“La Vergine degli Angeli” dalla Forza del destino di Verdi, e, prima, le affettuose, care parole del parroco don Rinaldo Vanotti, del sindaco Franco Bullano e di Davide, il compagno del figlio Fabrizio. E poi la Preghiera del Mastro del Lavoro, letta dal consigliere Carlo Massimello, davanti al labaro dell’associazione e alla presenza del “console” provinciale Giovanni Carnaghi e di altri insiginiti della stella al merito del lavoro . Così Villata ha dato l’addio oggi, nella chiesa parrocchiale, ad uno dei suoi figli più geniali e amati: Osvaldo Ferraris, scomparso in tragiche circostanze il 22 luglio, nella sua abitazione di via Borgo Vercelli.
La chiesa di Villata era gremita dal numero massimo di persone che può contenere, oggi, con le norme anti-Covid. Nell’omelia, don Rinaldo ha detto che Osvaldo Ferraris ha speso bene i talenti, ed erano tanti, che gli erano stati donati da Dio: poi ha riassunto la parabola dell’esistenza di questo villatino umile e geniale che ha saputo imporsi nel mondo, non perdendo mai di vista i veri grandi valori dell’esistenza. Commossi i figli Fabrizio e Nadia, i fratelli, i nipoti.
Al termine della funziona religiosa, ha preso la parola il sindaco Franco Bullano. Visibilmente provato, ha detto: “E difficile, caro Osvaldo, trovare le parole giuste e bastevoli. Sei stato un’autentica eccellenza di Villata nel mondo. La tua semplicità era sinonimo di finezza ed eleganza. Grazie di avere elevato ai massimi livelli il nome del nostro paese”.

Davide, il compagno di Fabrizio Ferraris, ha trovato parole nobili e poetiche, ricordano che anche la più piccola ispirazione consentiva a Osvaldo di creare tante cose. “Non si mai stato sazio di quello che potevi realizzare con il tuo perfezionismo, ed ora hai come tela a disposizione della tua creatività tutto il Cielo”.
E’ seguita la Preghiera del Maestro del Lavoro e poi la salma ha lasciato la chiesa mentre la Corale parrocchiale diretta da Licia Stara intonava: “La Vergine degli Angeli / vi copra del suo manto / e vi progetta vigile / d’Iddio l’Angelo Santo…”. Parole semplici e alte nella loro essenzialità, come sarebbe piaciuto a Osvaldo Ferraris.





