Passa il Giro a Vercelli: magia, empatia e trasfigurazione della corsa in Rosa

Foto Renato Grepoi

Passa il Giro d’Italia e Vercelli mette il vestito della festa, riversandosi nelle strade (per quanto concesso dalla situazione attuale) ad applaudire il passaggio della carovana rosa, in transito dal capoluogo bicciolano nel finale della seconda tappa che da Stupinigi ha portato il gruppo all’arrivo di Novara, dopo 179 km di corsa. Lungo il percorso, comprensibilmente, non si sono potute assiepare come di consueto folle oceaniche, ma il colpo d’occhio lungo le vie cittadine interessate dal passaggio della corsa rosa, è stato comunque notevole. Nell’arrivo allo sprint in viale Kennedy a Novara, il podio di giornata ha ospitato quarti di nobiltà pura: a tagliare per primo il traguardo è stato il velocista belga Tim Merlier, già campione nazionale su strada nel 2019, davanti al campione italiano ed europeo in carica Giacomo Nizzolo e ad Elia Viviani, già campione italiano nel 2018 ed europeo nel 2019 nonché oro olimpico in pista a Rio 2016

Traguardo Volante a Vercelli con la maglia rosa Filippo Ganna (Foto Michelone)

Magia, empatia e trasfigurazione, questa è l’essenza del Giro d’Italia. Il Giro d’Italia è magia. Il Giro è l’unico evento nazional-popolare sul territorio italiano, unitamente al Raduno degli Alpini, in grado di mettere tutti d’accordo. Sulle strade del Giro d’Italia, si riversano appassionati di ogni fascia d’età, di ogni estrazione sociale, di ogni fede, di ogni sesso, tutti accomunati da un unico obiettivo; non si vedono ultrà, fazioni politiche, niente buoni e niente cattivi; soprattutto, nessun fazioso. In un paese quotidianamente diviso da questioni di campanile spesso assurde e incomprensibili, questo pur effimero momento di comunione è un momento di puro sollievo per il cuore, qualcosa che non ha riscontri in altri contesti. Probabilmente, se il Giro d’Italia passasse ogni giorno sotto le nostre case, la vita di tutti potrebbe essere un po’ migliore. E se non è magia questa…

Il Giro d’Italia è empatia. Nel cuore del Popolo del Giro c’è spazio per tutti, nessuno escluso; in cuor suo ognuno porta il suo campione prediletto, ma al passaggio del gruppo, la strada si riempie di incitamenti, sostegno e applausi per tutti, nessuno escluso. Tutti sono uguali, accomunati dalla stessa fatica, dallo stesso sudore e dai medesimi obiettivi e non vi è differenza tra chi porta le insegne del primato e chi arranca nelle retrovie della classifica con distacchi anche pesanti. Anzi, chi è più in difficoltà riceve ancora una dose di affetto maggiore, quasi lo si volesse sospingere a recuperare terreno con la sola forza dell’incoraggiamento. In generale, la meschinità del genere umano tende a cercare di affondare ulteriormente chi si trova in difficoltà, ma questo non accade con il Popolo del Giro, che non conosce questo sentimento; semplicemente lo aberra, rispondendogli con la forza della passione e dell’affetto.

Foto Michelone

Il Giro d’Italia è trasfigurazione. La strada è maestra di vita, l’infinito teatro dove, come da nessun’altra parte su questo mondo, si possono trovare persone, volti che cambiano fisionomia un chilometro dopo l’altro, storie sempre diverse e mai banali. Così buttiamo l’occhio nel gruppo che ci sfila davanti agli occhi e rimaniamo abbacinati dallo scintillio della maglia rosa, il simbolo del primato, fieramente indossata dal fenomenale corazziere piemontese Filippo Ganna, Campione del Mondo a cronometro e trionfatore del prologo di Torino 24 ore prima. Possiamo quasi immedesimarci nei volti tirati e induriti dalle fatiche quotidiane di gregarioni come Salvatore Puccio, Attila Valter, Krists Neilands, Cesare Benedetti e tanti altri onesti professionisti del pedale, senza il cui oscuro ma insostituibile lavoro, i tanto celebrati campioni poca strada potrebbero fare. Scorgiamo il ghigno piratesco sui volti dei califfi dello sprint, già irrigiditi dalla tensione per l’imminente probabile battaglia nell’arrivo di Novara; Elia Viviani, Caleb Ewan, Giacomo Nizzolo, Tim Merlier (che poi vincerà), Fernando Gaviria e un ristretto gotha di ruote veloci, sanno benissimo di potersi giocare le proprie carte nella quasi certa volata di Novara.

Foto Michelone

Un attimo, un alito di vento, un battito di ciglia e questi corpi, questi volti non ci sono più, sfilati via con il loro carico di storie sportive e personali ognuna diversa dalle altre ma tutte in egual modo affascinanti; se ne vanno consapevoli di essersi lasciati alle spalle un carico di allegria e simpatia il cui magnetismo da sempre attira a sè il Popolo del Giro. I bucanieri del pedale scivolano via sulle loro piccole imbarcazioni con le ruote, novelli argonauti alla ricerca del vello d’oro quotidiano che solo uno di loro conquisterà. Magia, empatia e trasfigurazione. Questa è stata, è e per sempre sarà l’essenza del Giro d’Italia.

 

Fabio Michelone

 

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1 commento

  1. Fabio MICHELONE ci ha fatto VIVERE “Un attimo, un alito di vento, un battito di ciglia e questi corpi, questi volti non ci sono più, sfilati via con il loro carico di storie sportive e personali” …
    “In un paese quotidianamente diviso da questioni di campanile spesso assurde e incomprensibili, questo pur effimero momento di comunione è un momento di puro sollievo per il cuore, qualcosa che non ha riscontri in altri contesti. Probabilmente, se il Giro d’Italia passasse ogni giorno sotto le nostre case, la vita di tutti potrebbe essere un po’ migliore. E se non è magia questa…”
    LA BELLISSIMA DESCRIZIONE DELLO SPIRITO DELLA CORSA “autorizza” L’IPOTESI, CHE è UNA OTTIMISTICA SPERANZA (SIA PUR CON LA PREMESSA DI QUEL CAUTO -?- “PROBABILMENTE”): i nostri politici non capirebbero il Giro neppure dopo aver seguito la corsa sino a Milano sull’auto scoperta di Vincenzo Torriani .. forse l’unico che potrebbe salire in sella ed unirsi ai corridori è proprio Fabio Michelone … per
    “Un attimo, un alito di vento, un battito di ciglia e questi corpi, questi volti non ci sono più, sfilati via con il loro carico di storie sportive e personali”

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