Il Presidente della Regione agli studenti: “Il mio dovere è tutelare la salute e il bene dei piemontesi”

Pubbichiamo la lettera che il Presidente della Regione Alberto Cirio ha inviato agli studenti per spiegare le ragioni della scelta di mantenere chiuse le scuole dalla seconda media in su pur con il Piemonte in zona arancione. Scelta che, nelle scorse ore, ha suscitato polemiche e discussioni da parte di genitori e studenti che invece vorrebbero la riapertura.

Ecco la lettera di Cirio

 

 

Cari studenti, dai più piccoli ai più grandi. Cari genitori, cari nonni. Cari insegnanti.

Fare il Presidente non è facile mai e lo è ancor meno adesso, avendo il compito di fare scelte sulla scuola nel pieno di una pandemia. Io sono il presidente del Piemonte, ma anche un marito e un papà, e i dibattiti e le riflessioni su questo tema li vivo fuori, ma li ritrovo ogni sera e ogni mattina anche a casa.

Da qualche giorno il Piemonte è in zona arancione e questo, in automatico, mantiene la didattica a distanza per le superiori, ma riporterebbe a scuola in presenza le seconde e terze medie. Io ho scelto invece, per ora, di mantenere anche per loro la dad.

Mi chiedete il perché di questa scelta. Cercherò di rispondere nel modo più semplice, anche se “semplice” in questo momento non lo è per nessuno. Non lo è per voi. Non lo è per me.

Cosa avrei potuto fare? Secondo qualcuno finta di niente suppongo. Avrei potuto ignorare il parere dei nostri medici ed epidemiologi, persone la cui voce è ascoltata e stimata in Italia come all’estero, che mi sottolineavano come potesse essere prudente mantenere per queste classi la didattica a distanza, essendo ormai vicini a un periodo di festività in cui il rischio di contagio diventa più alto. Giorni che da sempre amiamo trascorrere con i nostri parenti e i nostri nonni, ma dove la possibilità di portare a casa il virus proprio tra i nostri affetti più cari sarebbe molto amplificata dopo due settimane di ritorno a scuola in presenza, senza aver ancora risolto i problemi di ciò che avviene prima e dopo l’ingresso in classe.

Avrei potuto ignorare questi pareri, perché in fondo spetta a chi governa decidere. Sarebbe stato più semplice. Voi ora non protestereste e, se domani il contagio fosse cresciuto, avrei potuto dare la colpa, come spesso si fa in politica, ad altri. Ad esempio a chi ha stabilito le regole della zona arancione.

Ho pensato però che non fosse serio. Perché questa è una emergenza sanitaria e la politica deve saper tener conto del parere degli esperti e anche dei numeri. Complessi, ma anche chiari e trancianti. Tradurli in parole non è facile, ma ci provo.

Dall’inizio della scuola la curva del contagio è cresciuta quasi in verticale per le fasce d’età delle scuole medie e superiori e in modo molto più contenuto per elementari e materne. Il contagio è stato più del doppio tra gli 11 e i 18 anni, di conseguenza lo è anche il rischio di continuare a contrarre il virus.

Mi chiedete, poi, perché altre regioni abbiano fatto scelte diverse. Io devo fare i conti con il Piemonte e con il sistema sanitario che ho ereditato e che paga, oggi, decenni di tagli e di smantellamento della medicina territoriale, che lo porta ad ospedalizzare il doppio rispetto alla media italiana. Quindi da noi il dato Rt, che ci dice che il virus rallenta, è un criterio fondamentale, ma non può essere l’unico. Occorre sempre avere un occhio ai posti letto, parametro in continuo miglioramento, ma che non può e non deve essere sottovalutato.

È sulla base di questi dati che fare finta di niente sarebbe stato da irresponsabili.
Per cui mi sono fatto carico di una decisione difficile, ma che risponde a una linea di prudenza che in questi nove mesi ho sempre adottato e ritenuto la più corretta.

Tutti voi, studenti, insegnanti e famiglie, in ruoli diversi state dimostrando un impegno enorme per garantire l’eccellenza della nostra scuola, anche a distanza. E anche noi siamo al lavoro per riportarvi al più presto tutti in classe, intervenendo sui trasporti ma anche sugli orari e sul calendario scolastico per potenziare la scuola in presenza, soprattutto per le terze che hanno l’esame. Perché vogliamo che tutti tornino a scuola, ma che questa volta sia per sempre.

Le scelte che abbiamo fatto non sono figlie dell’emotività. Sono scelte che si fanno perché si devono fare.
Anche se non generano consenso.

Perché prima del consenso per un presidente viene il dovere. E il mio dovere è tutelare la salute e il bene dei piemontesi.

Il Presidente della Regione Piemonte

Alberto Cirio

Love
Haha
Wow
Sad
Angry

1 commento

  1. Mi chiedo: serve ancora cercare in maniera sporadica e confusionaria di fare una politica locale in contrasto o almeno “diversificata” da quella nazionale se poi si vota il bilancio all’unanimità e si dicono -gira e rigira- le stesse cose? Qualcuno ancora crede alle parole del Governo centrale e di tantissimi, forse tutti i 20 Presidentini di Regione? Si aspetta forse la Corte Suprema americana per sapere cosa bisognerà fare e dire?

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here