Braccio di ferro con le regioni per l’apertura dello sci: ma per ora per il Governo è “No”

Secondo il Presidente del Piemonte Alberto Cirio sarebbe “Un controsenso” consentire alla gente di muoversi e tenere “gli impianti chiusi, non presidiati”. Ma lo scontro con il Governo sarà duro perché il fronte del “no” alla riapertura degli impianti sciistici a Roma appare ampio, per ora, anche se le ragioni non sono del tutto chiare. E se Conte e il suo governo paiono intenzionati a tenere tutti gli impianti chiusi, le Regioni invece sono in pressing, con il Presidente del Veneto Zaia in prima fila, assieme a Cirio, a far cambiare idea a Pd e 5Stelle.

A due settimane dall’apertura ufficiale della stagione sciistica, insomma, l’incertezza è massima a nuvoloni neri si addensano sullo sci amatoriale. Un settore da svariati miliardi di euro e più di 400mila lavoratori che rischia, in caso di non apertura, una pesantissima batosta dalla quale si salverebbero in pochi.

Per Gianpiero Orleoni, presidente di Arpiet (Associazione regionale piemontese delle imprese esercenti trasporto a fune in concessione) sarebbe una vera e propria “follia” la chiusura. “Se le persone si possono muovere, infatti, andranno in montagna, andranno sulle piste magari con bob, slitte e ciaspole in una sorta di liberi tutti e con una montagna senza controllo degli accessi, senza soccorsi attivi, senza le verifiche che possono fare gli impiantisti sarebbe molto più pericoloso che non aprire con regole certe” spiega Orleoni all’Adnkronos. “Ci stanno vedendo come le discoteche ma noi siamo un’attività all’aria aperta dove il virus si trasmette molto difficilmente, usiamo attrezzature e abbigliamento simili a quello degli infermieri dei reparti Covid, guanti, caschi, scarponi, con l’aggiunta di mascherine” prosegue Orleoni che aggiunge: “Gli esperti ci dicono che lo sci è uno degli sport di gruppo meno pericolosi per i contagi, quindi non si capisce, è una presa di posizione di qualcuno che non conoscendo questo mondo e dopo aver visto due foto di code a Cervinia si è spaventato immaginando che montagna fosse l’untore del Covid senza rendersi conto che così si sta danneggiando decine di migliaia di posti di lavoro che non si sa in che modo potranno poi sopravvivere”.

 

Sulla questione è intervenuto anche il capogruppo della Lega in Regione, Alberto Preioni: “Il nostro impegno sarà quello di aprire le stazioni sciistiche perché altrimenti, stando ferme, rischierebbero di perdere il 50 per cento e più di fatturato, mettendo così in gioco la loro stessa sopravvivenza”. “Qui nessuno, sia chiaro, vuole lo stop degli impianti e tutti -la Lega Salvini in primis- riteniamo di fondamentale importanza la salvaguardia e il mantenimento dell’economia di montagna, già troppo bistrattata e fragile. Oltre alle persone fisse, imprenditori e intere famiglie che da generazioni si occupano del territorio, a lavorare sulle nostre montagne sono anche migliaia di stagionali che non possono certo permettersi di stare a casa. Per raggiungere l’obiettivo di aprire – spiega Preioni – possiamo prendere come esempio virtuoso l’Austria, dove le stazioni sono, per l’appunto aperte, ma restano invece chiusi bar e ristoranti dei rifugi, questo per evitare gli assembramenti e il conseguente rischio di contagio da Covid. Si può, altrimenti, ragionare sul limitare gli accessi ai punti ristoro. Lo sci è comunque uno sport individuale, praticato all’aperto; sciando – sottolinea Preioni – non c’è il problema del distanziamento e neppure quello delle mascherine: va solo regolamentato, ed è quello che intendiamo fare, il dopo-sci. E anche sulle cabinovie sarà sufficiente, per esempio, diminuire il numero di passeggeri. Per questo – conclude Preioni – stiamo lavorando insieme al presidente Cirio e al nostro gruppo per individuare la soluzione migliore, prendere tutti gli accorgimenti del caso e dare risposte concrete agli operatori del settore in vista del Natale”.

 

 

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