Motta de’ Conti, gli alluvionati esasperati: da 14 mesi, 66 famiglie stanno ancora aspettando i soldi dalla Regione

Serpeggia il malcontento a Motta de’ Conti, uno dei comuni del nostro territorio che ha subìto i danni più ingenti nell’alluvione dell’ottobre 2020; è trascorso più di anno da quei giorni drammatici ma sotto i ponti, oltre all’acqua, sono passate solo tanta burocrazia e normative cervellotiche, ma di risarcimenti non si è ancora vista l’ombra di un centesimo. I cittadini mottesi si sentono presi in giro e vogliono far sentire la propria voce. Proprio per questo motivo e per sensibilizzare l’opinione pubblica, nella tarda mattinata di oggi, presso la sala consigliare del Comune, si è tenuta una conferenza stampa, indetta dal Sindaco Emanela Quirci, su iniziativa di un concittadino alluvionato.

“Vogliamo far sentire il nostro malessere – spiega Roberto Pasquariello, portavoce del gruppo di cittadini danneggiati – perché ci siamo sentiti e ci sentiamo tuttora presi in giro. La nostra delusione è rivolta alle istituzioni, che in questi 14 mesi non ci ha ancora fatto sapere nulla di preciso, mostrando un certo “menefreghismo” sulla questione; tanti di noi hanno rispettato fedelmente quelle che erano le direttive su come bisognava comportarsi e sappiamo tutti benissimo chel’amministrazione comunale si è spesa molto nel tentativo di perorare la nostra situazione in Regione, continuando a sollecitare pronti riscontri ma, in definitiva, nessuno dall’alto ha ancora dato una risposta. I criteri di determinazione per la concessione dei contributi inoltre non sono chiari, dal momento che, una volta compilato il modello B1, sono saltate fuori altre clausole di cui in precedenza nessuno era a conoscenza. In parole povere, se entro la fine dell’anno 2022 non verrà spesa per i lavori di ristrutturazione la cifra dichiarata nel modello, i pochi contributi che verranno erogati dovranno essere addirittura restituiti. In pratica, venne detto a noi danneggiati di fare una stima sommaria dei danni che si presumeva di aver subìto. Comprensibilmente, nell’immediato non si può riuscire a quantificare con esattezza, tante magagne possono saltare fuori dopo mesi; in buona fede abbiamo fatto tutti come ci era stato detto, consapevoli che in seguito sarebbe stata effettuata una perizia tecnica che avrebbe stabilito l’effettiva entità dei danni patiti da ciascuno, certificandoli con una relazione. L’assurdità che ne consegue è una: verrà riconosciuta dalla Regione la perizia che presenta l’importo più basso che, nella grande maggioranza dei casi si è rivelata quella fatta dal cittadino; in questo caso viene praticamente sconfessata la relazione tecnica di un professionista, ed è qui che sta l’assurdo”.
Incongruenze, ritardi e un’indifferenza di fondo che lasciano sgomenti, come confermano le parole del consigliere comunale Marinella Volpi, che a sua volta rientra nel gruppo delle persone che hanno lamentato danni di grandi entità nei giorni dell’alluvione. “Vengono alla mente amare considerazioni perché tra di noi quelli che non sono stati alluvionati, hanno aiutato quelli che avevano subìto danni, nei modi più svariati; pasti caldi, coperte, mobili e suppellettili e qualsiasi tipo di aiuto potesse essere fornito. Dalla parte della gente, la macchina della solidarietà si è mossa, dalle istituzioni abbiamo ricevuto solo fogli su fogli, senza ricevere né risposte precise né un centesimo di euro. Ma il problema ancora più grande è che tanti non hanno fatto o non sono riusciti a fare, la perizia (40 su 66) non completando l’iter di rimborso e per queste persone non sono previsti contributi di nessun genere. Tutto ciò non ci sta bene, e chiediamo venga concessa almeno una cifra una tantum che possa garantire un minimo di respiro”.
Un clima che si va quindi facendo pesante, con l’amministrazione comunale febbrilmente impegnata in un contatto ormai quotidiano con i vertici della Regione, nel tentativo di sbloccare la situazione. “Abbiamo fatto tutto quanto era possibile – sottolinea il Sindaco Emanuela Quirci – tutti i contributi di cui parliamo devono arrivare da una perizia asseverata in quanto la Regione Piemonte, peraltro giustamente, vuole vedere dove sta andando a erogare dei fondi pubblici. Purtroppo, la perizia copre solo i danni inerenti alla struttura, ai muri ed agli impianti, quindi in Regione non hanno tenuto conto di coloro che hanno subìto danni agli arredi, agli elettrodomestici. Negli ultimi tempi, ho parlato più volte personalmente con il Presidente Cirio e con gli Assessori Riva Vercellotti e Gabusi, sollecitandoli a sbloccare questi fondi che, a loro dire, sono già pronti ma però non è mai arrivato nemmeno un acconto; inoltre, ho rivolto una proposta relativa alle famiglie che non hanno fatto la perizia asservata, vale a dire l’assegnazione o di una cifra forfettaria o un tetto massimo di valutazione per alcun oggetto, in modo da riuscire a rimettere in piedi la vita di queste persone. La differenza tra quanto emerge dalle perizie asseverate (564.000 euro) e dai conteggi definitivi, fatti sull’aliquota del 50% di rimborso per chi ha lamentato fino a 50.000 euro di danni e del 20% per danni maggiori (286.358 euro) è consistente, con un notevole risparmio da parte della Regione. A fronte di ciò, quello che chiediamo è che la Regione Piemonte si metta una mano sulla coscienza e cerchi di aiutare i comuni che hanno subito più danni”.

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3 Commenti

  1. Pare che il Governo della Regione si disinteressi …che “non abbia tempo”? Forse a Torino vedranno “la cosa” da lontano e penseranno: “non è affar nostro, che se ne occupino i Conti”. Se non fosse una questione seria e piuttosto triste se ne potrebbe occupare, a proprio modo, Dario Corradino. Ma è anche divisiva. Trattandosi di soldi pubblici, coloro che son rimasti all’asciutto (non colpiti da alluvione) sono molto più “sul freno” mentre quelli svegliatisi con i piedi a mollo, i danneggiati rimasti “all’asciutto” nei rimborsi hanno più “doti umane”.
    Le 66 famiglie (26 e 40) che da 14 mesi aspettano.. al momento per riscuotere qualcosa, piuttosto che affidarsi al sindaco, potrebbero gioserli sulla ruota di Torino 14, 26, 40, 60. Quaterna secca. Anzi, contentiamoci, puntiamo: su TUTTE.
    Sta di fatto che… l’Italia sta diventando sempre più invivibile. Per mille ragioni. Ma è Uníta. Da Motta al Belice succedono le medesime cose.
    Vale per tutti il testo dantesco dove si minacciava l’esilio (pur anche in assenza del Covid):
    “Sai /c’è una Regione di più / per dirti / che vado via/ vado..ecc. “.

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