Olmo è a Bucha: una preghiera sulla tomba di una ragazza di 14 anni uccisa dai russi

Con il suo terzo viaggio umanitario per l’Ucraina, il primo direttamente “in” Ucraina, sia a Kiev sia nelle città distrutte e appena abbandonate dall’esercito di Putin, oggi Carlo Olmo ed i volontari vercellesi che sono con lui, si trovano a Bucha, la città martire di questa feroce e assurda guerra scatenata da Putin.

Il ciondolo del Lupo Bianco sulla tomba della ragazzina

Nella cittadina con meno di 30 mila abitanti, a ridosso della capitale, Olmo e gli altri vercellesi hanno potuto toccare davvero con mano l’orrore di una guerra che mai nessuno avrebbe voluto vedere nel cuore dell’Europa. Olmo ha visitato il cimitero di Bucha dove era in corso un funerale di soldati ucraini, ed il sacerdote greco cattolico padre Slavik ha portato la delegazione vercellese a pregare sulla tomba di una ragazzina di 14 anni uccisa dai russi, dopo che la sua casa era stata bombardata. Era stato padre Slavik a recuperare il suo corpo e a darle sepoltura nel giardino del condominio dove la ragazzina abitava.

Olmo e gli altri vercellesi hanno recitato il Padre Nostro e l’Ave Maria, e il filantropo vercellese ha depositato il ciondolo del Lupo Bianco sulla tomba. Un’esperienza terribile e incancellabile. I vercellesi hanno poi visitato il “cimitero” dei carriarmati e una trincea russa abbandonata da dieci giorni.

Tra non molto, la comitiva la comitiva si spostterà a Chmel’Nyc’kyi per portare derrate alimentari a 400 profughi del Centro di accoglienza di padre Slavik: arrivano da Mariupol, Karkhiv e Donetcs, i centri maggiormente colpiti dalla guerra.

Qundi Olmo e la sua comitiva lasceranno l’Ucraina per dirigersi, attraverso la Polonia, verso l’Europa centrale. Si dirigerà quindi verso Auschwitz e il Muro di Berlino, due altri simboli della ferocia e dell’oppressione dell’uomo sull’uomo e poi, il 17 maggio, arriverà a Bruxelles, dove Olmo è atteso ad una serie di interventi sull’esperienza dei profughi dall’Ucraina prima al Parlamento belga, poi alla Commissioni per i Diritti Umani e per le petizioni al Parlamento Europeo.

Per concludere, ci sia consentita questa osservazione. Carlo Olmo e le persone che sono con lui sono sicuramente i primi vercellesi ad avere visto con i loro occhi gli esiti della guerra scatenata da Putin, le devastazioni, il dolore, il coraggio del popolo ucraino. Cose che gran parte degli italiani, del mondo ha visto solo in tivù.

In una città normale le istituzioni inviterebbero subito la delegazione vercellese a raccontare pubblicamente la loro esperienza, tra l’altro basata sulla solidarietà, attraverso iniziative pubbliche di richiamo…Appunto… in una città normale.

Edm

 

 

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