Coronavirus – Asti e Alessandria diventano zona rossa, mezzo Piemonte in quarantena

Dopo le richieste di stamani del Presidente della Regione Alberto Cirio, da Roma arriva la bozza delle nuove norme più restrittive che metteranno di fatto mezzo Piemonte in quarantena e chiuderanno la Lombardia definita totalmente “zona rossa”. Si tratta del più ampio e articolato blocco territoriale mai deciso da un Governo nella storia della Repubblica Italiana. Potenzialmente potrebbe coinvolgere 12 milioni di abitanti.

 

Le province di Asti e Alessandria diventeranno, con questo decreto, una grande zona rossa. Aree in cui viene raccomandato di restare a casa e non uscire se non per emergenze o per essenziali necessità lavorative. Di fatto in questi luoghi si allunga la sosta delle scuole che resteranno chiuse almeno fino al 3 aprile. Chiusura per palestre, piscine, spa e centri benessere. Serrande abbassate anche per i centri commerciali nei fine settimana, stop alle attività per stazioni sciistiche, musei, centri culturali. Le ultime disposizioni dell’esecutivo chiuderanno complessivamente 11 province: Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria. Ma anche tutta la vicina Lombardia che sarà in pratica isolata e dove, in base a quanto deciso dal Governo, è vietato entrare e uscire “salvo che per gli spostamenti motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza”.

Tutto ciò si legge nella bozza del Dpcm (non ancora entrato in vigore) volto a contrastare il diffondersi del coronavirus e che sarà firmato domani, in mattinata, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Con queste nuove norme il resto del Piemonte potrebbe arrivare complessivamente alla classificazione di zona gialla, con norme più restrittive delle attuali ma meno stringenti di quelle in zona rossa. In queste aree, se definite zone gialle, l’orientamento è di evitare ogni tipo di spostamento se non strettamente necessario. E le scuole di ogni ordine e grado resterebbero chiuse fino al 15 di marzo. Ma, come vedremo più avanti, potrebbero essere decise ulteriori limitazioni anche per il resto del Piemonte.

Nelle suddette aree rosse, invece, saranno sospese le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali, e verranno posti sotto osservazione locali e ristoranti che, in caso di mancato rispetto delle norme di prevenzione, saranno chiusi. Le norme più restrittive, con particolare attenzione al taglio degli spostamenti dalle aree più colpite, puntano a limitare soprattutto gli assembramenti. Il decreto raccomanda «ai datori di lavoro pubblici e privati di anticipare» a questo periodo di divieti, quindi dall’8 marzo al 3 aprile, «la fruizione per i lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario o di ferie». Chi non rispetta i limiti agli spostamenti e le nuove misure può essere punito con l’arresto fino a 3 mesi e fino 206 euro di ammenda.

“Al fine di mantenere il distanziamento sociale – specifica il Dpcm – è da escludersi qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa”. Intanto, sul fronte della giustizia, per i prossimi quindici giorni sarà applicata la “sospensione feriale” che prevede il blocco dei processi penali e civili non ugenti. Mentre su quello sanitario è già in atto il potenziamento dei posti letto negli ospedali, come disposto dal ministero della Salute.

 

Che cosa vuole dire essere Zona Gialla

Verrebbero sospese tutte le manifestazioni di carattere “non ordinario” comprese quelle di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso (cinema, teatri, discoteche). L’apertura dei luoghi di culto sarebbe condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone. Le scuole di ogni e grado resteranno comunque chiuse, come già accade oggi. I concorsi pubblici sarebbero sospesi. Varrebbe la regola ‘droplet’, ossia il garantire la distanza tra le persone di almeno un metro l’una dall’altra in tutti i bar, ristoranti, pub, negozi, musei e chiese. In questi luoghi l’apertura di locali pubblici è ora “condizionata” “solo” a modalità che evitino assembramenti. Ci sarebbe una limitazione dell’accesso dei visitatori alle strutture di degenza. Sospesi i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico. Ad essere coinvolti dai provvedimenti “zona gialla” sarebbero anche i comprensori sciistici che potrebbero rimanere aperti ma a condizione che il gestore provveda a limitare l’accesso agli impianti di trasporto – funicolari, funivie o cabinovie – con una presenza massima di persone pari ad un terzo della capienza. Per gli eventi sportivi non cambierebbe nulla rispetto alle prescrizioni tuttora in vigore: sono sospesi, così come le competizioni sportive e le trasferte dei tifosi. Ma il decreto consente lo svolgimento delle competizioni a porte chiuse.

 

Domani mattina, 8 marzo, la decisione con la firma del Decreto

Se le linee guida generali sono quelle descritte e, per chi volesse, esse si possono leggere nella bozza di decreto nel link a fine articolo, le misure reali verranno formalizzate come detto domani in mattinata e avranno validità fino al 3 aprile. Solo domani quindi, stante la certezza che Asti e Alessandria diventeranno zona rossa, si saprà con esattezza quali limitazioni verranno applicate al resto del Piemonte. Insomma verrà specificato in modo chiaro che cosa si potrà fare e cosa no e quali aree debbano intendersi zone gialle o con ulteriori restrizioni. Ciò anche perché in serata è girata la notizia che il Presidente della Regione Cirio avrebbe scritto una ulteriore precisazione al Premier Conte relativamente al decreto messo a punto oggi che abbiamo detto è in forma di bozza non definitiva: in questa precisazione, dopo aver consultato l’Unità di Crisi e il Comitato Scientifico, lo stesso Governatore Cirio chiede norme ulteriormente restrittive per il resto della Regione, simili a quelle delal zoan rossa, soprattutto, pare, per le restanti province confinanti con la Lombardia (Vco, Vercelli e Novara). Mentre altre osservazioni a Roma sono giunte anche dai governatori di Lombardia e Veneto.

 

 

 

Il caso di Trino

Il Sindaco di Trino, Daniele Pane, ha dato conferma di un caso positivo di Covid-19 su una signora anziana del luogo. “La signora – spiega il sindaco Pane – alla quale auguriamo una pronta guargione, era già ospedalizzata da giorni e non è etrata in contatto con nessuno. I famigliari, con i quali sono in costante contatto, sono in buone condizioni di salute, al momento, e si sono messi in auto-quarantena a titolo precuazionale. L’Asl con la quale la famiglia è in costante contatto non ha ritenuto di dover fare i tamponi ai famigliari, proprio perchè non ritenuto necessario. Quinidi nessun allarme – sottoliena Pane – nessuno devev fare alcuna procedura aprticolare. Inviatmo tuti a rispetatre le regole e i più anziani a stare a casa”.

 

 

Ecco la bozza di decreto che domani vedrà l’approvazione, salvo modifiche, a Roma

2 Bozza DPCM 7 marzo

 

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