Il primo incarico gli era stato conferito nel 2016 su proposta sia del Milan sia dell’Inter al San Raffaele di Milano; poi gli era stato rinnovato per altri due anni e ora l’annuncio che per altri cinque (segno della grande stima e fiducia dei due club, ma anche dell’amministrazione comunale di Milano) il rianimatore ed esperto in Medicina dei disastri, il vercellese Alessandro Geddo, 53 anni, continuerà ad essere il responsabile sanitario dello stadio di San Siro.
Responsabilità enorme in tempi di pandemia perché Geddo adesso di dovrà occupare anche della gestione delle partite di calcio (ma tra non molto, si spera, anche dei grandi eventi musicali, ad esempio) a san Siro, dirigendo un enorme apparato di medici, infermieri e volontari.
Alessandro Geddo, che a Vercelli è amato e conosciutissimo anche per le sue performance musicali nei panni di Freddie Mercury, ha già per la verità incominciato ad affrontare l’emergenza Covid anche a San Siro per l’amichevole Inter-Pisa e per la gara interna di campionato del Milan contro il Bologna. In quelle circostanze tutti i mille spettatori ammessi erano stati sottoposti sia al controllo della temperatura corporea con i termoscanner sia a quello dell’ossigenazione del sangue con i saturimetri. Ora questa seconda procedura sarà a discrezione degli operatori agli ingressi in caso di misurazioni delle febbri giudicate sospette.
”Anch’io, entrando in campo – dice il dottor Geddo – devo ogni volta sottopormi al tampone almeno a 48 ore dal match. Per ora, con questi numeri, siamo in grado di controllare bene la situazione, il banco di prova importante sarà quello della riapertura parziale degli stadi al 25 per cento della capienza, che per il Meazza significa ventimila persone, qualora il Comitato scientifico (che per ora non l’ha concessa, ndr) dia l’autorizzazione”.
In ogni caso, per la città di Vercelli un altro motivo di orgoglio in ambito sanitario: Geddo oltre ad essere un medico valoroso, è anche un uomo di gran cuore (gran parte dei suoi concerti con il gruppo “ll Folle Pretesto” avevano finalità benefiche) e dunque la sua riconferma in un incarico così prestigioso e ora mai così delicato è un onore per la nostra città – dove ha lavorato per diversi anni al Dea – e per il paese di origine, Borgo Vercelli.