Richieste di condanna per i badanti sospettati di aver raggirato un aziano vercellese

Bergamo, 05/11/2003 TRIBUNALE DI BERGAMO. ©Roby Bettolini

Sono ben sette le richieste di condanna per un totale di 15 anni di carcere quelle giunte nel processo per il caso dei due badanti sospettati di aver prelevato soldi dal conto correte di un anziano vercellese, fino a svuotarlo. Il pubblico ministero Andrea Bronsino ha concluso la requisitoria contro gli imputati nel processo per il reato di circonvenzione di incapace che vede come parte lesa proprio l’anziano vercellese.

 

Per l’accusa, il processo avrebbe provato che la badante C. L. e il suo compagno G. M.,  che si occupavano dell’anziano, in poco meno di un anno, dopo essersi trasferiti nell’abitazione dell’uomo, avrebbero svuotato il conto corrente del loro assistito coinvolgendo, nel piano, anche altre persone, tra cui la figlia della donna e alcuni altri parenti. Tutti, secondo l’accusa, erano a conoscenza dell’intento predatorio.

 

Le pene maggiori sono state richieste per i due badanti: tre anni e sei mesi per la donna e tre anni per l’uomo. Per L. C., figlia della donna alla quale era stata intestata una procura per operare sul conto dell’anziano, A. L. e A. A., sorella e cognato della badante, il pm ha chiesto due anni e sei mesi.

 

Richieste di condanna (a un anno e 8 mesi) anche nei confronti di un promotore finanziario di Avellino, D.B., che i badanti avevano coinvolto nel tentativo di far rientrare una pensione che il loro assistito aveva maturato in Svizzera, così come per un medico vercellese, G.C., accusato di favoreggiamento.

 

Di parere opposto i legali della difesa che hanno chiesto la piena assoluzione degli imputati. L’avvocato Alessandro Scheda, che difende i due badanti, ha fatto notare come l’anziano, sentito in aula, si sia dimostrato tutt’altro che circonvenibile: “Un uomo solo, senza famiglia o parenti, ha detto chiaramente di essersi affezionati ai miei clienti. Che, per altro, anche da testimonianze esterne, hanno dimostrato di averlo seguito e curato”.

 

Anche l’avv. Marco Gaeta, che difende il medico, ha rigettato le accuse: “Tutti gli indagati erano già a conoscenza dell’inchiesta in atto e il mio cliente viene accusato di favoreggiamento, senza che ci siano elementi concreti che dimostrino il suo coinvolgimento”.

 

Richiesta di assoluzione per i suoi assistiti anche da parte dell’avvocato Iorio del foro di Avellino, che difende altri imputato tra cui il promotore finanziario: “Non si capisce perché avrebbero dovuto macchiarsi di un reato – ha detto – per il quale non hanno ricavato alcun vantaggio. E, tra l’altro, tutti sono entrati in scena nella vicenda solo dopo che i 100 mila euro del conto della vittima erano già stati prelevati e spesi”.

 

Ha insistito sul ruolo assolutamente marginale della sua assistita anche l’avvocato Francesca Romano, che difende la figlia della badante. “La mia cliente non conosceva l’anziano per cui lavorava sua madre, non viveva a casa sua e poteva mantenersi in modo autonomo. Entra in gioco solo perché riceve la delega a operare sul conto dell’uomo, ma il direttore della banca ci ha detto che l’anziano era in grado di capire cosa stesse firmando e i prelievi sono stati fatti attraverso un bancomat, quindi non c’è prova che sia stata la mia cliente a eseguirli”.

 

Dall’avvocato Alessandro Rondonotti, rappresentante di parte civile, è invece venuta la richiesta di una condanna, del risarcimento dei danni patrimoniali patiti dal suo assistito e della condanna degli imputati al pagamento delle spese.

La prossima settimana il giudice Antona Mussa emetterà la sentenza.

 

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