La giornalista vercellese Donata Belossi, che da anni vive e lavora nel Biellese, ci ha inviato questa lettera sul caso dei richiedenti asilo accampati ormai da settimane in piazza Mazzini, che volentieri pubblichiamo.
“Da un mese e mezzo l’amico Paolo mi invia foto, video e vocali su WhatsApp per raccontare, a me ormai biellese, la giornata di un gruppo di pakistani che vive accampato in piazza Mazzini. Per risolvere una storia da periferia newyorchese Paolo si è rivolto al mondo e in questo mondo ha incluso anche me.
‘Scrivi una lettera ai giornali’, mi ha chiesto. Nulla di più, e in fondo scrivere è il mio mestiere. Eppure io da un mese e mezzo traccheggio e non lo faccio.
La ragione? Triste. Mi sento troppo vecchia per giocare al “mi salvo facile la coscienza“ , ovvero ‘non è compito nostro trovare soluzioni, però è compito nostro tenere desta l’indignazione’ (non smanettate, è Francesco Piccolo che si autoflagella e io lo copio).
E mi sento altresì troppo vecchia per non anticipare le risposte.
Quelle dei balenghi: «Beh, perché non te li porti a casa tua?».
E quelle dei “benaltristi“: «Beh, e allora la cacca dei cani sui marciapiedi? Ne vogliamo parlare?».
Proprio riflettendo sulle cacche ho immaginato di postare su Fb (il sito dei cagnolini e dei gattini per i “boomer“ come me) la foto di quindici randagi legati a un albero di piazza Mazzini.
Sono lontana dal vero se vedo squadre in arrivo da tutto il Piemonte per liberare gli infelici? Capiamoci subito (nell’ «era della suscettibilità» è meglio essere chiari): non sto affermando che i randagi non dovrebbero essere salvati, ma per transitività mi chiedo: per davvero di ‘sti pakistani non frega niente a nessuno? (Paolo a parte).
Allora ho provato in amicizia, quando l’ho conosciuto era uno sbarbatello alle prese con il greco, a mandare un messaggino al giovane assessore comunale in carriera. Manco la spunta blu di cortesia. E vabbè.
Nel frattempo, mi dicono i vercellesi informati, la Pastorale universitaria della Diocesi, con il Comune, ha organizzato la tradizionale Festa dei popoli, interetnica, allegra e colorata, per gli studenti. E vabbè.
Non solo, a comprova di cotanto senso civico in Consiglio comunale è stata presentata una lodevolissima mozione piddina a favore dei profughi dell’Afghanistan.
Non so di geografia, ma l’Afghanistan non è quello che confina con il Pakistan? E vi do una notizia in più amici del Consiglio comunale: non so gli afghani, ma i pakistani sono già qui, in piazza Mazzini. Vi allego una foto, sia mai una fake, oggi bisogna stare attenti.
Così alla fine anche se l’utilità sarà pari a zero, eccomi qui a esternare. Non l’indignazione, non la rabbia, non il rimpianto dei tempi di padre Minghetti e di don Luigi, no no: la vergogna, solo la vergogna.
La vergogna di consegnare ai miei nipoti un mondo dove le fragilità (tutte in inglese, cancel culture, safe space, virtue signaling, ecc. ecc.) sono quelle scelte nel menù del giorno.
I pakistanti in questo pranzo dei giusti, questo mese, non sono tra i piatti pronti.
Allora, per favore, Prefettura, Questura, Vigili municipali, non potreste almeno arrestarli?
Se lascio la macchina dentro a una bancarella di piazza Cavour, arriva il carro attrezzi e me la sequestra. Un parcheggio sbagliato non sarà più grave di un accampamento abusivo in centro città. O no?
Arrestateli, dunque, saranno tutti contenti. Il parco non sarà più ricettacolo di pipì e di sacchi a pelo sporchi. I bambini potranno tornare a giocare a pallone. I vecchietti a prendere il sole sulle panchine.
Arrestateli. Anche questi pakistani saranno contenti: avranno finalmente pasti caldi e un letto al coperto, assicurati per l’inverno
Grazie mille”.
Donata Belossi
https://www.youtube.com/watch?v=P0htZqBuW9A&t=34s