Il 2025 è un anno davvero speciale per la risicoltura italiana perché si celebrano importanti compleanni di due straordinarie scoperte che stanno tuttora caratterizzando il mondo legato alla terra d’acque: i cento anni della tecnica di incrocio (o di ibridazione) delle varietà di riso, sperimentata per la prima volta in Europa, presso la Stazione sperimentale di Risicoltura di Vercelli, dal professor Giovanni Sampietro, e gli ottant’anni della creazione della prestigiosa varietà Carnaroli (il re dei risotti) a cura del risicoltore Ettore de Vecchi che lo realizzò nella sua cascina di Paullo (Milano) incrociando le varietà Vialone e Lencino.
L’Ente nazionale risi, presieduto dalla vercellese Natalia Bobba, darà lustro a questi anniversari con una serie di iniziative che avranno il loro clou dall’11 al 14 settembre, a Vercelli, con quella Fiera internazionale del riso (“Risò”) tanto voluta, da anni, e anche in campagna elettorale, dal sindaco Roberto Scheda, e finalmente ottenuta anche grazie all’appoggio del Ministero dell’Agricoltura, della Regione e della Provincia.
Le celebrazioni per i cento anni dell’ibridazione e per gli ottanta del Carnaroli sono però di fatto già in incominciate ieri, venerdì, al Castello di Novara con la bellissima mostra “Rapsodia della risaia” (sottotitolo: l’Ente nazionale risi, ricordando Enzo Gazzone, racconta la risaia di ieri, oggi e domani) che festeggia un altro anniversario: i 55 anni dalla scomparsa dell’artista che ha creato questa “rapsodia”, composta da quaranta quadri che raccontano le stagioni del riso nei decenni scorsi quando in risaia operavano ancora mondine, trapiantini, buoi e cavalli, mentre laser ed elicotteri erano pura fantascienza: Enzo Gazzone.
La mostra, curata dalla professoressa Paoletta Picco, è stata inaugurata questo pomeriggio dalla presidente dell’Ente risi Natalia Bobba e dalla figlia del pittore, l’architetto Carla Gazzone, presenti i sindaci di Novara, Alessandro Canelli, e di Vercelli, Roberto Scheda. C’erano anche i due prefetti, Francesco Garsia (che era stato anche prefetto di Vercelli) e Lucio Parente; l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati, il presidente della Provincia di Vercelli e dell’Anci regionale Davide Gilardino, l’assessore comunale alla Cultura di Novara Luca Piantanida e quella all’Istruzione di Vercelli Martina Locca e il vice presidente del Coniglio comunale di Vercelli Gianni Marino. Ad arricchire ulteriormente la mostra di Gazzone, bellissime immagini d’epoca dell’archivio dell’Ente risi. Perfetto cerimoniere del vernissage, il direttore generale dell’Ente risi, Roberto Magnaghi.
La mostra, che resterà aperta fino al 2 febbraio nella sala delle Colonne del Castello di Novara (piazza Martiri della Libertà, 3), si può visitare tutti i giorni, dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 19. I visitatori potranno usufruire di un piccolo, ma esauriente, dépliant-catalogo confezionato in modo impeccabile da Paoletta Picco, con la prefazione della presidente dell’Ente risi.
La stessa mostra, arricchita da un’antologica con le opere più significative di Gazzone (messe a disposizione dalla figlia Carla) sarà riproposta a Vercelli nell’auditorio di Santa Chiara dal 6 settembre al 12 ottobre (dunque durante “Risò”) dall’Associazione culturale musicale “Angelo Gilardino” in collaborazione con il Comune.
Come hanno ricordato ieri sia la professoressa Coppo sia l’architetto Gazzone, la scoperta del “corpus” completo della “Rapsodia di Risaia” fu merito, nel 1996, dell’allora presidente della Soms di Villata Umberto Uga e del chitarrista, compositore e sublime critico d’arte Angelo Gilardino (con il prezioso appoggio del professor Pino Bo e della professoressa Vicentini, dell’Agrario), i quali trovarono il fil rouge che legava i quaranta quadri di Gazzone, mettendoli appunto in mostra a Villata e realizzando uno straordinario catalogo (ristampato in più edizioni) che conteneva una prefazione di Gilardino definita da Paoletta Picco “ancora oggi testo critico insuperabile”.
Già lo scorso anno la prima rassegna di concerti, mostre e conferenze “Il legno che canta” dedicata a Gilardino aveva messo in luce il rapporto tra il compositore vercellese e tre pittori vercellesi che egli amava, organizzando una bella e molto ammirata mostra nel Museo del Tesoro del Duomo con quadri di Umberto Ravello, Ferdinando Rossaro e, appunto Gazzone. Quest’anno a Gazzone, dall’Associazione che ricorda e onora Gilardino, sarà dedicata un’intera mostra.