Il capogruppo della Lega in consiglio regionale, il verbanese Alberto Preioni, è riuscito a scatenare una vera bufera politica attaccando in modo pesante i medici di famiglia in un comunicato stampa inviato nel pomeriggio nel quale ha scritto “Alcuni medici di famiglia, sindacalizzati, oggi ci attaccano. Vogliamo dire loro, e al loro presidente, che abbiamo segnalazioni di medici di famiglia che si sono negati, che non si sono recati dai malati, che li hanno aspettati giorni e giorni, e questo certamente non ha aiutato a contenere l’epidemia. E che avrebbero già dovuto avere le protezioni necessarie, perché anche in tempi normali possono avere dei malati infettivi e quindi le protezioni bisogna averle sempre”.
Il comunicato di Preioni intendeva rispondere, difendendo l’operato della Regione guidata da Alberto Cirio ma a trazione leghista, anche alle critiche che il notissimo chirurgo trapiantista delle Molinette e oggi vicecapogruppo Pd in Consiglio Regionale, Mauro Salizzoni, aveva mosso all’operato delle Regione nella gestione dell’emergenza Covid (ecco qui il link all’intervista a Salizzoni). Critiche e attriti che derivano da un’altra polemica che da qualche giorno separa medici e Unità di Crisi della Regione, dopo una lettera degli Ordini dei medici provinciali del Piemonte che denunciava diverse criticità e problemi nella gestione dell’emergenza Covid19 (a partire dalla enorme carenza di dispositivi di protezione e dalle grandi difficoltà affrontate dai medici di famiglia nell’assistere i malati sul territorio e nella comunicazione dei sospetti infetti) indicando proprio in una carenza organizzativa regionale e dell’Unità di Crisi una delle cause. Critiche alle quali aveva risposto proprio l’Unità di Crisi con un intervento assai duro, e contestato, del presidente del Comitato Scientifico dottor Roberto Testi (leggi qui)
Così ieri il professor Salizzoni, che mai ha nascosto le sue simpatie politiche sfociate nel suo ruolo istituzionale in Regione, ha duramente attaccato l’operato della giunta Cirio, sottolineando ad esempio la necessità di separare i percorsi dei contagiati creando strutture ad hoc per curarli e liberando gli ospedali generalisti, oppure l’importanza di fare estendere i tamponi e poi fare test diagnostici al fine di poter assegnare la patente di immunità.
A Salizzoni ha dunque risposto il capogruppo Preioni con un comunicato che ha sollevato un nugolo di critiche, sia per il passaggio che abbiamo citato sui medici di famiglia, sia, ad esempio, su ciò che ha scritto per la gestione delle Rsa: “Gli amministratori della Regione Piemonte in questi giorni stanno subendo dalle Minoranze attacchi immotivati. Oggi siamo in guerra, c’è gente che combatte questo mostro per salvare vite umane, e invece di essere con noi in trincea le sinistre sparlano comodamente sedute dal loro divano di casa in pantofole. Loro gli ospedali li hanno chiusi, noi li apriamo – dice Preioni -. Abbiamo aperto Verduno appositamente per il Covid, le Ogr di Torino saranno presto pronte, a Premosello la parte bassa della Rsa sarà aperta appositamente, e tanti privati convenzionati pubblici stanno lavorando esclusivamente per il Covid. I tanto vituperati privati che la sinistra ha sempre odiato. Pensate che in Piemonte siamo solo al 3% di strutture convenzionate. Invece tanti privati stanno facendo la loro parte e ci stanno aiutando per l’emergenza Covid19. Un aspetto da sottolineare delle Rsa, le Casa anziani, è che sono strutture private monitorate direttamente dai loro direttori sanitari. La Regione sta attuando dei protocolli, dando delle regole sempre più stringenti, però non dimentichiamoci che sono strutture private di natura privata”.
E mentre a Torino le reazioni a queste affermazioni non si sono fatte attendere, come riporta anche il sito di analisi politica Lo Spiffero (leggi qua), creando sconcerto anche nella maggioranza, anche a Vercelli sono state diverse le manifestazioi di solidarietà ai medici.
Tra i più duri a commentare il comunicato del capogruppo leghista è stato il vercellese Gabriele Molinari che, assieme al suo collega in Azione, Claudio Lubatti, ha scritto: “Con un comunicato in data odierna il capogruppo della Lega in Regione ha lanciato un duro attacco contro i medici di famiglia, genericamente accusando alcuni di loro di essersi “negati” e di non essersi recati dai malati. Quanto alla mancata consegna agli stessi medici di idonei DPI il capogruppo ha affermato testualmente “che avrebbero già dovuto avere le protezioni necessarie, perché anche in tempi normali possono avere dei malati infettivi e quindi le protezioni bisogna averle sempre”. Da cittadini e da esponenti politici riteniamo veramente incredibile che un rappresentante delle istituzioni lanci accuse tanto gravi e ingiustificate verso una categoria che proprio nell’emergenza in atto sta pagando un prezzo molto alto anche in termine di vite umane. Non dimentichiamo che dei 109 medici deceduti ben il 40,9% sono medici di famiglia e medici di continuità assistenzale. Per questo, anche a nome di Azione vogliamo esprimere la più totale vicinanza e la più piena solidarietà ai medici di famiglia, ringraziandoli per il lavoro quotidianamente svolto nell’interesse e a tutela di tutti i cittadini piemontesi e italiani”.
In serata poi è arrivata anche la replica dell’assessre regionale alal Sanità, Luigi Genesi Icardi, proprio agli strali di Slaizzoni, eccola: «Nel dire che le Asl e l’Unità di crisi hanno fatto il loro, Salizzoni conferma che la Regione si è mossa correttamente, perché è evidente che l’Assessorato alla Sanità opera proprio per il tramite delle aziende sanitarie e ospedaliere e attraverso l’Unità di crisi, appositamente costituita per far fronte all’emergenza. Il resto è la solita polemica politica, poco utile sempre e specie quando arriva da chi ha gestito la Sanità piemontese negli ultimi cinque anni e ce l’ha consegnata con le sue eccellenze, ma anche con le sue tante e gravi criticità, tra cui proprio quella dei laboratori per l’analisi dei tamponi che in Piemonte erano appena due in grado di grado di processarli, contro i quattordici del Veneto. Cosi come i posti di terapia intensiva, appena 287 ad inizio emergenza, un dato tra i più bassi di tutte le Regioni. Oggi i laboratori per i tamponi sono diventati diciotto, i posti in terapia intensiva più che raddoppiati e quelli in terapia sub-intensiva triplicati. Nessun paziente piemontese ha dovuto essere trasferito altrove per ricevere le cure in rianimazione, semmai è stato il Piemonte a dare una mano alla Lombardia nei momenti più drammatici dell’emergenza. Le parole di Salizzoni non offendono l’Assessorato alla Sanità, ma l’intero personale sanitario della Regione che ha reso possibile questo enorme sforzo per riportare il Piemonte nelle condizioni di combattere la sua battaglia più difficile. Prima della politica, viene il Piemonte».
Insomma la sensazione è che le polemiche nei prossimi giorni continueranno infuocate.