Negozi di scarpe esclusi dai “Ristori”, il Presidente Ascom Bisceglia: “Una follia. Si corregga subito questa assurdità”

Antonio Bisceglia e Andrea Barasolo

Il Decreto “ristori” quello che dovrebbe andare a “compensare i danni” causati alle attività che cono state chiuse dal nuovo lockdown imposto per l’aumento dei contagi di Coronavirus, ha escluso le attività di vendita di scarpe senza che fino a oggi sia stata data una ragione.

Il presidente dell’Ascom di Vercelli, Antonio Bisceglia, in un comunicato assai duro, attacca la decisione e chiede rispetto per le attività commerciali e un intervento immediato per correggere questa incredibile anomalia, prima della conversione in legge del decreto.

 

“Ci associamo al Presidente nazionale di Federmoda: siamo inferociti – dice Bisceglia -. Nel DL Ristori Bis non è previsto alcun ristoro per i negozi di scarpe, costretti a chiudere nelle zone rosse in base al nuovo DPCM: è una scelta tra l’assurdo e il surreale”. E poi prosegue: “Abbiamo chiesto più volte rispetto per le nostre attività. Ancora una volta inveceesce un provvedimento che dimostra la totale assenza di attenzione per tanti imprenditori e per i loro collaboratori proprio in un momento così delicato. Una vera e propria assurdità”.

 

Il Presidente Bisceglia si riallaccia alla posizione di Federmoda nazionale: “Se da un lato troviamo qualche piccolo, ma certamente insufficiente ristoro per il settore moda, ad oggi ancora troppo trascurato nonostante le perdite ingenti soprattutto riguardanti le vendite dell’autunno/inverno che per il nostro settore sono le più importanti dell’anno, dall’altro siamo increduli per l’assurda e surreale decisione di escludere volontariamente i negozi di calzature di cui il Governo ha disposto con DPCM la chiusura nelle zone rosse. È una discriminazione che non possiamo tollerare e non vogliamo accettare. I negozi di calzature per bambini e quelli per adulti hanno lo stesso codice Ateco, ma se il Governo è stato in grado di fare una differenziazione tra i due settori quando è stato emanato l’elenco delle attività che potevano stare aperte (allegato 23 al Dpcm del 3 novembre), consentendo alle calzature per bambini di operare e vietandolo a quelle per adulti, perché non è in grado di fare la stessa differenziazione quando si tratta di compilare l’elenco delle attività che hanno diritto ai ristori? Perché i negozi di scarpe per adulti non possono ricevere i contributi previsti? Serve una più seria e responsabile attenzione al Sistema economico, visione, lungimiranza e concretezza. Proprio per questo, far riferimento ai meri codici Ateco (oltretutto sbagliando anche nello specifico), anziché guardare alla grave crisi del comparto nel suo complesso, è una visione molto miope. Ai nostri Associati, che in questi giorni ci hanno bombardato di telefonate, mail, messaggi di ogni tipo cosa dovremo dire? Che il Governo li vuole chiudere per sempre? Si agisca subito per una soluzione perché le nostre imprese non hanno tempo di attendere la conversione in legge del decreto. Sarebbe troppo tardi”.

 

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1 commento

  1. Di questi tempi le associazioni di categoria pongono questioni plausibili, timidamente o da “infuriate” che sia, danno tuttavia l’impressione di “vedere il dito ma non la Luna”. Di vivere nello stesso mondo “immaginato” da coloro che vengono criticati (o da altri).

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