É un po’ di tempo che non vado a prendere il caffè da un amico, nonostante i reiterati inviti (dell’ultimo è stato testimone Fabio Genovesi). È un amico che non ho ancora capito se fa il parrucchiere di mestiere e lo scrittore per diletto o viceversa. Poco mi importa. Confesso di non essermi mai tagliato i capelli da lui, mentre ho divorato in un fiato i libri che ha scritto e che mi ha passato. Ne abbiamo parlato spesso nella sua bottega. Così mi piace chiamarla, perché forse barbieri e parrucchieri sono gli ultimi a resistere in un mondo che ha la ridicola smania di omologarsi a tutti i costi. Loro appartengono a una categoria che è praticamente rimasta uguale da quando è nata. Ma mi accorgo che sto divagando e torno al punto.
L’amico del quale parlo è Gianluca Mercadante e giuro che nei prossimi giorni andrò a bere quel benedetto caffè. Gianluca lavora con forbici e rasoi nel suo negozio in corso Rigola, posizione tranquilla, ombreggiata, visibilità non eccessiva, tanto non ce n’è bisogno perché i suoi clienti sanno dove trovarlo. Ha riaperto i battenti da una settimana, dopo che era stato chiuso per oltre due mesi per i noti fatti che non stiamo neppure a citare. Mascherina, guanti e visiera: sono questi i suoi nuovi strumenti di lavoro che vanno ad affiancarsi a quelli tradizionali.
Mercadante ha voluto affidare a un post sulla sua pagina Facebook le prime impressioni dopo la riapertura: «La clientela è stata ineccepibile quanto a comportamento e i miei accorgimenti sanitari e igienici apprezzati ben oltre il necessario. Tanto che, contagi o non contagi, desidero che d’ora innanzi lo standard resti questo. Mi piace preparare il posto a sedere per la singola persona che ci passerà del tempo, singola persona che mi vede prepararlo prima di essere accolta. E quando entra, a detta di tutte le persone che ho visto in questi sei giorni intensissimi, si sente benvenuta (e ben tornata) più del solito. Questa cosa è per me impagabile. Non esistono sovrapprezzi in grado di premiare lo sforzo di essere cortesi, puliti, gentili e presenti. C’è solo il sorriso, che adesso è difficile vedere, ma lo fanno gli occhi. Quelli non mentono mai. Grazie a tutti e a tutte. Ci vediamo domani in negozio, di nuovo. Sempre».
Già, ma cosa ha fatto Gianluca Mercadante in questi due mesi? Non potendo esercitarsi su Sansone, il suo cane, un simpatico e vivace chihuahua dal pelo raso, ha fatto l’altra cosa che gli viene più naturale al mondo: ha scritto. A cadenza regolare ha pubblicato, sempre sulla pagina Facebook (a proposito, da poco è attivo anche il suo sito), un diario della quarantena che ha fin da subito riscosso un grande successo (vedi like e condivisioni). Merito del tempo che molti di noi avevano a disposizione per leggere, ma merito soprattutto della penna di Mercadante, brillante, mai banale, cinica quel tanto che basta e ironica al punto di non prendersi mai troppo sul serio.
A breve il diario diventerà un ebook gratuito grazie alla casa editrice Las Vegas che sempre di Mercadante ha pubblicato Polaroid, Cherosene, Caro scrittore in erba, Caro lettore in erba, Casinò Hormonal e, prossimamente il romanzo L’isola senza tempo. Quello che interessa a noi si intitolerà Le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile. Uscirà verso la fine di maggio, quando sarà completo. Anticipiamo che conterrà una traccia sonora, letta e interpretata dallo stesso Mercadante e musicata dal trio Tamburo di Latta con cui già in passato c’erano state altre collaborazioni (ascolta qui).
«Pandemia e quarantena – spiega lo scrittore vercellese – sono due parole che il nostro mondo non aveva mai visto concretizzarsi veramente, almeno fino a oggi. Cosa capita? Come ci si deve comportare? Cosa si può e non si può fare? Le reazioni possono essere imprevedibili, o meglio, prevedibilissime. C’è chi si dispera, chi impreca, chi canta dai balconi, chi inneggia contro i politici e chi li trasforma in eroi nazionali, chi organizza aperitivi virtuali, chi cade in depressione, chi litiga tutto il giorno con partner e famigliari, chi impazzisce, chi si organizza per lavorare da casa con lo smart working e chi ancora pianifica fughe elaborate per uscire senza farsi beccare dalle forze dell’ordine».
Un parrucchiere poteva fare quasi tutto nell’elenco appena citato, tranne una cosa, la più importante, quella che lo identifica: lavorare. «Col salone chiuso, un cane, una mamma in casa di riposo, un pc e tanto, davvero tanto tempo a disposizione la risposta era una sola. Così è nato il mio diario che, tengo a precisare, non è un diario qualsiasi, tipo pensierini in libertà, sogni, rimpianti e ricordi, tantomeno speranze o, peggio ancora, buoni propositi».
Allora che razza di diario è? «È il diario di una quarantena, che di classico non ha nulla, trattandosi di una raccolta cadenzata di esperienze, riflessioni, dialoghi, distopie, elenchi, consapevolezze, rivelazioni, visioni. Se dovessi definirlo direi che è feroce, divertente, leggero e profondo. È una presa di coscienza che parte da sé e arriva al mondo. Che da qualche parte è là fuori, o là dentro, in attesa, come me. In attesa che tutto questo finisca».
Caro Gianluca, lo speriamo anche noi e se Dio vuole pare che almeno un po’ stia finendo. Nel frattempo andiamoci a leggere le tue pagine, quelle vanno bene sempre, quarantena o no. Ma ne parleremo meglio davanti a un caffè. Poi se hai tempo ci fumiamo pure una sigaretta.
Massimiliano Muraro





