatto Biscaldi) del giovane e bravissimo chitarrista messicano Gianluca Daglio Erazo che ha eseguito frammenti musicali molto efficaci utilizzando alcune delle chitarre in mostra e concluso con una parte della composizione Migue Llobet “El testament d’Amelia”.
Anche stavolta tra il pubblico c’era uno dei migliori chitarristi scandinavi, Bengt Magnusson, allievo ed amico di Gilardino nonché dedicatario di una composizione, “Poema d’inverno”, del maestro vercellese. In più sabato c’era anche il liutaio di Reggio Emilia (giunto apposta dalla sua città) Franco Iemmi.
Quest’ultimo, eccellente designer diventato poi liutaio, ha una storia molto interessante legata ad uno degli strumenti che fanno parte della mostra: una chitarra del liutaio nato ad Ancona ma a tutti gli effetti romano Rodolfo Paralupi. La chitarra appartiene al famoso regista cinematografico Marco Tullio Giordana, chitarrista e amico di Angelo, ed è così bella che Gilardino, con un chiaro omaggio al film più famoso del regista, la definì “La meglio Paralupi”.
Ma se questi strumento è diventato così importante, il merito è tutto di Franco Iemmi, e Gilardino e Grimaldi lo spiegano bene nel loro libro. Ecco il passaggio in questione: “Date le sue ristrettezze economiche, Paralupi si servì spesso di materiali facilmente reperibili e di costo abbordabile come l’abete, l’acero, il pioppo e il ciliegio. In pochi casi, invece, usò materiali più costosi, come palissandro indiano per le fasce e il fondo, come avvenne per uno strumento del 1956 che ha una storia veramente avventurosa. La chitarra apparteneva a un tramviere romano appassionato di musica e fu ritrovata in condizioni disastrose, con la cassa deturpata da un battipenna di plastica che vi era stato malamente appiccicato col vinavil. Individuata da un finissimo intenditore di chitarre come il regista Marco Tullio Giordana, lo strumento fu consegnato alle cure amorevoli del liutaio Franco Iemmi di Reggio Emilia che riuscì a riportare lo strumento a nuova vita, tanto che oggi può essere considerato, sia per la squisita fattura che per la qualità del suono, lo strumento di maggior pregio finora conosciuto del maestro romano”.
Marco de Santi ha messo il rilievo questa bellissima storia che ha colpito i presenti e commosso Iemmi. Una conferenza di grande rilievo, un ennesimo tassello di questo inesauribile, affettuoso omaggio a Gilardino dell’Associazione a lui intitolata. Ricordiamo che, mentre è in corso questa Mostra al Leone, al Museo del Tesoro del Duomo, “Il legno che canta” espone una trentina di opere di tre pittori vercellesi che Gilardino amava in modo particolare: Enzo Gazzone, Umberto Ravello ed Edgardo Rossaro.
Tornando al “Leone”, è previsto nei prossimi giorni un incontro con il liutaio Mario Grimaldi che parlerà del libro scritto a quattro mani con Gilardino; in un primo tempo programmato per sabato 24 maggio, l’incontro con Grimaldi potrebbe essere spostato di qualche giorno per far combaciare la chiusura della mostra di liuteria con quella del fotografo Salvatore Gio’ Gagliano “Kouros” in corso in un’altra sala (la “D’Ercole”) del Leone, mostra dedicata al giovane Marco Canella, che ha perso la gamba in un incidente stradale, e che viene aiutato a finanziare la manutenzione (molto onerosa) del suo arto bionico anche attraverso iniziative come questa, col l’asta delle foto esposte.
Visto che Gilardino pubblicò una splendida recensione di una mostra precedente di Gagliano, “I volti della Passione”, l’idea di costruire un evento conclusivo unico per le due esposizioni sta prendendo piede: ne parleranno nelle prossime ore gli organizzatori delle mostre con Mentigazzi e Brusotto.libri






“Visto che Gilardino pubblicò
una splendida recensione
di una mostra precedente di Gagliano,
“I volti della Passione”,
l’idea di costruire un evento conclusivo unico
per le due esposizioni sta prendendo piede”.
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Menomale che, forse, non risultano legami
con Michelangelo Pistoletto, sennò …