Casa Atc di via Monfalcone: ancora una volta un uomo invalido portato al sesto piano dai vicini

 

Vercelli – La giovane laureata che ci ha scritto questa lettera, dopo avercene già inviata una, dello stesso tenore, lo scorso mese di giugno, è una delle vercellesi più brave e preparate che la scuola abbia formato negli ultimi anni nella nostra città. Ho avuto il privilegio di averla come “allieva” (anche se il termine non è del tutto appropriato) durante una serie di corsi sulla storia del giornalismo sportivo che tenni qualche hanno fa, con altri colleghi nell’aula magna del Liceo Scientifico.

Ricevere questa seconda lettera, nelle scorse ore, come giornalista di TgVercelli, mi ha stretto il cuore. R. (la indichiamo con le iniziali del nome) ci ha ricordato che la sua famiglia vive al sesto piano in un alloggio Atc di via Monfalcone dove, con frequenza allarmante, l’ascensore continua a rompersi. Già naturalmente questo sarebbe un problema. Il fatto è che il padre di R. ha una neuropatia con enfisema polmonare, ha quattro bypass ed è cieco. Quando l’ascensore si rompe, per tornare a casa, l’uomo deve ricorrere ai vigili del fuoco, alla Croce rossa, o all’aiuto dei vicini. Mercoledì, ci ha scritto R., sono stati appunto questi ultimi che, con sforzi facilmente immaginabili e con una carica di impressionane solidarietà, l’hanno sistemato su una sedia e portato su appunto per sei piani.

E’ mai possibile che l’Atc non riesca a risolvere definitivamente questo problema? Stiamo progettando di mandare il primo uomo su Marte, riusciremo a far salire un uomo invalido a casa sua, finalmente, senza mobilitare il popolo del cuore (che per fortuna nella nostra piccola città esiste e funziona), oppure a sistemarlo in una casa al pianterreno?

edm

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