Arpa, Regione e Carabinieri avviano controlli sui pellet per individuare violazioni e scarsa qualità che penalizzano l’ambiente

La combustione di pellet di scarsa qualità o illegale può portare ad un aumento dell’emissioni di PM10 e di Ossidi di azoto fino al 50% superiori rispetto alla combustione di materiali apparentemente identici ma di fascia più alta. Lo dice la Regione in una nota in cui spiega che, a partire dalla mattinata di oggi 21 gennaio, è partita un’operazione congiunta tra tecnici dell’Arpa e Carabinieri del Nucleo Forestale per intensificare i controlli e il campionamento del pellet destinato al riscaldamento.

 

Le operazioni do controllo, a campione, sono eseguite da 10 squadre formate da personale Arpa e Carabinieri del Nucleo Forestale che preleveranno pellet sottoposti ad analisi per stabilire la classificazione secondo quanto previsto dalla norma UNI EN ISO 17225-2.

 

“L’Agenzia regionale per l’ambiente nel frattempo ha completato il primo ciclo di controlli su caldaie e impianti termici terminati il 31 dicembre 2019 – aggiunge la Regione -, ed è venuto fuori che su 144 apparati ispezionati in Piemonte, 47 nella provincia di Torino – per un numero complessivo di circa 3000 unità abitative in tutta la regione, di cui 1100 nel territorio della Città Metropolitana di Torino – quasi la metà, circa 70, sono risultati non in regola per superamenti di emissioni di ossidi di azoto, mancata manutenzione ed errata o mancata contabilizzazione del calore. La sanzione è di circa 1.000 euro ciascuno”.

 

 

“Fino ad oggi è stato sottovalutato l’impatto delle emissioni da riscaldamento sulla qualità dell’aria – spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – In Piemonte il contributo alle concentrazioni di Particolato PM10 del riscaldamento domestico a biomassa legnosa è di circa il 45% nel Comune di Torino e supera il 50% negli altri capoluoghi. Per questa ragione abbiamo deciso di intensificare il monitoraggio sulla qualità dei materiali utilizzati per il riscaldamento”.

 

Secondo Arpa Piemonte, l’inquinamento prodotto da una caldaia domestica a pellet dipende sia dalla qualità del combustibile che dalle caratteristiche dell’impianto.

Quindici siti da oggi sono sotto controllo con 10 squadre in campo per la verifica e il sequestro dei Pellet – ha spiegato il Comandante Regione Carabinieri Forestali Piemonte, Benito Castiglia – L’obiettivo è fare campionamenti e controlli per la non rispondenza del prodotto, provenienza legale del prodotto finalizzato a contrastare il commercio illegale del legno e poi la frode commerciale. Un elemento fondamentale è il prelievo dei campioni a cui seguirà il riscontro analitico con Arpa”.

 

“Il riscaldamento – secondo il direttore di Arpa, Angelo Robotto – ha un ruolo significativo nelle emissioni degli inquinanti in atmosfera. Tra i diversi combustibili la biomassa risulta di gran lunga quello maggiormente inquinante per quanto riguarda il particolato PM10. Se il metano e le biomasse sono equamente corresponsabili delle emissioni di ossidi di azoto, per il PM10 l’uso delle biomasse è preponderante in maniera quasi esclusiva. La diffusione delle stufe a pellet ha determinato una situazione di criticità per la gestione della qualità dell’aria, caratterizzata da un mercato e da un utilizzo incontrollati».

 

Sulla questione è intervenuto anche l’Assessore allo sviluppo della montagna Fabio Carosso: “La Regione è attenta all’ambiente e si sta concentrando sullo sviluppo di sinergie con Arpa e Carabinieri per il monitoraggio di questi materiali”.

 

L’assessore Marnati, nel pomeriggio,  sull’annunciato avvio del monitoraggio della qualità del pellet presso i rivenditori condotto da Arpa e Carabinieri Forestali, ha precisato che «nessun proprietario di impianto a combustione di biomasse da pellet riceverà visite a casa da parte dei tecnici dell’Arpa né da parte dei militari dell’Arma dei Carabinieri». «La campagna di monitoraggio sulla qualità del pellet avviata oggi dall’Arpa in collaborazione con i Carabinieri – spiega Marnati – non riguarda i privati, ma i rivenditori che mettono in commercio materiali combustibili non a norma o classificati in maniera non coerente rispetto agli standard di legge». «Dunque – conclude Marnati – NESSUN PRIVATO riceverà a casa visite inaspettate da parte dei carabinieri o dei tecnici dell’Agenzia Regione per l’Ambiente».

 

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