E’ stato il medico che ha chiesto, e subito ottenuto, l’appoggio di Carlo Olmo ai colleghi di Bergamo e che l’ha accompagnato nella missione al “Golgota d’Italia”, quando il benefattore vercellese è andato a consegnare ai medici di famiglia orobici duemila mascherine ffp2, più preziose, in quei giorni di tutto l’oro di Fort Knox.
Dal 1980 dipendente ospedaliero (nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del Sant’Andrea, con il professor Andreoli e poi con il dottor D’Addato), e poi, dall’89, medico di famiglia (e da dieci anni segretario provinciale della categoria) , nonché vice presidente dell’Ordine dei medici, il dottor Gianni Scarrone (nato a Borgo Vercelli come il suo amico fraterno e presidente dell’Ordine Pier Giorgio Fossale) ha l’ambulatorio a Borgo Vercelli e a Villata, ed è uno dottori più conosciuti e stimati della provincia, nonché uno dei primi a utilizzare l’Idrossiclorochina (il Plaquenil) nella lotta al Covid. Sentiamo dalla sua voce come ha vissuto, “sul campo” la battaglia contro il Coronavirus.
IL VECCHIO TRIAGE: “CONTATTI CON LA CINA?”
Quando vi siete accorti che il triage che originariamente stavate facendo per distinguere i presunti malati Covid da quelli colpiti da una semplice influenza – e cioè domandare se avevano avuto contatti anche indiretti con la Cina – era del tutto inutile perché il virus aveva già preso possesso del nostro Paese?
“All’inizio dell’ultima decade di febbraio. Ho un ricordo nitido di quei giorni, perché sono stati gli ultimi, per tanto tempo, di quiete. Ero stato ad Oropa e mai avrei potuto presagire quanto ci stava cadendo addosso. Poi il 21 febbraio, ecco che viene ricoverato a Codogno il cosiddetto paziente numero uno, scatta l’emergenza e viene istituita la prima ‘zona rossa’ in Italia. Ci sembrava un evento di cui seriamente preoccuparci ma, sinceramente, non pensavamo anche allora che quell’episodio, pur drammatico e preoccupante (anche se poi fortunatamente Mattia si è salvato) avrebbe avuto ripercussioni sull’intero Paese, anzi sull’intera Europa. In ogni caso, cambiò subito il triage per il Covid, non domandavamo più al paziente con la febbre se avesse avuto contatti, anche indiretti solo con la Cina, bensì con abitanti dell’area di Codogno. Purtroppo, era già troppo tardi anche con quel nuovo approccio, ma non lo sapevamo”.
ARRIVA LO TSUNAMI
E allora quando suonò il campanello d’allarme?
“Per quanto mi riguarda il 5 marzo. Già il 27 febbraio, comunque, avevamo convocato una riunione d’urgenza all’Ordine dei medici, cui avevano partecipato circa 25 colleghi per capire che cosa stava accadendo, per incominciare a parlare di precauzioni. Ma il 5 marzo, che era un giovedì, avrei dovuto convocare una riunione della nostra équipe territoriale, invece, tutti d’accordo, decidemmo di sentirci via Google Meet.
Che cos’è un’équipe territoriale, e perché annullaste la riunione “dal vivo”?
“L’équipe territoriale è un’assemblea di medici che comprende un certo numero di sanitari, divisi secondo le zone territoriali di competenza. Nell’area di Vercelli ce ne sono tre, due a Santhià, altre tre nel Nord della Provincia. Nelle otto équipe sono presenti ovviamente tutti i 120 medici di famiglia della Provincia. Dovevamo dunque vederci giovedì 5, ma poco prima all’ospedale di Vercelli era stato ricoverato un primo paziente Covid, un autotrasportatore; quasi contemporaneamente ne era arrivato uno da Valduggia. Cosicché ci sentimmo per via telematica appunto giovedì 5. Quello stesso giorno, si presentò da me in ambulatorio un uomo che aveva febbre alta da quattro giorni e che non stava per niente bene. Preoccupatissimo lo ricevetti a mani nude, molto preoccupato e gli prescrissi la cura tradizionale, tachipirina e un antibiotico. Da quel giorno decisi che avrei sempre indossato una mascherina ed i guanti e me li procurai personalmente”.

IL RICOVERO DELL’AMICO PIER GIORGIO
E l’Asl?
“L’Asl mandò a chiamare, l’8 marzo, i rappresentanti sindacali dei medici, degli infermieri, dei tecnici di laboratorio. Ricordo bene quel giorno. Chiamai Fossale per dirgli che gli avrei riferito, ed egli mi disse che non stava bene, che aveva la febbre. Mi preoccupai tantissimo. Durante quella riunione, la dottoressa Serpieri, nell’aula magna del Sant’Andrea, ci illustrò le norme essenziali di sicurezza. Ricordo che io avevo la mascherina, ma tanti colleghi no. La preoccupazione stava giustamente montando, e quattro giorni dopo ricevetti la terribile telefonata di Fossale: ‘Sono al Pronto soccorso, ho la febbre e l’ossigenazione a 88. Mentalmente incomincia a pregare per lui, ma anche per tutti noi. Era chiaro che ormai il virus era qui, e che anche il nuovo triage era assurdo. Altro che Codogno e dintorni, il Covid era ormai ben insediato anche a Vercelli. E scattò, a Vercelli, come in tutt’Italia, il lockdown.”
A MANI NUDE
Qual era il suo stato d’animo in quei giorni, e quello dei suoi colleghi?
“Eravamo disperati e terrorizzati. La gente non poteva uscire di casa, ma, previa telefonata con il triage, del tutto riveduto e corretto, poteva venire in ambulatorio. E con che cuore noi medici avremmo potuto, di fronte a casi incerti, rifiutare una visita? Solo che eravamo davvero terrorizzati. L’Asl ci aveva messo a disposizione dieci mascherine chirurgiche, qualche guanto e un unico camice monouso che si allacciava in modo molto scomodo da dietro. Insomma, eravamo quasi indifesi contro i droplet del Coronavirus, ed io dicevo a tutti coloro che venivano in ambulatorio di indossare la mascherina. Ma ricorderete che quasi nessuno a Vercelli riusciva a trovarne. Allora insistevo: fatevele con la carta da forno, legatevi un foulard sopra bocca e naso, ma capirà che la situazione era davvero drammatica. Ogni giorno bollettini di guerra, con centinaia di morti. E il mio amico Marzio Grigolon che, dalla Rianimazione, mi diceva, disperato: continuano ad arrivare polmoni ‘bianchi’. Come possiamo salvare gente che ci giunge in queste condizioni? In mezzo a tante tragedie, almeno una notizia buona: l’amico Giorgio non era più in pericolo. Ma capirete che in quei giorni la disperazione era tanta, e anche la paura”.
IL MIRACOLO “DI NATALE”: CARLO OLMO
E poi che cosa accadde?
“Un miracolo. Una persona che lei conosce molto bene mi mise in contatto con l’avvocato Olmo, che conoscevo solo di fama, ma non di persona. Lo chiamai: ‘So quanto sta facendo per l’ospedale, voglio però dirle che ci sono 120 medici di famiglia che ogni giorno rischiano la vita. Perché non abbiamo più Dpi e non possiamo abbandonare i nostri malati. Olmo non ci pensò un attimo: ‘Vi procuro subito 3 mila mascherine Ffp2. Non potevo crederci, mi sembrava impossibile. Non riusciva nessuno a darci uno straccio di mascherina e lui ce ne procurava tremila? No, era impossibile. E invece fu possibile. Quando andai a prenderle in via Delpiano, le confesso che mi inginocchiai. Fui in grado di distribuire un numero importante di ffp2 a tutti i nostri 120 medici e ricordo che una dottoressa della mia équipe, scrisse su Faceboopk quel toccante pensiero riconoscente a Olmo: ‘Oggi è arrivato Babbo Natale…’. Perché era proprio così, senza quei Dpi, cui poi Olmo ne ha fatti seguire, sempre per noi, tanti altri, non ci saremmo salvati e non avremmo potuto curare i nostri pazienti. Olmo è stato determinante. Gli dobbiamo riconoscenza eterna, quel gesto ha cambiato il corso della nostra vita quotidiana, della nostra battaglia al Covid. E con Olmo mi consenta di ringraziare anche coloro che ci hanno fatto altre preziosissime donazioni di Dpi, dal Soroptimist dell’avvocato Rita Buccetti, alla Polioli. Non dimenticheremo mai questi benefattori”.

IL PLAQUENIL? NESSUNA EVIDENZA SCIENTIFICA, MA FUNZIONA
E intanto, avete incominciato pure voi a capire come riuscire a non mandare più “polmoni bianchi”all’ospedale. Siete stati tra i primi a usare il Plaquenil, cioè la idrossiclorochina, come vi è venuta questa idea?
“Andando a leggere tutto ciò che le più importanti riviste mediche stavano pubblicando nel mondo, confrontandoci in continuazione, ovviamente in remoto, all’interno della nostra équipe e ricevendo indicazioni importanti innanzitutto dal mio amico Fossale, sulle cure cui era stato sottoposto, e poi direttamente da quel genio, non saprei definirlo in altro modo, del dottor Silvio Borré, che ci ha inviato il protocollo di cura del Covid a domicilio, proprio per scongiurare la polmonite interstiziale, i famosi ‘polmoni bianchi’ di cui mi parlava Grigolon”.
Qual è questo protocollo?
“Il Plaquenil unito ad un antibiotico, ad esempio il Rochefin, o ad antivirali. Ultimamente gli stiamo associando anche l’Enoxaparina, che blocca la formazione di coaguli del sangue…”
Sa che sul Plaquenil come farmaco anti Covid ci sono perplessità…
“Non abbiamo evidenze scientifiche, ma io so che funziona. E sempre più spesso lo prescriviamo all’inizio dell’infezione, per evitare che si espanda, che raggiunga i polmoni…”
Tuttavia, ci sono anche controindicazioni…
“Tutti i farmaci hanno controindicazioni. Anche l’Aspirina…E’ ovvio che il mio non è un invito ad andare a saccheggiare le farmacie senza passare dal medico di famiglia. Ma la stessa Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco ci ha autorizzati a usarlo contro il Covid e, per quanto riguarda gli effetti collaterali, non ne ho riscontati nei miei pazienti che curo da tempo per l’artrite reumatoide appunto con il Plaquenil. E poi, in chiave anti Coronavirus, lo si usa al massimo per dieci giorni, non per un’intera vita”.
ARRIVEREMO PRESTO AL FARMACO

Quindi è d’accordo con Trump, che lo usa come profilassi anti-Covid?
“Se non ci sono evidenze scientifiche per l’utilizzo del Plaquenil come cura, ancora meno possono essercene sul suo uso come profilassi. Però ho già sentito di virologi che suggeriscono di prenderne una pastiglia alla settimana per prevenzione, sa, un po’ come si fa per gli antimalarici prima di andare in Africa…”
Ma si arriverà prima o poi al farmaco specifico contro il Covid?
“Io penso proprio di sì, e ben prima del vaccino. E non vedo l’ora che ciò accada. Ma per il momento usiamo ancora cautela, molta cautela nei comportamenti quotidiani. Non disperdiamo scioccamente i risultati ottenuti in due mesi di duro, ma necessario isolamento”.
ENRICO DE MARIA





