Medici e infermieri insorgono: “No ai possibili nuovi tagli per il disavanzo in sanità”

La situazione finanziaria della Regione Piemonte è precaria, il debito è di 9,3 miliardi e nel 2020 inciderà sulla spesa corrente per quasi 500 milioni di euro, 50 in più rispetto allo scorso anno.

Lo ha detto ieri in una conferenza stampa il Presidente della Regione,  Alberto Cirio, spiegando poi che nell’ultimo anno la spesa di Asl e Aso ha superato di 407 milioni di euro le risorse del fondo sanitario nazionale ed è stata coperta con fondi extra o derivanti dalla gestione sanitaria accentrata. L’assessore alla sanità Luigi Icardi ha aggiunto: “La situazione è drammatica, siamo con un piede nel piano di rientro”. Proprio sulla Sanità si concentrano le principali preoccupazioni di questa giunta, dunque, anche se in aiuto della Regione arriverà il governo giallorosso che, incrementando il Fondo sanitario nazionale, garantirà 80 milioni in più per l’anno in corso. Fondi necessari a coprire una parte di quel sovrappiù di spesa previsto in alcune Asl e ospedali anche per il 2020. Inoltre Cirio ha annunciato l’istituzione di un fondo d’emergenza da 50 milioni che fungerà da ulteriore polmone per la Sanità cui vanno aggiunti un centinaio di milioni della gestione sanitaria accentrata. Per far quadrare i conti però bisognerà recuperarne, presumbilmente attraverso manovre di spending review, almeno altri 150 milioni.

 

Su questo fatto, oggi, medici e infermieri con il loro rappresentanti sindacali sono insorti mettendo chiari paletti al margine di “manovra” e di “tagli” alla Regione.

 

“Basta lacrime e sangue per la sanità piemontese” ha detto Anaao Assomed, tra le principali sigle sindacali dei medici ospedalieri. Il sindacato dei medici esprime “forte preoccupazione per la situazione” e spiega che: “Il Piemonte è stata l’unica Regione del Nord ad essere sottoposta al piano di rientro, con l’eccezione della Liguria. Lo è stata essenzialmente per questione di conti, visto che negli anni ha mantenuto buoni punteggi nei Lea, i livelli essenziali di assistenza”. Insomma, “la sanità regionale ha già pagato duramente, con tagli di posti letto, di personale, con accorpamenti e limitazioni delle possibilità di carriera dei dirigenti medici e sanitari. La spesa per la dirigenza medica nei sette anni del piano è calata di quasi 65 milioni, con il numero di dirigenti medici nello stesso periodo diminuito di 515 unità, i direttori di struttura complessa di 263, i responsabili di struttura semplice del 39% e i posti letto eliminati sono stati 1560. Ora basta”.

 

Il Nursing Up, sindacato degli Infermieri Italiani e delle professioni sanitarie, in una nota esprime ulteriore “grande preoccupazione per le cifre della sanità regionale che parlano di disavanzi da centinaia di milioni che, a tutt’oggi, non è chiaro come verranno affrontati”. Il Nursing Up poi attacca dicendo chiaro e tondo che “si opporrà con tutti i mezzi ad eventuali tagli o ridimensionamenti che comportino riduzioni o blocchi delle assunzioni, con ulteriori sacrifici che possano essere scaricati sulle spalle di chi, come gli infermieri, in questi anni, hanno già pagato più che in abbondanza, affrontando situazioni al limite con organici all’osso. La sanità non è solo numeri e contabilità, ma programmazione e capacità di gestire. Chiediamo con urgenza che l’assessorato spieghi quali saranno le intenzioni reali per affrontare i deficit di bilancio che sono stati annunciati”.

 

Claudio Delli Carri, segretario regionale del Piemonte e Valle d’Aosta del Nursing Up sottolinea: “Non comprendiamo come possa essere possibile che già giugno le proiezioni sui bilanci delle Asl prevedevano uno sforamento di almeno 200 milioni e l’assessorato non abbia ritenuto in alcun modo di agire. In una recente intervista l’assessore Icardi ha dichiarato che il contenimento dei costi necessario non contemplerà un blocco delle assunzioni, almeno non per i medici. E per gli infermieri? Esigiamo che l’assessore spieghi quali siano le sue intenzioni e ci convochi per approfondire il suo piano di contenimento della spesa, che comunque non potrà in alcun modo andare a toccare il personale. Deve spiegare ad esempio, anche, quanto ha inciso in tutto ciò la mobilità passiva, che ha notoriamente costi enormi per la Regione e deriva essenzialmente da errori di programmazione ed efficienza”.

“Noi ci opporremo con tutte le forze ad altri sacrifici sul personale – prosegue Delli Carri -. Gli ultimi dieci anni, con il piano di rientro già affrontato, ha messo a dura prova gli infermieri e gli operatori, e non si può proseguire su questa strada. Pur in queste difficoltà gli infermieri e gli operatori hanno risposto in modo egregio garantendo livelli assistenziali di grande qualità, ponendo la nostra regione ai primi posti in Italia. Tutto ciò, però, non è più sostenibile. Oggi gli infermieri e gli operatori sono stanchi e al limite e hanno necessità di sicurezza e programmazione, non di tagli. La Regione può garantire loro tutto ciò?”.

 

E sulla questione è intervenuto anche il sindacato degli infermieri Nursind con il suo segretario Francesco Coppolella che osserva come “negli anni precedenti evidentemente qualcosa non ha funzionato. I tagli sul personale, grandi e piccoli accorpamenti, chiusure e riorganizzazioni non hanno portato risultati che ci volevano far credere.  Ciò crea forte preoccupazione in previsione di un prevedibile taglio del personale che rappresenta sempre la prima risposta a queste inefficienze”.

“Non vorremmo – avverte Nursind – che a pagare il prezzo di una incapacità dirigenziale a trovare soluzioni per nuove economie siano nuovamente operatori e professionisti della sanità che hanno sostenuto il sistema per anni di blocco del turn over con enormi sacrifici. Adesso, a differenza di quanto fatto in precedenza, chi è chiamato a governare le aziende sanitarie piemontesi ed in particolari quelle con maggior deficit, ci dica fin da subito e con la massima trasparenza quali saranno le strategie e le economie che si vogliono portare avanti condividendo con operatori, parti sociali e territorio le scelte programmatiche. No a nuovi tagli sul personale addetto all’assistenza. Dobbiamo avere la rassicurazione che non si tolga ulteriore ossigeno ai servizi e si possa lavorare in sicurezza e con dignità. Si trovino altre soluzioni per evitare gli sprechi”.

 

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