Sgominata dalla Mobile una centrale di spaccio da 10 mila euro al giorno

La conferenza stampa del dottor Tuccillo stamane in questura

La Polizia ha definito questa operazione “Scimbla”, dal nome di un bosco tra Carpignano Sesia e Gattinara, dove una banda formata da cittadini italiani e stranieri (marocchini e peruviani) riusciva anche a guadagnare diecimila euro al giorno (sì, avete letto proprio bene) spacciando droga.

Un’operazione parallela a quella che la stessa Squadra Mobile illustrò a fine luglio e che prese il nome “Aquila Nera”, dal famoso ristorante a ridosso del quale si trovavano le aree boschive di spaccio e che non c’entrava niente, però, con spacciatori e assuntori. Solo che stavolta l’area di commercio non si trova sulla sponda destra della Sesia, ma sulla sinistra.

Il grazie del nuovo questore Di Domenico ai suoi uomini per l’importante operazione anti crimine

Anche questa mattina i dettagli dell’operazione, che ha portato all’arresto, complessivamente, di sei persone, sono stati illustrati in una conferenza stampa in questura (con tutte le debite distanze di sicurezza) dal dirigente della Squadra Mobile, il commissario capo Gian Luca Tuccillo. Prima, con un gesto di grande cortesia, il nuovo questore Maurizio Di Domenico è passato a salutare i giornalisti e a congratularsi con i suoi uomini della Mobile.

 

Ecco, in sintesi, che cosa hanno accertato gli agenti della sezione Antidroga della Mobile, durante poco meno di un anno e mezzo di serrate e diffcili indagini. Hanno appurato che nei boschi tra il Vercellese e il Novara (in particolare tra Gattinara e Carpignano) alcuni magribini avevano impiantato una vera centrale di spaccio di cocaina eroina e hashish, che riforniva consumatori provenienti dalla province di Vercelli, Novara, Biella e Verbania. Un mercato in grado di fruttare 8-9, ma anche 10 mila euro al giorno, continuo e ben organizzato, al punto che come uno di loro finiva in carcere, subito veniva rimpiazzato.

Molte le accortezze escogitate dalla banda per non fari sorprendere dalle forze dell’ordine. Innanzitutto, come è stato spiegato questa mattina dal commissario capo Tuccillo, la scelta di non trasportare la droga di volta in volta in auto dal Milanese (da dove presumibilmente avvenivano i rifornimenti), ma di rischiare di trasportarne grandi quantità in pochi trasferimenti, e di sotterrarla lì, aspettando la clientela. Quindi la scelta di dormire anche all’aperto (e anche di inverno) nei boschi, scelta del resto pressoché obbligata durante il lockdown perché era impossibile circolare in auto.

Altra accortezza, come nel caso di “Aquila nera”, quella di scegliere una zona impervia, nei boschi per il commercio della droga, zona a volte difficile da individuare da parte degli stessi consumatori di droga che però riuscivano infine a trovarla grazie al tam tam degli sms e dei messaggi WhatsApp.

C’erano insomma tutte le condizioni per mettere in difficoltà anche un’Antidroga sagace e collaudata come quella della Mobile vercellese che però alla fine, partendo dall’individuazione originaria di due marocchini (e qui siamo all’inizio dell’autunno 2019), già noti alle forze dell’ordine, e all’arresto di un peruviano di 31 anni che aveva addosso 30 grammi di eroina. Ma al posto dei tre già individuati, ecco subentrare altri spacciatori: un pregiudicato di Ghemme ed un altro magrebino, a loro volta finiti presti nel mirino della Mobile di Vercelli.

Ma era solo l’inizio di “Scimbla”. Per arrivare a sgominare l’intera banda sono stati necessari continui appostamenti, interrogatori, pedinamenti. Anche perché uno dei marocchini – quelli identificati all’inizio – dopo essere stato arrestato una prima volta e messo ai domiciliari, continuava ad evadere per tornare a spacciare nei boschi di Gattinara e Carpignano. Poi, vistosi ormai braccato dalla polizia, riusciva ad espatriare in Spagna. A quel punto, la procura di Vercelli ha emesso un mandato di arresto europeo.

Si è così arrivati al settembre dello scorso anno, quando la Mobile ha avuto un’informazione sicura: il marocchino pluri ricercato, e probabilmente a capo della banda, era tornato in Italia. Da quel momento gli uomini del commissario capo Tuccillo si sono messi alla sua ricerca finché ieri mattina sono riusciti a individuarlo a Milano: un italiano l’aveva appena caricato in macchina per portarlo nei boschi di Scimbla. Gli agenti sono intervenuti subito: hanno arrestato il ricercato e l’autista, e la cattura non è stata indolore, visto che un poliziotto ha riportato lesioni giudicate guaribili i ventun giorni. Ai reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti si è dunque aggiunta la resistenza a pubblico ufficiale.

In totale nel corso dell’operazione, sono stati recuperati 250 grammi di cocaina, 150 di eroina e 50 di hashish, che, sul mercato, avrebbero fruttato agli spacciatori 50 mila euro: tanti soldi, ma una goccia rispetto a ciò che è entrato in tasca alla banda in questo anno e mezzo. Dunque, per la Mobile vercellese, un’impresa anti-crimine davvero di grande rilievo.

edm

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2 Commenti

  1. Indagini che andavano avanti da un anno e mezzo si sono concluse poco dopo l’arrivo del nuovo Questore che si e’ complimentato con gesto di grande cortesia. Anche il precedente Questore ha dimostrato “cortesia” e signorile altruismo nel non concludere prima della propria partenza? ? Quando il giro d’attari giornaliero non aveva ancora raggiunto gli 8/10 mila euro al di’.. forse veleggia serenamente sui 7/9 mila? .. mancava l’ultimo tassello di “indagine” ..

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