Tutte le ragioni del NO al taglio dei parlamentari

Da sinistra Bagnasco, Rocutto e Sollier

Se passa questa riforma del taglio dei parlamentari, il Piemonte che sinora esprimeva 22 senatori ne eleggerà 14, cinque col sistema maggioritario e nove con il proporzionale. Inoltre i senatori saranno espressi solo dai partiti che potranno andare oltre la soglia dell’undici per cento, ledendo gravemente il principio di rappresentatività anche delle forze  minori. E, per giunta, gran parte di questi parlamentari sarà espressa da Torino e dal Torinese perché, con questa riforma in quasi tutte le regioni le province che non siano il capoluogo avranno appunto una rappresentatività davvero marginale. Il Piemonte, in Parlamento, sarà Torino, la Liguria sarà solo Genova e così via.

Queste alcune considerazioni espresse poco fa, al bar Cavour, dal Comitato per il No al referendum del 20 e del 21 settembre. Il Comitato, che dà corpo ad una vera pletora di partiti e di movimenti (l’elenco è lunghissimo) era rappresentato dal suo portavoce Sergio Bagnasco, quindi da Roswitha Flaibani per +Europa, da Lorenzo Mortara per il Partito comunista dei Lavoratori, da Norberto Greppi per Articolo 1, da Sara Rocutto, iscritta al Pd che voterà “no” (e che ovviamente ha parlato a titolo personale) e da Paolo Sollier.

Tutti hanno espresso i loro motivi (anche diversi) per il “no” ed in particolar modo Greppi ha ricordato che se a livello nazionale il movimento di Roberto Speranza e di Pier Luigi Bersani 1 si è espresso per la libertà di voto dei suoi iscritti ed elettori, a livello vercellese e provinciale Articolo 1 è decisamente per il “no”.

Da sinistra Greppi, Mortara e Flaibani

Tra le motivazioni espresse dagli intervenuti – ed in particolare dal portavoce del Comitato Sergio Bagnasco -, segnaliamo quelle di rilievo. Innanzitutto viene smentita la “bugia” dei sostenitori del “sì”, secondo cui l’Italia ha il Parlamento “più numeroso d’Europa”. “Nella classifica Ue, Regno Unito compreso, l’Italia è al 24° posto, su 28 Nazioni, in rapporto alla popolazione, per la Camera dei deputati e al 10°, su 13, per il senato. “Con il taglio proposto – ha ribadito il Comitato per il No – diventeremmo l’ultimo Paese per rappresentanza alla Camera e l’undicesimo per il Senato”.

Al di là di questa considerazione basilare, il Comitato ha fatto rilevare, e l’ha messo nero su bianco su un depliant che sta distribuendo in questi giorni, che la drastica riduzione dei parlamentari proposta dai fautori del Sì determinerà, come abbiamo visto per il Piemonte un serio problema di rappresentatività in Senato penalizzando fortemente le forse politiche al di sotto della soglia del 12 per cento.

In secondo luogo la vittoria del Sì depotenzierebbe ulteriormente il Parlamento aumentando il potere degli apparati di partito nella scelta dei candidati. E’ poi evidente, sempre secondo il Comitato del No, che la riduzione dei parlamentari non migliorerà affatto la qualità degli eletti, ma rallenterà il processi legislativo e provocherà un vistoso squilibrio nella rappresentanza tra camera e Senato, accentuando l’instabilità politica. E poi il punto centrale  del confronto: “Perché, anziché andare a rivedere gli articoli 56 e 57 della Costituzione, se il problema era davvero quello di fare risparmiare agli italiani pochi milioni di euro, non si è proceduto con una semplice legge ordinaria tagliando le indennità dei parlamentari?”.

Secondo il Comitato del No vercellese e valsesiano (che, ricordiamolo, si era formato per bloccare il referendum proposto da Renzi e che non si è mai sciolto da allora) una revisione del genere doveva essere inserita in un ambito assai più vasto di riforme costituzionali impedendo ad esempio, come può avvenire oggi, che la legge elettorale consenta ad una coalizione che arriva al 40 per cento dei consensi di conquistare fino al 70 per cento dei parlamentari eleggendosi il proprio Presidente della Repubblica, controllando la Corte Costituzionale e modificando a proprio piacimento la Costituzione. Per il Comitato sarebbe indispensabile trovare garanzie e contrappesi per evitare questo rischio, gravissimo, di compromettere il pluralismo e non tagliare semplicemente i parlamentari con una mera operazioni di stampo decisamente qualunquistico.

Il Comitato del No vercellese e valsesiano ha annunciato di avere messo in cantiere, da qui al voto dei 20 e 21 settembre, una serie di iniziative pubbliche per convincere gli elettori. L’11 settembre, con l’organizzazione della Cgil, la Sala Soms ospiterà un confronto fra Sergio Bagnasco e il segretario politico di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo, che illustrerà le ragioni del Sì. Inizio alle 21.

Il 15 settembre, appuntamento alle 18 al Circolino dell’Isola, dove stavolta Bagnasco se la vedrà probabilmente con un rappresentante del Movimento 5 Stelle. Il 17 si torna alla Soms con la chiusura della campagna referendaria per il No. Inoltre sabato e domenica, a cura di +Europa, saranno allestiti in piazza Cavour dei tavoli per illustrare alla cittadinanza le ragioni del No.

Edm

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1 commento

  1. La vera sinistra e’ contro il governo (dell’asinistra) e la meno finta delle opposizioni al Governo e’ .. a favore del Governo. Repubblica in coma?

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