Christofer Nolan invia un’emozionate lettera al Congresso Usa per salvare il Cinema dalla catastrofe

 

Christopher Nolan, regista britannico che ha firmato importantissimi tasselli della Settima Arte quali Inception, Interstellar e la trilogia del Cavaliere Oscuro con Christian Bale come protagonista, ha lanciato un disperato appello al Congresso degli Stati Uniti scritto direttamente di suo polso sul Washington Post.

 

L’emergenza, si sa, ha causato e sta causando tutt’ora ingenti perdite di denaro in quasi tutti i settori lavorativi tra cui anche il settore cinematografico, non parlando solo di attori e registi ma di qualsiasi figura all’interno dell’industria, dal bigliettaio al proiezionista, dall’addetto alle pulizie al ristoratore. La situazione è grave e in 120 anni di cinema nulla di simile è mai stato affrontato: tutti i film in uscita previsti sono sospesi fino a nuovo ordine, le sale cinematografiche sono chiuse e le produzioni di film sono state bloccate. Il Congresso degli USA sta, quindi, valutando la possibilità di finanziare a livello economico le imprese in difficoltà, specialmente quelle legate al turismo e l’intrattenimento che sono quelle tra le più colpite.

 

Il Maestro Christopher Nolan, il cui film Tenet sarebbe teoricamente programmato per luglio 2020, si è personalmente rivolto al Congresso con una toccante ma sincera lettera, chiedendo che parte di questi fondi siano destinati all’industria cinematografica puntando al senso di comunità e all’importanza dell’arte sulla vita di ciascuno di noi. Di seguito la sua lettera:

 

“B&B Theatres in Missouri non è solo un’azienda familiare, si tratta di una vera e propria tradizione di famiglia. La prima B sta per Bills Theaters, è stata fondata nel 1924 da Elmer Bills Sr. La seconda identifica il Bagby Traveling Picture Show, fondato da uno degli ex dipendenti delle aree ristoro del Bills. Le due famiglie hanno trovato compagni e amici nei loro cinema e nei loro drive-in per generazioni, fino a quando non è avvenuta la fusione nel 1980. Per un secolo B&B ha mostrato film al pubblico del Midwest, apparentemente senza mai licenziare un singolo impiegato. Ma questa settimana B&B è stata costretta a chiudere 418 sale cinematografiche, che offrivano spettacoli al pubblico degli stati della Florida, dell’Iowa, del Kansas, del Missouri, del Mississippi, dell’Oklahoma e del Texas, ed è stata costretta a licenziare 2000 impiegati. Quando si pensa ai film, in automatico la nostra mente immagina le star, le grandi case di produzione, il glamour. L’industria cinematografica, però, include tutti. Persone che lavorano nelle aree di ristoro, che gestiscono gli impianti, che staccano i biglietti, prenotano i film, vendono pubblicità, puliscono i bagni dei cinema. Persone qualunque, pagate a ore e private di un salario, che si guadagnano il cibo portando avanti quelli che sono i luoghi di aggregazione più economici e democratici. In un periodo come questo, di sfida e incertezze come non mai, è fondamentale riconoscere le decisioni pronte e responsabili che tutte compagnie del nostro paese hanno preso, chiudendo i battenti con la consapevolezza che questo sarebbe stato un danno enorme per i loro affari. E tra queste industrie c’è anche l’incredibile rete di sale cinematografiche presenti nel nostro paese.  E mentre il Congresso è impegnato a prendere in considerazione le richieste di tutte le industrie che hanno subito un danno da questa situazione, spero che la gente si renda conto che la comunità degli esercenti è una parte fondamentale per la nostra vita sociale, che offre lavoro e intrattiene tutti noi. Sono luoghi di incontro, dove i lavoratori servono storie e dolci al pubblico che vuole passare una bella serata fuori con amici e parenti. Come regista, non potrei mai considerare il mio lavoro completo senza di loro e senza il pubblico che accolgono. Troppo spesso i giornalisti mettono le forme di intrattenimento l’una contro l’altra, come se ci fosse una competizione darwiniana in atto per garantirsi l’attenzione del pubblico. Non colgono il punto centrale. Al pubblico piacciono le storie, e questo perché, da soli o in compagnia, i film, la televisione, i romanzi, i videogiochi, sono in grado di smuovere le nostre emozioni ed essere catartiche. In un periodo pieno di incertezza come questo, non c’è pensiero in grado di offrire più conforto dell’idea di essere tutti uguali in questo scenario. È questa è una cosa che l’esperienza cinematografica ha rafforzato per generazioni. Oltre agli aiuti governativi per gli impiegati, la comunità degli esercenti cinematografici ha bisogno di una collaborazione strategica e illuminante con le produzioni. L’ultima settimana ci ha ricordato, anche se non era necessario, che ci sono cose della vita più importanti di andare al cinema. Ma se provate a pensare a tutto quello che offrono i cinema, troverete che non sono poi così distanti. Al momento i cinema sono chiusi, e rimarranno così per un bel po’ di tempo. Ma i film non finiranno mai di avere valore. Molte di queste perdite saranno irrecuperabili. Quando questa crisi finirà, il bisogno del coinvolgimento umano, della collettività, il bisogno di vivere, di amare, ridere e piangere insieme… tutto questo sarà più potente che mai. L’unione di questa esigenza con la promessa di nuovi film, potrebbe spingere le economie locali a contribuire a generare miliardi di dollari nella nostra economia nazionale. È necessario includere i 150mila lavoratori di questa grande industria americana all’interno degli aiuti. Si tratta di una cosa che dobbiamo sia a loro che a noi stessi. Abbiamo bisogno di quello che i film possono offrirci. Tra i lavoratori più colpiti in questo momento, ci sono quelli delle industrie come quella cinematografica, il cui principale fascino si basa proprio sul più grande istinto dell’umanità. Quello che ora ci viene negato e che rende questa situazione così difficile: il desiderio di essere uniti. Forse anche voi come me pensavate di andare al cinema per il suo suono avvolgente, per i popcorn, per le grandi star. Ma in realtà non è così. Andavamo lì l’uno per l’altro.”

 

 

Emanuele Olmo

 

 

 

 

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