Incidente questa mattina, verso le 9,30, in via Ivrea all’incrocio con via Rocciamelone. Si sono sono scontrati una vettura, con due persone a bordo, e un camion. Per estrarre uno degli occupanti della vettura sono dovuti intervenire i vigili del fuoco: sia la persona che ha dovuto essere soccorsa, sia l’altra a bordo della vettura sono poi dovute ricorrere alle cure dell’ospedale.
Sul posto, oltre ai Vigili del fuoco e al 118 è intervenuta anche la Polizia urbana per i rilievi dell’incidente.
Sembra che non vi siano state conseguenze
gravi per gli occupanti dei 2 mezzi,
nessuna lesione.
Il primo settembre, ormai prossimo,
ricorre l’anniversario della conquista
del Rocciamelone e i due mezzi,
quello proveniente da via Ivrea
e l’altro da via Rocciamelone,
in Comune di Novalesa
han fatto un po’ in anticipo
un sonoro brindisi,
ma senza lesioni
…
Prima ascensione e trittico
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Nel medioevo vi furono diversi tentativi di salita alla vetta, compreso uno da parte dei monaci dell’abbazia di Novalesa che – si legge negli annali dell’Abbazia – vengono respinti da vento e grandine. La prima salita documentata risale al 1º settembre 1358, probabilmente un primato nell’arco alpino.Il crociato astese Bonifacio Rotario, catturato dai Turchi, si affida alla Madonna, promettendo, qualora fosse tornato in patria, di dedicarle un simulacro sulla vetta della prima montagna che avesse visto tornato sul suolo natio.
Assistito da alcuni portatori, raggiunse effettivamente la vetta portando con sé come ex voto un pregevole trittico in bronzo inciso con il bulino, fatto realizzare a Bruges e dedicato appunto alla Madonna. Collocò l’opera in una grotta scavata nella roccia sulla cima della montagna. Questo storico evento alimentò per secoli una importante devozione popolare verso la Madonna, e molti altri pellegrini si aggiunsero a Bonifacio Rotario. Il 5 agosto 1673 però un tale Giacomo Gagnor, soprannominato “il matto di Novaretto”, fece un pellegrinaggio sul Rocciamelone e si portò via il famoso trittico dalla vetta recapitandolo poco tempo dopo al castello di Rivoli, convinto di fare un piacere al Duca di Savoia Carlo Emanuele II affinché potesse ammirarlo con la sua corte senza doversi sobbarcare la faticosa ascesa. Successivamente la preziosa opera fu collocata all’interno della cattedrale di San Giusto a Susa e, a partire dal 2000, è possibile ammirarlo presso il Museo Diocesano di Susa dove è attualmente conservato ed esposto al pubblico.