L’esperienza degli studenti del Lagrangia in Terrasanta

Un piccolo gruppo di otto studenti dell’Istituto Superiore Lagrangia, accompagnati da cinque docenti, ha partecipato ad un viaggio in Terrasanta dal 24 al 27 ottobre scorso. Si è trattato di una iniziativa inconsueta, poiché per la prima volta la meta in questione è stata proposta in una scuola di Vercelli.

Infatti quei luoghi, teatro di scontri e conflitti, possono suscitare preoccupazione nelle famiglie; alcuni inoltre possono pensare ad un itinerario devozionale, non adatto alla scuola; altri possono considerarlo un’ulteriore distrazione dal lavoro scolastico. Ebbene, queste riserve sono state superate e il viaggio è stato un’esperienza davvero positiva. È stata una ricchissima occasione di apprendere conoscenze nuove, di religione, di storia, di arte, in un clima culturale straordinariamente stimolante, pur essendo certamente assai complesso ed eterogeneo; e ha costituto un momento fecondo di formazione personale, che ha lasciato una traccia significativa, per aspetti diversi, in tutti coloro che vi hanno partecipato.

Proprio per questo, i ragazzi stessi hanno chiesto di poter raccontare il loro viaggio all’Arcivescovo, che ha generosamente accolto l’invito, incontrandoli lunedì 3 dicembre nell’aula magna del Liceo Classico.

Hanno presentato all’arcivescovo il loro “diario di viaggio”, accompagnandolo con le belle e suggestive fotografie che avevano scattato nelle varie tappe. Il viaggio è iniziato dalla suggestiva Cittadella di Davide a Gerusalemme, sito archeologico importantissimo, ricco di tunnel sotterranei, da poco scavati e riportati alla luce, che raccontano la storia di una città davvero unica. L’itinerario è proseguito il giorno dopo con la visita della meravigliosa spianata delle moschee, con la maestosa cupola aurea che domina i resti del tempio degli ebrei, il cosiddetto muro del pianto, dove moltissimi fedeli si accalcavano per poter toccare almeno una pietra degli antichi resti e deporre un biglietto di preghiera.

Dopo i luoghi sacri degli ebrei e degli islamici, la visita ha portato alla basilica del Santo Sepolcro, chiesa dall’architettura composita, dove tutte le confessioni cristiane si ritrovano per ricordare il mistero della passione,morte e resurrezione di Gesù. La visita al cenacolo e alla chiesa di San Pietro in Gallicantu, costruita sul luogo dove si pensa che Gesù sia stato rinnegato da Pietro, ha concluso il secondo giorno.

Il giorno seguente, dopo il momento intenso della messa nelle grotte della basilica della Natività a Betlemme, il gruppo ha raggiunto il deserto di Giuda, con le sue rocce rossastre scolpite dal vento e avvolte dal silenzio più totale. Le emozioni sono proseguite al fiume Giordano e, spostandosi in Galilea, al Monte Tabor, il monte della trasfigurazione di Gesù. L’ultimo giorno è stato dedicato Nazareth e alla visita dei luoghi più significativi lungo le rive del lago di Tiberiade (Tabga, Cafarnao, il monte delle Beatitudini). Il viaggio dunque è stato breve ma intenso, grazie anche alla guida preziosa di don Paolo Angelino e alla organizzazione attenta di Maurizio Soffientini.

I ragazzi hanno poi presentato all’Arcivescovo le loro impressioni sul viaggio. Ne riportiamo una sintesi.

Alessia Formato ha dichiarato che ogni luogo visitato ha offerto spunti interessanti di riflessione: “Per esempio, abbiamo visto poche donne in giro da sole, per lo più erano accompagnate da un uomo: ho capito quanta libertà noi, soprattutto noi ragazze, abbiamo nel nostro mondo. Mi ha fatto molto pensare anche il giro serale nella cittadina di Betlemme: case povere e spoglie, strade strette e non illuminate, solo qualche uomo in giro, eppure da quel piccolo e povero paese è iniziato tutto!”

Felicia d’Ostuni si è detta particolarmente colpita dal paradosso di un paese come Israele, tanto avanzato tecnologicamente quanto arretrato nelle relazioni sociali, un paese (e soprattutto Gerusalemme) che non riesce a sfruttare il suo potenziale che lo potrebbe portare invece ad essere “il vero centro della rigenerazione spirituale universale, un modello a livello mondiale in favore dell’integrazione e della convivenza. Perché la diversità religiosa e culturale è un arricchimento per tutti”.

Paolo Romagnoli ha presentato il suo ricordo più vivo, legato alla chiesa del Santo Sepolcro: “una folla scomposta, gente che parla forte, qualcuno spezza un pane e lo condivide con chi gli sta vicino, beve, scatta una foto. L’attesa dura tre ore; poi, eccomi arrivato là dove, in un tempo lontano, tutto è finito e tutto è iniziato”.

La Terrasanta per Gaia Vaudano è un luogo dove “tra tanta diversità ci si sente liberi di essere quello che si è veramente, senza paura di essere giudicati. Il deserto, il lago, le colline…. paesaggi mistici che elevano mente e corpo, inducono a riflettere, a non riflettere, ad essere felici, ad essere tristi, a fare ciò che ci si sente di fare, di essere: una boccata d’aria per lo spirito”.

Per Gaja Paiola i luoghi visitati hanno rivelato “una bellezza e una spiritualità difficili da spiegare”; le ha fatto eco Corinna Paoli che ha aggiunto: “Sicuramente ciò che mi è rimasto più impresso nel cuore è la sottile percezione che questi siti emanano qualcosa di superiore e di ineffabile”.

Lorenzo Allolio ha espresso la convinzione di aver saputo cogliere un’occasione unica per imparare tante cose e ha raccomandato “un viaggio simile a tutti e soprattutto ad un credente: vedere e conoscere i luoghi originari della propria religione è assolutamente sensazionale!”.

Sara Cesano infine ha trovato il senso del viaggio in Terrasanta in questa frase che Papa Francesco ha rivolto nel 2015 al reverendo anglicano Charmers: “Siamo pellegrini e pellegriniamo insieme. Dobbiamo imparare ad affidare il cuore al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze e guardare anzitutto a quello che cerchiamo: la pace nel volto dell’unico Dio”.

Risulta evidente da questi commenti che la proposta dell’Istituto Superiore Lagrangia ha raccolto consensi unanimi e rappresenta a tutti gli effetti un “esperimento” di insegnamento e di formazione di grande valore.

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