“Ci stiamo avvicinando silenziosamente ad una sorta di statalizzazione soft del volontariato. Ovvero, attraverso un linguaggio che richiama parole tipiche del Terzo settore – civismo, volontari, utilità sociale – si vogliono ingaggiare cittadini volontari per compiti non ben definiti legati all’emergenza, saltando completamente le reti associative e del volontariato. E perché deve essere lo Stato a fare un bando per un impegno di carattere volontario? E ancora: come riusciranno i Comuni a programmare, formare, gestire e coordinare queste 60.000 persone se debbono farlo sostanzialmente a risorse invariate?”. Interviene così Luigi Bobba, già sottosegretario al Welfare nei Governi Renzi e Gentiloni e ora Presidente di Terzjus-Osservatorio del Terzo settore, commentando la proposta del ministro Boccia di ingaggiare 60.000 “assistenti civici” per supportare i Comuni nell’attuazione delle misure di contenimento e prevenzione dell’epidemia da Covid-19.
“Provo ad avanzare due proposte alternative che hanno però uno scopo analogo – aggiunge Luigi BOBBA – ovvero, come sostenere i Comuni nell’affrontare le numerose emergenze sociali, educative e alimentari conseguenti alla crisi da Coronavirus, senza correre il rischio che funzioni di controllo e di ordine pubblico vengano surrettiziamente delegate a persone che non hanno né la preparazione, né i poteri per poterle esercitare. La prima proposta consiste nell’incrementare in modo significativo – 150 milioni – il Fondo per il Servizio civile. Ovvero raddoppiare il numero dei giovani che nel prossimo autunno potranno accedere al Servizio civile universale. Nel 2018 e 2019, circa 80/90.000 giovani che avevano partecipato ai bandi, avevano visto la loro domanda respinta per carenza di posti a disposizione. Ora il Governo nel Dl Rilancio ha incrementato la dotazione di 20 milioni, una insufficiente per conseguire il risultato atteso. E i Comuni dovrebbero essere in prima fila a chiedere più risorse, visto che circa un terzo dei ragazzi svolgono il loro servizio proprio negli enti locali territoriali”.
“La seconda proposta – prosegue Bobba – riguarda la creazione, sul modello inglese, di un’apposita App volontari. Attraverso questo App, la cui gestione è stata affidata alla Royal Voluntary Service, si procederà a ingaggiare, selezionare e formare i volontari per compiti non professionali tipici di questa fase: distribuzione di beni alimentari, servizio nelle mense dei poveri, assistenza anche telefonica per gli anziani soli, supporto alle persone disabili, sostegno alle famiglie più disagiate. Perché il Governo italiano non ha creato una App simile affidandone la gestione alle grandi reti associative e ai Centri di servizio del volontariato? Perché anziché sostituirsi alle reti associative, non ha favorito un loro rafforzamento per riuscire a raggiungere e mobilitare anche quel 1,5 milioni di volontari individuali censiti dall’Istat? Il Governo è ancora in tempo a cambiare rotta e a cogliere questa occasione come un tempo favorevole per lo sviluppo della disponibilità all’impegno volontario, per il consolidamento delle reti comunitarie e per promuovere una efficace integrazione tra Terzo settore e municipi”.





