La Setvis di Vercelli pronta a fare i connettori per trasformare le maschere snorkeling in respiratori

Il periodo di gravissima emergenza che stiamo vivendo ha visto, come contropartita, quella di portare alla luce delle straordinarie eccellenze di Vercelli, che stanno mettendo a disposizione della comunità le loro eccellenti capacità per cercare di fornire strumenti necessari a risolvere qualcuno dei tanti problemi legati alla lotta alla diffusione del coronavirus.

 

Ieri e oggi abbiamo dato la notizia che presto saranno utilizzate anche nei reparti Covid dell’ASL di Vercelli le maschere da snorkeling (quelle di Decathlon) trasformate in respiratori polmonari, grazie allacreatività italiana di alcuni ideatori di Brescia e che a Vercelli ha trovato terreno fertile nel prof. Marco Crosa con i suoi geniali studenti del Liceo Scientifico Amedeo Avogadro di Vercelli, del dott. Silvio Borrè, direttore delle malattie infettive e del dott. Carlo Olivieri  e del presidente della commissione sanità della Regione Alessandro Stecco (leggi qua e qua). Persone che si sono buttate in questa sperimentazione, per realizzare una sorta di manicotto che trasforma la maschera Easybreath permettendole di collegarsi ai circuiti necessari per effettuare ventilazione CPAP ai pazienti. E alcuni studenti lo hanno realizzato in modo artigianale a casa.

 

Mancava però l’azienda che producesse questo pezzo. E meno di 24 ore dopo che si è iniziato a discutere di questo innovativo supporto, arriva la notizia che a Vercelli questa azienda esiste: è la Setvis, dei fratelli Giorgio e Roberto Baldini, azienda leader nazionale nello stampaggio di materiali plastici, che da qualche giorno era già al lavoro proprio sul prototipo di questo connettore, che ha poi realizzato tramite il suo brand 3Dreamalize (qui il link alla pagina Facebook e qui e qui ai siti aziendali). Le foto che pubblichiamo parlano da sole.

Il punto è che l’azienda vercellese è pronta a produrre i supporti per l’ospedale di Vercelli, nelle quantità necessarie, ma anche per gli altri ospedali piemontesi o per chiunque ne farà richiesta se ce ne fosse bisogno. La Setvis infatti, oltre ai macchinari industriali, possiede anche le famose stampanti 3D che si adattano egregiamente a questo progetto. Una vera eccellenza vercellese, insomma, che a tempi di record si è messa all’opera per trovare soluzioni intelligenti a questo periodo di crisi.

 

“Il nostro reparto di stampa 3D, conosciuto con il brand 3Dreamalize, è in grado di stampare con la tecnologia FFF (a filamento) in materiale plastico (PLA e PET certificati per contatto alimentare), le valvole e i raccordi che consentono di utilizzare le note maschere da snorkeling della Decathlon nei reparti di terapia intensiva” spiegano Giorgio Baldini, che è anche presidente del settore piccola industria di Confindustria Novara Vercelli Valsesia, e il fratello Roberto Baldini, entrambi alla guida da anni dell’azienda, storico orgoglio di famiglia.

 

 

E le cose stanno andando veloci, perché già oggi, in mattinata, i responsabili della Setvis, i fratelli Baldini, si sono messi in contatto sia con il Professor Marco Crosa, sia con Alessandro Stecco, per coordinarsi in modo da avviare lo stampaggio dei primi manicotti. E chissà che da questa collaborazione non nasca anche la possibilità di realizzare, sempre a Vercelli, anche altri dispositivi estremamente importanti in questo periodo. Già perché la Setvis ha anche altri progetti nel cassetto.

 

Spiegano i fratelli Baldini: “Stiamo ultimando la progettazione di una “mascherina”, stampata ad iniezione con un materiale certificato per contatto con la cute e antibatterico che, viste le normative vigenti, non potrà essere certificata e che non potrà essere ritenuto un DPI ma, avrà la funzione di consentire alle persone di avere una protezione meccanica per le proprie vie respiratorie. Questa mascherina stampata potrà contenere qualsiasi tessuto che possa fungere da filtro”. Si tratta insomma di una mascherina in materiale plastico con il filtro intercambiabile, che forse non potrà essere impiegata in ospedale in ambienti sterili, ma per le persone potrebbe essere una soluzione utile e versatile. “Ognuno di noi – proseguono dalla Setvis -, con questo dispositivo, potrà inserire il filtro o qualsiasi tessuto intercambiabile a casa propria e a fine giornata, potrà lavare la mascherina e sterilizzarla per poterla riutilizzare con nuovi filtri o tessuti il giorno dopo”. Idea semplice e geniale.

 

Nella chiacchierata con i fratelli Baldini si capisce al volo come questi imprenditori vercellesi non si siano limitati a ingegnarsi sulle necessità presenti, pressanti, ma stiano cercando di immaginare che cosa sarà utile avere nei prossimi mesi. “Oltre a pensare all’emergenza è vitale pensare a come poter tornare ad una “normalità” che ci permetta di riattivare il nostro Paese al più presto e nello stesso tempo ci consenta di salvaguardare la salute di tutti – sottolineano Giorgio e Roberto Baldini -. Ecco perché SETVIS sta lavorando a prodotti, che, pensati in funzione di massimizzare l’igiene e minimizzare le occasioni di contagio, vengano in aiuto in tutte quelle occasioni ove è necessario utilizzare o manipolare oggetti di uso pubblico.

A tale scopo è necessario ripensare a molti oggetti di uso comune e forse anche alla loro vita utile, premiando tutto ciò che possa rappresentare un plus per la salute e per la gestione di questi oggetti da un punto di vista igienico, abbandonando tutti quegli articoli a basso costo che per anni hanno invaso le nostre case senza avere nessuna garanzia per la salute degli utilizzatori”.

Fate un esempio di questi oggetti che potrebbero diventare di uso quotidiano domani?

“Sono allo studio – concludono i fratelli Baldini – dei progetti che prevedono la produzione di articoli stampati in materiali plastici utilizzando degli additivi che renderanno i prodotti antibatterici o che possano essere di facile sterilizzazione. I primi articoli che si stanno prendendo in considerazione sono, per esempio, maniglie delle porte, piuttosto che le tastiere utilizzate per i distributori automatici, citofoni, ascensori, le barre dei carrelli della spesa e potenzialmente tutto ciò che andando a contatto con cibi e/o con molte persone, si vorrà rendere più sicuro, da utilizzare in sicurezza”.

Insomma, ecco un esempio concreto di come la competenza e la passione di una azienda vercellese, stia in modo esemplare indirizzando le proprie capacità a creare nuovi prodotti per quello che sarà a tutti gli effetti un “nuovo mondo” in cui andremo a vivere dopo la terribile emergenza di queste settimane.

Tutto ciò a partire dal progetto “salavavita” delle mascherine “da sub” dei bambini, trasformate in respiratori per chi è in emergenza.

 

Luca Avenati

 

 

 

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