Vercelli dopo le 18: una città spettrale che rinnova l’angoscia del lockdown

Robert Kennedy Tagliafierro

 

Una Vercelli davvero irreale ha incominciato ad oscurarsi poco prima delle 18 ed è diventata davvero una città fantasma, che metteva angoscia. Spenti i bar, spenti i ristoranti, poca gente in giro a commentare un provvedimento contestassimo che in altre città, ma assai più grandi, ha portato addirittura a guerriglie urbane, non certo da addebitare agli esercenti furiosi, quanto a frange più di criminali che di teppisti, che si sono infiltrate nelle proteste.

Ricordiamo che Vercelli reagirà contro lo stop dei pubblici esercizi a partire dalle 18 e contro altre parti dell’ultimo Dpcm (in modo particolare le chiusure di cinema, teatri, palestre e piscine) mercoledì – si spera in modo assolutamente pacifico – aderendo al flash mob indetto a livello nazionale dalla Fipe-Confcommercio. Orario esatto e sede della protesta (che sarà comunque di mattina) non sono stati comunicati apposta trattandosi appunto di un flash mob e anche per tenere distanti i malintenzionati che hanno dato pessima prova di sé a Napoli, Roma, Torino e Milano.

La manifestazione, durante la quale vi sarà un momento di silenzio, vuole porre l’accento sul fatto che il dramma della pandemia sta sviluppando anche altre vittime oltre a quelle direttamente colpite dal virus, nelle attività lavorative stroncate dalle restrizioni con le famiglie che queste attività sostengono.

Ma intanto questa sera abbiamo voluto sentire, a nome di tanti colleghi, la voce di uno dei ristoratori che centinaia di lettori ci avevano segnalato come esempio per tutti, a proposito di rispetto quasi maniacale delle disposizioni anti Covid. Avendo cercato di agire sempre nel rispetto assoluto delle disposizioni, Robert Kennedy Tagliafierro , titolare di un noto ristorante-pizzeria di corso Libertà, si sente adesso doppiamente defraudato.

Spiega, pacato, ma con tanta amarezza: “Non ci aspettavamo proprio una scelta del genere che metterà definitivamente in ginocchio tutto il nostro settore. Già avevamo faticato, e non poco, per convincere la gente a tornare a sedersi al ristorante dopo il lockdown. Per quanto ci riguarda abbiamo puntato tutto sul far sentire totalmente al sicuro chi tornava a sceglierci: abbiamo eliminato un centinaio di posti a tavola, registrato tutti coloro che entravano, usato sempre le mascherine e convinto i clienti ad usarle quando si spostavano all’interno del ristorante. E poi siano stati maniacali sull’igienizzazione. E così, a poco a poco stavamo recuperando la nostra clientela e in alcuni weekend ci era addirittura successo di rinunciare a parte della clientela, per non sforare sugli ingressi consentiti: non abbiamo mai aggiunto un tavolo in più. Ed ora apprendere che tutti questo sforzi sono stati ripagati impedendoci di lavorare la sera ci fa male, tremendamente male”.

edm

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